Il maschio nella letteratura cinese tra stereotipi e verità

 

Il maschio nella letteratura cinese tra stereotipi e verità

Immagine tratta dalla locandina dell'evento

Tradizione e contemporaneità: Floriana Castiello analizza i modelli di mascolinità nella letteratura cinese

Palazzo del Mediterraneo, 16 aprile 2012 - Floriana Castiello, docente di Letteratura cinese, esperta di narrativa contemporanea, ha tenuto una conferenza dal titolo “Modelli di mascolinità nella tradizione letteraria cinese”. A presentarla c'era Annamaria Palermo, sinologa in forze all'Orientale, presidente dell'Istituto Confucio che ha sede presso l'antico ateneo campano.
La professoressa Castiello ha avviato la conferenza parlando degli autori contemporanei e sottolineando il legame stretto tra gli intellettuali cinesi degli anni '80-90 e le figure maschili protagoniste dei loro testi. Agli inizi degli anni '80 si sentiva in modo particolare l'urgenza di ricollocare il soggetto in una società “mutata e mutevole”. Ciò fu in parte realizzato dalla letteratura successiva alla morte di Mao: i giovani rivoluzionari mandati dal Grande Condottiero nelle campagne e nelle zone periferiche ritornarono nelle città disillusi, convinti di essere state pedine nelle mani dei potenti.

Nacque così la “Letteratura delle cicatrici”, i cui prodotti erano caratterizzati da una forte cifra sociologica. A metà degli anni '80 con la febbre culturale ci fu poi una letteratura che analizzava la "cinesità" e poneva l'accento sulla relazione fra tradizione e modernità: è la “Letteratura della ricerca delle radici”, che parlava di realtà locali, marginali. I testi di questo periodo si concentravano su una mascolinità prorompente, vitale, libera ed intraprendente, in opposizione a quella del Confucianesimo e del Comunismo. Fu sì una risposta all'evirazione del regime maoista, ma anche alle critiche delle autrici contemporanee che lamentavano la mancanza di uomini veri in Cina, con l'ascesa del femmineo e il declino del mascolino. Sun Longji, influenzato dalle teorie freudiane, parlava addirittura di eunuchizzazione, dovuta all'incapacità di distaccarsi dalla madre.

Negli anni '90 ci fu poi una maggiore presenza di questo tipo di mascolinità, e di una sempre più diffusa misoginia. Gli studiosi hanno parlato di questa rinascita di una mascolinità quasi aggressiva come una risposta alla crisi dell'intellettuale, sempre più soggetto alle leggi del mercato.

Floriana Castiello ha trattato anche della letteratura cinese tradizionale, in cui si esaltava, a differenza che altrove, un tipo di mascolinità delicata, quasi femminea, che veniva incarnata nell'uomo di lettere. Ciò era presente soprattutto nei romanzi d'amore di epoca Ming (1368-1644) e Quing (1644-1911). I protagonisti di queste opere possedevano sia lo Wen che lo Wu: il primo è la realizzazione culturale, il secondo il valore marziale. La mascolinità ideale cinese comprende entrambi.

Infine, la relatrice è ritornata a un autore contemporaneo, Jia Pingwa, e ne ha analizzato tre racconti: Bai Lang, Wukui e Mei Xue Di. Tutti e tre esaltano figure maschili che riescono a resistere a bellissime donne che li ammaliano e li tentano: sono quindi più vicini agli eroi confuciani, i quali vedevano l'astinenza sessuale e la rinuncia volontaria come segno di mascolinità, che agli eroi contemporanei.

Un tema, insomma, suggestivo e meritevole di ulteriori occasioni di approfondimento: si spera dunque in altri incontri.

Laura Zullo

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