I profumi nel Mondo antico: una Giornata di studio
I profumi nel Mondo antico: una Giornata di studio
Intervista del Web Magazine d'Ateneo a Matteo D'Acunto, organizzatore della Giornata assieme ad Alfredo Carannante
Professore D’Acunto, il 6 giugno 2011 lei e il professore Carannante avete promosso una Giornata di studio dedicata ai profumi nel Mondo antico. Come è andata?
“La giornata ci ha soddisfatto molto perché si è svolta in un clima disteso e partecipe, con un’ottima affluenza di pubblico. Inoltre è stato importante il sostegno economico che abbiamo avuto da Carthusia – I profumi di Capri, un’azienda che produce ancora oggi profumi naturali”
Dopo il discorso introduttivo del Rettore Lida Viganoni, il professore Alfredo Carannante ha parlato del fascino del profumo e l’alchimia degli odori tra ecologia e antropologia.
“Sì, in particolare di come la natura umana affronta l’analisi di organismi naturali che producono sostanze. Tali sostanze colpiscono l’olfatto umano e agiscono sulla struttura profonda del cervello. L’effetto di sostanze profumate sul cervello ha spinto gli uomini a dare valore e importanza a sovrastrutture simboliche, che hanno agevolato la nascita di una rete di commerci che ha condizionato l’economia delle varie culture. Quindi sono sostanze che hanno un effetto particolare sull’individuo come strumento di seduzione.”
Andrea Manzo ha invece fatto considerazioni sull’uso degli aromi nel Sudan e nell’Egitto antichi.
“Il discorso è stato suddiviso in due parti: commercio e produzione in Egitto ed un excursus sull’uso dei profumi nel mondo egiziano per 3000 anni. L’Orientale ha una importante tradizione di ricerche archeologiche sul commercio egiziano: proprio negli ultimi anni sta conducendo indagini in alcuni porti del Mar Rosso, terminali dei profumi provenienti dalla penisola sudarabica. Andrea Manzo si è poi concentrato sul rapporto tra profumo e divinità: il profumo è una manifestazione del divino. Nel presentare il suo discorso Manzo cita Sntr, «Ciò che rende divino», e il profumo rappresenta un elemento che rende divino. In Egitto ciò si lega alla figura del faraone.”
Simonetta Graziani e il profumo come elemento di seduzione.
“La professoressa Graziani è esperta di testi del vicino Oriente del III e II millennio a.C., quindi degli archivi delle città mesopotamiche. Si è concentrata su due aspetti: il profumo come manifestazione del divino e il profumo come seduzione, arma al femminile. Tutto ciò traspare dalla lettura dei testi vicino-orientali.”
Il profumo visto solo come arma al femminile?
“Non solo, ma come elemento erotico importante in generale e simbolo di una realtà non avulsa da quella religiosa. Una seduzione integrata in una visione del mondo in cui l’erotismo è legato a vari aspetti. Simonetta Graziani ha parlato anche del rapporto tra la Mesopotamia e la regione Sudarabica per il commercio dei profumi.”
Romolo Loreto ha parlato invece di Arabia e incenso: un binomio importante.
“L’Arabia è la patria dei profumi più pregiati del mondo antico, in particolare dell’incenso e della mirra. Romolo Loreto ha ripercorso diversi aspetti della produzione e del commercio della mirra, ricostruendo le rotte carovaniere che la trasportavano ai vari porti del Mediterraneo. Egli ha ricordato l’importanza proprio dell’Orientale nella ricerca archeologica delle rotte caravoniere sud-arabiche dei profumi, sulle cui tracce s’era indirizzato il grande archeologo da poco scomparso, Alessandro De Maigret”
Maria Rosaria Belgiorno ha spostato invece l'asse del discorso verso Cipro.
“Maria Rosaria Belgiorno ha scoperto un’attività produttiva di profumi nel sito di Pyrgos-Mavroraki a Cipro, datata nel II millennio a.C.. Questo eccezionale contesto di scavo ha messo in luce le forme della produzione e le essenze, che è stato possibile indviduare grazie alle analisi archeometriche sui resti conservati all’interno dei vasi portaprofumi. La studiosa ha presentato un percorso che va dalle analisi sui reperti all’archeologia sperimentale volta alla riproduzione delle tecniche e delle essenze dei profumi antichi. Questo è un caso ancor più eccezionale se si considera che Cipro, la terra natale della dea Afrodite, era la patria dei profumi”
Quali sono stati i temi principali discussi nel pomeriggio?
“Il pomeriggio è stato dedicato alla parte classica: alla Grecia, all’Etruria e a Roma. Io (Matteo D’Acunto) ho suddiviso in due parti l’intervento. Nella prima mi sono concentrato sulle fonti letterarie relative alla Grecia arcaica a partire da Omero fino ai lirici greci. Ho ricordato il passo di Omero che descrive la toletta della dea Era. La dea si profuma per avvinghiare Zeus in amore: i profumi sono un’arma della seduzione così come le armi degli uomini. Ho richiamato anche il passo di Archiloco, nel quale i profumi hanno una forza e un impatto tale da riuscire ad avvolgere in amore anche un vecchio. Nella seconda parte dell’intervento ho analizzato i profumi della Grecia alto arcaica e arcaica, tra l’VIII e il VI secolo a.C. In particolare dominavano due centri di produzione: uno a Ialysos nell’isola di Rodi produceva profumi che imitavano quelli fabbricati a Cipro, patria dei profumi; un altro a Corinto, che faceva del commercio dei profumi una delle principali fonti di reddito.”
Cosa dice invece dell’intervento dell’etruscologo Vincenzo Belleli?
