Il cinema argentino dagli anni ’70 a oggi
Il cinema argentino dagli anni ’70 a oggi
Giovedì 1 luglio 2010 nell’ambito del dottorato in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane si è tenuto un incontro con Carlos Gamerro dal titolo “El cine argentino en la encrucijada de culturas: desde los '70 hasta nuestros días”
Carlos Gamerro: scrittore, sceneggiatore e traduttore argentino, è stato ospite dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” per una conferenza intitolata El cine argentino en la encrucijada de culturas: desde los '70 hasta nuestros días.
Quello di Gamerro è stato un excursus sul cinema politico argentino dagli anni settanta a oggi, attraverso l’analisi di cinque film che hanno segnato, ognuno in maniera differente, cinque epoche diverse nella storia del paese.
Il film con cui si è dato inizio all’incontro è stato La hora de los hornos di Fernando Solanas, pellicola girata nel ’68 ma proiettata per la prima volta in Argentina solo nel '73 a causa della censura. Il film rappresentò una novità nel panorama cinematografico mondiale: un’opera rivoluzionaria e allo stesso tempo profondamente nazionalista, una critica alle avanguardie attraverso i loro stessi mezzi.
Durante la proiezione lo spettatore era invitato a partecipare attivamente alla formazione di un’opera politica collettiva. Alla fine del film infatti si consigliava di dar vita a dibattiti tra il pubblico e ad aggiungere nuovo materiale a quello proiettato. In questo modo, alla data d’uscita ufficiale del film, erano in circolazione circa dieci versioni differenti, ognuna con materiale diverso aggiunto.
L’opera di Solanas, che utilizzava la tecnica del “montaggio ideologico” creata da Sergej Ejzenstejn, diede inizio a quello che il regista stesso definì come “terzo cinema”, una corrente che si proponeva di usare i film come un’arma di liberazione facendo di ogni spettatore un militante.
La seconda pellicola presentataci da Gamerro è stata Operación Masacre di Jorge Cedrón tratta dall’omonimo libro di Rodolfo Walsh. Si tratta di un film del '72 girato in completa clandestinità e finito di montare in Italia. La pellicola narra del massacro di centinaia di civili sospettati di aver partecipato nel '56 a un tentativo di insurrezione contro la autoproclamatasi “Revolución Libertadora”.
Operación Masacre segna la fine di un periodo in cui la rivoluzione sembrava ancora possibile e l’inizio del periodo delle repressioni.
Il terzo film è stato Tiempo de Revancha di Adolfo Aristarain del ’81. La storia è ambientata nell’ultimo periodo della dittatura, che fu anche il periodo più duro, e narra la storia di un ex-sindacalista che mette in scena un incidente nella fabbrica dove lavora fingendo di essere diventato muto per fare causa all’azienda ed intascare il risarcimento. La pellicola, vincitrice di diversi premi, è un’ opera fortemente allegorica che vuole essere una riflessione sull’ultima fase della dittatura e sul clima di terrore vissuto dalle persone impossibilitate ad esprimersi liberamente e a denunciare i soprusi subiti.
La penultima pellicola proposta è stata La historia oficial del 1985, diretta da Luis Puenzo e vincitrice di un premio oscar, il primo ricevuto da un film argentino. Si tratta di una pellicola del post-dittatura, come ci ricorda Gamerro, che tocca temi precedentemente vietati dal regime come: i figli dei desaparecidos, le lotte de “las madres di Plaza de Mayo” e l’omertà di politici e militari sulla sorte dei militanti sequestrati.
L’incontro si è concluso infine con una pellicola abbastanza recente diretta da Albertina Carrì e datata 2003, dal titolo Los Rubios.
Los Rubios, a metà strada tra un documentario e un film drammatico, rinnova la tradizione del cinema politico argentino. Alternando il bianco e nero al colore e facendo largo uso della voce in off, la Carrì firma un’ opera originale attraverso la quale ricostruisce la storia dei suoi genitori, entrambi desaparecidos, cercando di riordinare i ricordi, ripercorrere i luoghi in cui loro hanno vissuto, raccogliere le testimonianze dei vicini, rivivere le emozioni, le paure e i sentimenti provati dai genitori nei momenti più importanti della loro vita. Così facendo Albertina Carrì propone un nuovo modo, per i figli, di rivivere e ricostruire le storie dei genitori scomparsi, senza subire passivamente il passato bensì cercando di interrogarlo alla luce del presente.
Si conclude in questo modo l’incontro organizzato per il dottorato in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane con Carlo Gamerro, il quale ha saputo illustrare attraverso parole ed immagini circa quarant’anni di storia politica e cinematografica di un paese che ancora risente delle ferite inferte da una delle dittature più terribili dal secondo dopoguerra a oggi.
Davide Aliberti
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