Il cinema di Andrej Tarkovskij: testimonianza dell’infinita ed angosciosa ricerca dell’Invisibile
Il cinema di Andrej Tarkovskij: testimonianza dell’infinita ed angosciosa ricerca dell’Invisibile
Dalla filosofia al cinema del grandissimo regista russo
I curatori del seminario sono stati i professori Giampiero Moretti e Dario Giugliano, docenti di Estetica rispettivamente presso l’Università di Napoli L’Orientale e L’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Entrambi i docenti, assieme ad altri studiosi ed esperti, hanno dato appuntamento a tutti gli interessati presso l’Associazione "Oltre il Chiostro" in piazza Santa Maria la Nova, nel capoluogo partenopeo. Qui, in uno scenario notoriamente suggestivo, si è discusso intorno al tema del seminario da punti di vista diversi ma intrecciati tra loro grazie a molteplici e talvolta inattesi punti di contatto.
Dario Giugliano ha trattato la questione del fantasma partendo dalla filosofia francese e facendo riferimento ad uno dei film di Tarkovskij: Stalker, opera cinematografica con cui il regista pare abbia inaugurato l’insolito filone della fantascienza psicologica. In tale film è espresso il concetto di limite, inteso come impossibilità e desiderio umano di varcare la soglia dell’al di qua ed accedere a quella Zona, l’evento che ritorna inaspettato: ciò che l’elemento spettrale testimonia in tutto e per tutto. Il professore partendo da questi punti ha evidenziato che in autori come Derrida e Deleuze tali concetti sono più volte espressi, e che la Zona, intesa come idea di vita unito a quello dell’immanenza, si distingua per l’acceso interesse che da sempre è noto suscitare. Dal canto suo la professoressa Tiziana Pangrazi, studiosa di musicologia ed estetica musicale, ha discusso dell’elemento musicale nel cinema di Tarkovskij. Il regista intende pensare una musica che non abbia più l’obbligo di una omogeneità assoluta e che cominci a lasciarsi alle spalle quella spesso forzata spiritualità che le viene associata.
Con l’introduzione della musica elettronica ci si accorge che la produzione di un suono purissimo può verificarsi anche con l’utilizzo di una macchina. A proposito di questo, Tarkovskij sostiene la necessità di dimenticarne l’origine artificiale affinché la condizione naturale venga ritrovata. Da qui l’idea del musicista inteso come architetto dei suoni, che attraverso un processo di imitazione della natura riesca a riprodurla in tutta la sua musicalità.
La relazione conclusiva dell’intero ciclo seminariale è stata quella del professor Giampiero Moretti, il quale ha evidenziato l’importanza di personalità come Dmitri Mendeleïev che hanno in qualche modo segnato l’operato cinematografico di Tarkovskij. Mendeleïev infatti, si interessò alla questione della spettralità dando vita ad una commissione di esperti di scienza con l’intento di verificare l’attendibilità dei fenomeni spiritici, che all’epoca erano associati alle scoperte scientifiche a loro volta capaci di aprire una porta sull’Invisibile. Viene qui ripreso dunque il concetto di Soglia tanto caro al regista russo. Alla classica questione della relazione tra se stessi e l’altro, Tarkovskij risponde con il tentativo di rappresentare l’Invisibile inteso come altro da Sé in tutto il suo mutamento. Da qui nascono le pellicole del regista russo: le sue sono rappresentazioni dell’Invisibile. Tornando al film Stalker, Moretti ha delineato in maniera precisa la figura mediana che esso rappresenta; l’unione di visibile e Invisibile che accompagna il dubbio esistenziale sottolineato nella pellicola: l’Uomo spera che l’Invisibile abbia una propria autonomia che lo renda reale. Egli spera nella bidimensionalità rappresentata dalla Zona. Speranze: il rischio che la Zona sia solo frutto della sua profondità psichica lo priva tuttavia radicalmente della speranza come tale e lo proietta in una condizione di disperazione che si può definire senza altro totale.
Lorena Jessica Alfieri
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