Il saluto dell’Orientale a Boris Uspenskij
Il saluto dell’Orientale a Boris Uspenskij
Napoli, 5 marzo 2010 - L’Orientale ha dedicato una giornata di studi al “suo” più noto semiologo, il russo Boris Andreevic Uspenskij, studioso di fama mondiale recentemente andato in pensione
Nell’occasione è stato presentato il doppio volume Forma formans, uscito da D’Auria, storica libreria-editrice cittadina di Calata Trinità Maggiore. Circa settecento pagine di testi a cura di Sergio Bertolissi e Roberta Salvatore. Numerose personalità di spicco hanno preso parte all’evento organizzato nella splendida sede di Palazzo Du Mesnil per rendere omaggio ad un collega che si rimpiangerà a lungo.
Ad introdurre l’evento il rettore Lida Viganoni, che ha sottolineato con convinzione il valore dell’attività scientifica svolta da Uspenskij e ha definito la sua biografia una di quelle che non si raccontano perché le parole rischierebbero di diminuirne la portata. Intervento concluso con il dono di una medaglia raffigurante Matteo Ripa, il fondatore del Collegio dei Cinesi.
Le celebrazioni sono continuate con gli interventi di relatori che hanno raccontato aneddoti sulla carriera di Uspenskij approfondendo in qualche caso alcuni caratteri salienti della sua ricerca scientifica.
Particolarmente toccante l’intervento di Pina Napolitano, una dei suoi allievi, che ha ricordato le prime lezioni, la severità del professore e al contempo la straordinaria disponibilità dell’uomo durante la preparazione della tesi di laurea e in altri delicati passaggi formativi: se serviva un libro, lui te ne portava dieci dei suoi, introvabili, nel suo zaino; se eri a Mosca e cercavi una camera, lui e la sua famiglia erano un punto fermo pronto a darti una mano. E poi, le lezioni in russo, indimenticabili. Un’esperienza unica, possibile solo all’Orientale di Napoli.
In chiusura, lo stesso Uspenskij ha affermato che Napoli lo ha sempre impressionato per l’altissimo livello degli studi di orientalistica e che proprio questa specificità ha dato all’Orientale una fama mondiale. Affermazioni che, pronunciate da lui, assumono un peso del tutto particolare. Infine ha ricordato con affetto Riccardo Picchio, uno dei più importanti slavisti che abbiano mai collaborato con L’Orientale. E, non ultimo, ha ricordato che a Napoli non è arrivato per caso ma per scelta. La chiamata era arrivata, oltre che dall’Orientale, anche dall’Università di Stanford.
Le ragioni le ha condensate in un brevissimo e fulminante racconto: un bambino corre e si trova sul ciglio di una rupe; si ferma un attimo, poi spicca il volo. E ancora: un bambino corre e si trova sul ciglio di una rupe. Si ferma un attimo, e poi sceglie di lanciarsi in volo. Uno sceglie di andare in alto, l’altro sceglie di esplorare altri luoghi.
Raffaella Sbrescia
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