I richiedenti asilo politico ospitati in Campania chiedono aiuto ad esperti di tutela dei migranti

 

I richiedenti asilo politico ospitati in Campania chiedono aiuto ad esperti di tutela dei migranti

Fonte dell'immagine: Internet

Un incontro all'Orientale su una questione della quale si parla poco

L’Orientale, Palazzo Giusso, 16 dicembre - All'indomani della uccisione a Firenze di Modou Samb e Mor Diop da parte dell’estremista di destra Gianluca Casseri, fatto che ha raccolto l'opinione pubblica italiana intorno al dolore della comunità senegalese, e alla vigilia della manifestazione antirazzista nazionale, a Palazzo Giusso si è discusso dell'emergenza rifugiati a Napoli. Un incontro che è stato da un lato una denuncia dei soprusi subiti dai richiedenti asilo e dall'altro un'offerta di aiuto mirante a chiarire i diritti garantiti ai profughi. Alla proiezione del documentario realizzato da Less Onluss - centro di studi per la lotta all'esclusione sociale - che ha spiegato e denunciato l'emergenza profughi a Napoli, ha fatto seguito un dibattito in cui avvocati ed esperti di diritto internazionale oltre alle professoresse Silvana Carotenuto, Maria Cristina Ercolessi e Anna Liguori, aiutati da traduttori verso l'inglese e il francese, hanno spiegato ai richiedenti asilo presenti in sala quali sono i loro diritti e come tentare di ottenerne il riconoscimento.

Come chiarito dal documentario, i profughi sbarcati a Lampedusa come conseguenza della crisi nordafricana sono stati smistati nelle regioni italiane proporzionalmente al numero di abitanti di ognuna: perciò la Campania è stata destinataria di un ingente numero di migranti ospitati nelle strutture alberghiere finché non conosceranno l'esito della loro richiesta di permesso di soggiorno. "L'ospitalità si è trasfomata in un business che ingrassa le casse degli albergatori tralasciando sia i servizi di prima assistenza, sia tutte quelle attività che dovrebbero favorire un percorso di autonomia e integrazione nel paese ospitante", spiega il video. Un business che riguarda anche i buoni per il vitto che vengono consegnati ai profughi: visto che i negozi convenzionati sono a volte lontanissimi dal luogo di alloggio, personaggi senza scrupoli li comprano dai migranti a metà del loro valore. Ai profughi, tenuti fino ad otto in una stanza, non resta che chiedere l'elemosina per le strade della città sospesi come sono nel limbo di una richiesta di asilo dall'esito incerto.

"Proprio le procedure per la richiesta dell'asilo politico" ha spiegato l'avvocato Cristian Valle che si occupa della tutela dei diritti dei migranti "risultano controverse e impugnabili. Il primo problema riguarda la nazionalità dei profughi: in un primo momento si era parlato di concedere il diritto di asilo ai soli nordafricani (e mi permetto di far notare la genericità dell'etichetta), ma questo esclude i tanti subsahariani che da tempo vivevano e lavoravano in Libia e che sono stati costretti a lasciare il paese in seguito alla crisi". Oggetto di denuncia è stato però soprattutto  l'atteggiamento ostile della Commissione per il Rilascio dell'asilo politico, atteggiamento particolarmente odioso perché teso a carpire la buona fede del richiedente asilo. "Va rilevato" ha spiegato ancora Valle "che i profughi vengono chiamati a colloquio con la commissione che deve pronunziarsi sulla legittimità della richiesta d'asilo senza alcuna preparazione, senza assistenza legale e nell'impossibilità di raccontare compiutamente la propria storia in poco più di mezz'ora di cui la metà viene spesa per le traduzioni". Nel corso del dibattito è emerso addirittura che in un primo momento i traduttori chiamati per supportare il lavoro erano arabofoni quando la maggior parte dei profughi sono invece subsahariani e parlano quindi inglese o francese. Inoltre per velocizzare la procedura la Commissione tende a domandare al richiedente asilo se preferisce un colloquio con un solo intervistatore anziché quello collegiale (com'è suo diritto) facendo intendere che il colloquio individuale sia meno stressante: "la risposta che dovete dare - ha precisato Valle - è che pretendete un esame collegiale, perché solo in questo modo la vostra storia può essere sviscerata più tranquillamente". I migranti, inoltre, non hanno diritto al gratuito patrocinio, se non nel momento in cui la loro richiesta viene rifiutata e devono presentare ricorso, ma neanche di questo sono informati.

"Non si tratta di buonismo", si commenta tra il pubblico. E ancora: "Certamente un'Italia in recessione non può fare più di tanto per i profughi arrivati dal nordafrica, ma sistemare otto persone nella stessa stanza significa considerarli individui di serie B e questo non è ammissibile in un paese civile”. Fa eco un’altra voce: “Negare il diritto all'assistenza legale è assolutamente indegno".

Concetta Carotenuto

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