Il cinema iraniano moderno in visione all'Orientale
Il cinema iraniano moderno in visione all'Orientale
La professoressa Natalia Tornesello, docente di Lingua e Letteratura persiana, ha presentato la rassegna cinematografica iraniana
Nelle aule del CILA a PalazzoMediterraneo si sono riuniti gli appassionati di cultura persiana per la visione del primo dei sei film della rassegna di cinema iraniano.
Il cinema iraniano nasce già ai primi del 1900, quando lo Shah fece comprare una cinepresa al suo fotografo per documentare i suoi viaggi all'estero. Dunque la prima forma cinematografica serviva da intrattenimento per la Corte.
Di vero cinema si può parlare alla fine degli anni Venti, con il primo regista Abdolhossein Sepanta e i film dell'epoca erano tratti da opere letterarie, a segnare una stretta correlazione tra quelle che erano le arti tradizionali e la nuova forma artistica che si stava sviluppando.
Dagli anni Trenta in poi, la cinematografia persiana conosce varie fasi evolutive, anche se subisce delle battute d'arresto a causa dei problemi politici e sociali del paese.
È dopo la rivoluzione islamica, dai primi anni Novanta, che il cinema iraniano si impone all'attenzione internazionale. Molti registi raccolgono larghi consensi e soprattutto numerosi premi importanti: Abbas Kiarostami, vincitore nel 1997 della Palma d'Oro a Cannes, Jafar Panahi, Leone d'Oro a Venezia nel 2000, Mohsen Makhmalbaf e la figlia Samira, che a soli 18 anni è diventata la regista più giovane ad aver partecipato alla sezione ufficiale del Festival di Cannes e nel 2000, due anni dopo, ha vinto il premio della giuria con il suo secondo film.
I film di questa rassegna sono tutti recenti, compresi tra il 2006 e il 2011, tranne il primo che è uscito nel 1998, e sono in lingua originale con sottotitoli in inglese o italiano; hanno tutti avuto una forte risonanza internazionale ed il film Una separazione del regista Asghar Farhâdi – ultimo film della rassegna - è stato il trionfatore dell'ultimo Festival di Berlino vincendo l'Orso d'Oro, i premi per le migliori interpretazioni maschili e femminili ed i premi della giuria; inoltre sarà il rappresentante iraniano all'Oscar.
Il film che apre la rassegna è Jahân pahlavân Takhti,Takhti campione del mondo. Campione d'incasso a Teheran, questo film inizia a prendere forma con il celebre regista Ali Hatami, morto nel 1996 per una grave malattia; a continuare il suo lavoro è stato Behruz Afkhami, regista che ha iniziato la sua carriera dopo la rivoluzione islamica.
La trama segue la storia del famoso lottatore Gholamreza Takhti, che vinse diverse medaglie d'oro e d'argento tra olimpiadi e mondiali.
La parola pahlavân, che in persiano indica il campione, l'eroe, racchiude in sé non solo la forza fisica di un uomo, ma anche l'esercizio mentale e religioso tipico della cultura iraniana, dando così alla figura del protagonista un'immagine da eroe cavalleresco: forza fisica e sensibilità d'animo.
Takhti morì nel 1968 ufficialmente per suicidio, ma la sua attenzione per i problemi politici e sociali del paese hanno fatto pensare che fosse stato ucciso dalla polizia segreta dello Shah.
Il film è in stile documentaristico ed è improntato proprio sulle circostanze poco chiare della morte del campione.
Francesca Ferrara
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