Il malato di mente e l’esclusione sociale: una questione di Bioetica

 

Il malato di mente e l’esclusione sociale: una questione di Bioetica

Il Rettore Lida Viganoni durante l'evento

Napoli, 19 novembre 2010 - Si è conclusa la due giorni dedicata a Bioetica pratica e cause di esclusione sociale promossa dal Centro di Ricerca Bioetica, giunto al XIV anno di attività

I diversi momenti di riflessione del convegno napoletano hanno raccolto il messaggio lanciato dall’Unione Europea che ha designato il 2010 quale anno della lotta all'esclusione sociale. Dopo la tappa del 18 novembre, presso la sala conferenze della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università di Napoli – che ha ospitato due incontri su Federalismo in sanità e tutela dei soggetti deboli e La salute degli immigrati - quest’oggi ci si è spostati nell’aula delle Mura greche, nella sede de L’Orientale di Palazzo Corigliano, per affrontare La salute del malato mentale.
Tra la vasta costellazione delle patologie che possono colpire la persona, quella della malattia mentale è forse la più difficile e complessa da affrontare poiché si presenta in tutte le fasce d’età, è associata a difficoltà nelle attività quotidiane, nel lavoro nonché nei rapporti interpersonali e familiari.
I disturbi mentali, che comprendono schizofrenia, depressione, disturbi d’ansia, anoressia e bulimia nervose, disturbi da abuso di droghe ed alcool e disturbi ossessivi, costituiscono un importante problema della sanità pubblica. Da non sottovalutare è anche la ricaduta economica sul bilancio di un paese poiché varie patologie mentali, come la depressione, sono causa di assenteismo e pre-pensionamento.
Nel mondo sono circa 450 milioni le persone che soffrono di disturbi neurologici, mentali e comportamentali.
In Europa le cose non vanno meglio: quasi il 20% del totale delle malattie sono rappresentate da problemi di salute mentale che spesso sfociano nel suicidio; in media, in Europa, una persona si toglie la vita ogni 9 minuti.
Nonostante questi dati, molto spesso i servizi sanitari che vengono offerti non rispondono alle necessità e alle esigenze dei pazienti: il gap tra il tipo di cure di cui i malati avrebbero bisogno e quello che invece ricevono è ancora molto ampio. La metà di coloro che soffrono di depressione non viene mai curata e, più in generale, anche in Paesi dotati di un sistema sanitario sviluppato, la maggioranza di coloro che soffrono di malattie mentali non è sottoposta ad alcuna terapia.
Durante il convegno odierno, il problema della salute del malato mentale è stato affrontato sotto un triplice aspetto: penale, con l’intervento del professore di Diritto penale, Giuliano Baldi che si è soffermato sulle problematiche che nascono quando il malato di mente è autore di reato; filosofico, con la professoressa di Filosofia morale, Mariapaola Fimiani che ha esposto le teorie di Foucalt sulla follia, intesa come gesto trasgressivo, privazione di libertà e non senso; infine psichiatrico, con Paolo Gritti che ha affrontato il problema della stigmatizzazione delle malattie mentali e delle varie fasi del processo di esclusione sociale.
A conclusione della sessione mattutina, l’intervento di Antonio Esposito, dottore di ricerca in Bioetica, che ha parlato del Budget di Salute: un progetto terapeutico riabilitativo attuato in alcune aree del casertano come Sessa Aurunca, Aversa e Casal dei Principi; un percorso atto a soddisfare i bisogni che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale. Si sono formate cooperative miste tra privato e pubblico per la produzione di vari prodotti agricoli che utilizzano terreni confiscati alla camorra; di qui anche l’elevata valenza sociale del progetto.
La crescente consapevolezza dell’aumento dell’incidenza e della sofferenza che circonda i disturbi mentali ha reso necessarie azioni di prevenzione oltre che di cura di queste patologie.
Quella del budget di salute è, purtroppo, solo una delle poche realtà positive che si muovono in questa direzione riabilitativa del malato mentale, troppo spesso rinchiuso in centri psichiatrici inadeguati e che non offrono una reale assistenza medica al paziente impedendone il miglioramento ed il conseguente reinserimento nella società.

Chiara Pasquinucci

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