“L’intervento di Bellelli sui profumi e i commerci dall’Etruria ha spiegato l’inizio della produzione e dei commerci in Etruria grazie ad un insegnamento proveniente da Corinto, centro principale nel VII secolo a.C. Le hard sciences hanno dato un contributo importante a questa materia dei profumi etrusco-corinzi poiché hanno consentito l’analisi dei resti paleobotanici.”
Quali sono stati gli altri interventi particolarmente importanti?
“Si segnalano quello di Mariassunta Cuozzo, che analizzando il contesto dell’abitato etrusco di Pontecagnano ha toccato il versante maschile dei profumi, quindi l’uso dei profumi dei profumi da parte degli uomini. Particolarmente importanti gli interventi sulle fonti letterarie, come quello di Squillace sul trattato relativo agli odori e ai profumi scritto da Teofrasto tra la fine del IV e l’inizio del III sec. A.C. Questo è un vero e proprio trattato scientifico dei profumi.
Poi particolarmente importante è stato l’intervento di Jean-Pierre Brun sui profumi della Campania romana, che era una delle regioni più produttive. Brun ha analizzato sia in generale i profumi di rosa della Campania, sia lo scavo di atelier di profumi, in particolare a Pompei,. Qui sono state scavate botteghe per la produzione e la commercializzazione dei profumi. Queste botteghe erano localizzate in prossimità del foro, quindi in un punto favorevole alla produzione e alla vendita dei profumi.
È da ricordare inoltre l’intervento di Alberto Manco che ha portato il discorso sul piano linguistico mostrando bene come determinate parole presenti nelle lingue del mondo antico riflettano i valori simbolici propri dell'universo degli odori e dei profumi.
Esistono tanti aspetti e culture diverse rispetto al mondo dei profumi. Questa sorta di prisma relativo al mondo dei profumi , discusso nella giornata di studi del 6 giugno, confluirà in un volume assieme ad altri interventi, volume che sarà sostenuto da Carthusia. Sarà un volume di alta divulgazione destinato non solo agli addetti ai lavori, ma anche anche ai curiosi agli appassionati”
Cosa vi è piaciuto particolarmente?
“La connessione tra gli interventi, il fatto che tutto è stato un discorso comune, una rete di risorse in evoluzione. L’Orientale ci è sembrato a tale proposito il luogo più idoneo come ponte tra Oriente e Occidente.”
Avete pensato di organizzare altre giornate simili?
“L’esperienza è stata entusiasmante e diciamo con orgoglio che il rappresentante di Carthusia, non un addetto ai lavori, ma un esperto di marketing è rimasto dall’inizio fino alla fine a prendere appunti, dandoci consigli a livello interpretativo. Quindi cercheremo di ripeterci.”
Com’è cambiata la commercializzazione dei profumi dal mondo antico ad oggi?
“Il commercio antico è diverso da quello moderno: quest’ultimo è basato su meccanismi nuovi, più standardizzati, industrializzati,”
Come cambia il profumo da elemento simbolico a strumento di seduzione?
“Non c’è una trasformazione, ma piuttosto una coesistenza di ambedue gli aspetti con l’accentuazione dell’uno o dell’altro nelle varie culture. Torniamo così al concetto di prisma. Ad esempio in Grecia c’è commercio e valore economico, c’è seduzione, c’è espressione della divinità, c’è tutto. Un altro aspetto importante è la funzione medica di alcuni profumi.”
Quali sono stati gli apporti relativi alla composizione dei profumi in passato?
“Lo scavo di Cipro ha dimostrato che alcuni profumi sono continuati nel corso della storia, come quello all’essenza di rosa. C’è una continuità diacronica. Bisogna comunque dire che mentre alcuni perdurano, per altri non c'è corrispettivo.”
Professore D’Acunto, ci parli della missione di Cuma, di cui lei è direttore.
“Mi occupo di archeologia greca del periodo arcaico. Ho lavorato nelle Cicladi, a Cefalonia, a Creta a Rodi. Adesso ho trovato la Grecia a due passi da casa: a Cuma, dove continuo la missione del mio maestro Bruno D’Agostino. Indagando l’abitato greco-romano di Cuma in maniera estensiva, lo scavo ha messo in luce una stratigrafia che perdura dal 750 a.C. fino all’abbandono della città (V e VI sec.) d.C.. Lo scavo in abitato ti mette nella condizione di toccare con mano la vita comune degli antichi greci e romani, di maneggiare gli utensili, di percorrere le strade e di entrare nelle abitazioni. Lo scavo stratigrafico ti consente di percorrere a ritroso la storia della città. Noi abbiamo raggiunto il livello abitativo di vita dei primi coloni, che hanno fondato Cuma attorno al 750 a.C.: ecco la mia Grecia a due passi da casa in un sito ricco di storia e meraviglioso dal punto di vista naturalistico”
Un commento sull’attuale crisi della ricerca e le scarse possibilità di lavoro.
“In particolare ricerca sul campo è difficile, perché ha dei costi molto alti. Il futuro è nella collaborazione tra istituzione pubbliche ed enti privati di profilo alto: per esempio il caso dei profumi con Carthusia o quello di Cuma con i finanziamenti del Banco di Napoli e di altri enti privati. C’è così una maggiore integrazione tra pubblico e privato. Io mi sono mosso verso quella direzione, ricca d'interlocutori validi che fanno portare avanti esperienze di ricerca così importanti. È sempre difficile farlo, dare un futuro alla ricerca, dare un futuro ai nostri studenti, ma è un compito che vale la pena di perseguire con passione.”
Giovanni Pulente