Il finto rabbino e la subdola guida
Il finto rabbino e la subdola guida
Dottorato di ricerca in Vicino Oriente antico: seminario di Riccardo Contini sul viaggio in Yemen di Joseph Halévy
Palazzo Corigliano, 19 aprile - Un esploratore che si finge rabbino, uno studioso frustrato nelle sue aspirazioni accademiche e una guida ambigua più che subdola: Halévy, Glaser e Habsus, sono i protagonisti del giallo con cui Riccardo Contini ha intrattenuto la platea di dottorandi di ricerca sul Vicino Oriente antico. Intitolata Il viaggio epigrafico di Joseph Halévy a Najran: antiche polemiche e dubbi irrisolti, la lezione di Contini ha cercato di dipanare i dubbi che macchiano la carriera di Joseph Halévy, illustre esploratore del XIX secolo. Nel 1869 il semitista aveva compiuto una lunga esplorazione epigrafica nello Yemen e nel W. Najran: al suo ritorno oltre che resoconti di viaggio, aveva pubblicato un’ingente mole di epigrafi (più di seicento), traducendole quasi tutte. Un lavoro poderoso che gli aveva fatto raggiungere finalmente i riconoscimenti accademici che la sua attività di ‘studioso sul campo’ aveva ritardato. Ebbene, all’inizio del ‘900 tra le carte del defunto Glaser, uno studioso di alta levatura, ma sempre rimasto ai margini del mondo accademico, viene ritrovato un manoscritto di tal Habsur che rendiconta del viaggio compiuto da Halévy, dicendo di essere stato la guida dello studioso occidentale, di aver ideato lui stesso il percorso da seguire in Yemen, di aver personalmente trascritto le iscrizioni che poi avrebbe passato a Halévy che se ne rimaneva in disparte perché il suo colorito troppo pallido non gli permetteva di passare inosservato. Una volta pubblicato, il resoconto di Habsur è divenuto una macchia sulla serietà da studioso di Halévy, colpevole di suppressio veri e di aver contrabbandato per sue scoperte che appartenevano ad un altro studioso.
L’ennesimo occidentale che sfrutta la popolazione locale e che questa volta avrebbe preso in giro un giovane studioso yemenita? I dubbi sulla versione di Habsur in realtà non hanno tardato ad emergere. Già nel 1952 Philby notava, collazionando il rendiconto di viaggio di Halévy con quello di Habsur, che le due versioni non coincidevano, che l’itinerario percorso da Habsur, almeno per il viaggio di ritorno, si discostava nettamente da quello descritto da Halévy e che, comunque, Halévy era molto più preciso e attendibile nelle descrizioni geografiche.
È la stata una geografa, la Bianchi, a confutare decisamente la veridicità del racconto di Habsur nel 2003. Inverosimile, per la Bianchi, che uno studioso appassionato come lui compisse un viaggio nello Yemen e poi lasciasse ad un altro il compito di trascrivere le epigrafi. Improbabile che sia stato Habsur a progettare l’itinerario visto che dimostra una conoscenza sommaria della geografia dei luoghi. La verità, secondo la Bianchi, è che il libro di Habsur è un dossier contro Halévy commissionato da Glaser frustrato nelle sue ambizioni accademiche e invidioso della carriera del collega. Habsur, in pratica, sarebbe stato solo uno strumento nelle mani di Glaser.
Una tesi interessante, ma secondo Contini perfettibile. “Non credo che Habsur sia stato uno strumento nelle mani di Glaser, ma piuttosto che Glaser sia stato la prima vittima del millantatore: se fosse stato lui a commissionare l’opera perché non l’avrebbe poi pubblicata?”. Alla fine della lezione Contini propone la sua soluzione per il giallo: “So per esperienza che, quando uno studioso occidentale compie un viaggio di esplorazione, le popolazioni locali creano leggende su di lui, un arabo su due dice di aver conosciuto Lawrence d’Arabia!”. È probabile, però, che Habsur abbia realmente conosciuto Halévy, che gli abbia fatto da guida per una parte del viaggio – Halévy ebbe varie guide diverse a seconda della zona – che abbia persino trascritto per lui qualche epigrafe. Habsur, certo, non era una guida come le altre, ma un giovane con pretese intellettuali a cui il semitista deve anche aver cercato di trasmettere le sue conoscenze promettendo nel contempo d’interessarsi alla questione degli ebrei yemeniti. Questione di cui si è poi dimenticato una volta tornato in patria, trasformando Habsur in un ‘innamorato tradito’ che quando ha poi incontrato Glaser ha ingrandito il ruolo che aveva effettivamente svolto al seguito di Halévy. Il resto l’ha fatto la rivalità intellettuale: cosa c’è di più desiderabile che spostare dal piedistallo un grande studioso? Quanto basta perché Glaser abboccasse.
Concetta Carotenuto
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