Il sentire giapponese tra letteratura e cinema
Il sentire giapponese tra letteratura e cinema
Giorgio Amitrano ha tenuto la conferenza “La malinconia e la bellezza. Riflessioni sul sentire giapponese” a Villa Pignatelli
“Esiste qualcosa di specificamente giapponese nel modo di sentire e di porsi rispetto al mondo?” Spesso noi occidentali ci poniamo questa domanda quando approcciamo il mondo giapponese, conservando forse ancora l'idea di eccezionalità che si diffuse in Europa alla fine dell'Ottocento. In realtà gli aspetti in comune tra le nostre culture sono tanti e forse quello che ci differenzia è il modo di comunicare, che risponde a leggi interiori diverse. L'arte è sicuramente uno dei mezzi principali che può aiutarci a capire meglio queste differenze, in particolare letteratura e cinema permettono una totale compenetrazione nella cultura e nella sensibilità nipponica.
Murakami Haruki è uno degli scrittori giapponesi più tradotti al mondo. Si è formato leggendo ed amando più la letteratura americana ed inglese che quella giapponese, nonostante questo però non è riuscito a liberarsi del tutto della propria cultura, ed anzi, in un processo di globalizzazione inversa, nelle sue ultime opere si riscontra un ritorno alla tradizione, con varie citazioni della letteratura classica. Tanizaki Jun'ichirō è un altro autore che subì il fascino della cultura occidentale per un lungo periodo, per ritornare poi sui propri passi e diventare uno dei principali sostenitori di tutte le tradizioni giapponesi.
Se si dovesse individuare uno scrittore considerato “tipico” della mentalità giapponese, il nome più gettonato probabilmente sarebbe quello di Kawabata Yasunari. La peculiarità di quest'autore era l'osservazione quasi maniacale dei particolari della realtà: tutto è descritto come se fosse osservato al microscopio, a discapito della visione d'insieme.
Grande amico di Kawabata e forte sostenitore della cultura giapponese era Mishima Yukio. I due autori sono molto diversi tra loro: il primo rappresenta la fluidità e la bellezza del Giappone, mentre il secondo la forza e l'inquietudine. Mishima definiva il suo paese come una donna violata e coccolata, e auspicava un ritorno ad uno stato più virile, che abbandonasse la neutralità e formasse un proprio esercito. Questa sua visione di una cultura femminile la riscontrava anche nella letteratura in quanto considerava gli autori giapponesi, soprattutto i classici, più bravi nel descrivere i sentimenti della donna che non quelli dell'uomo; persino i protagonisti dei romanzi rispecchiano lo stereotipo maschile idealizzato dalla donna. Questo contrasto fra maschile e femminile è molto forte nella sua personalità e, nonostante le sue intenzioni, è evidente anche nelle sue opere dove convivono l'aspetto nazionalistico e la delicatezza. Un esempio è il racconto Patriottismo nel quale un ufficiale, piuttosto che essere costretto ad uccidere i suoi compagni, preferisce il suicidio insieme alla moglie. Da questo racconto Mishima ne trasse un mediometraggio che rispecchiava l'interazione, involontaria, tra la virilità dell'uomo e i sentimenti e la delicatezza della moglie.
Chi ha saputo riassumere nei suoi lavori tradizione e modernità è stato il regista Ozu Yasujirō. I suoi film ruotano tutti intorno alla famiglia; i temi affrontati sono sempre gli stessi, ma riesce a descrive i legami familiari andando ogni volta sempre più a fondo ai problemi, portando l'attenzione su particolari nuovi. Uno dei film che meglio lo identifica è Viaggio a Tōkyō, nel quale si evince la grande capacità del regista di raccontare il senso della vita attraverso le piccole cose di tutti i giorni. Caratteristica di Ozu è la camera ad altezza tatami che permette di vedere le scene dallo stesso punto di vista di un giapponese che vive in una casa tradizionale.
Uno degli aspetti peculiari del sentire giapponese è quello dello stoicismo, ovvero la convinzione delle proprie azioni anche quando si è coscienti dell'incomprensione di chi ci circonda. L'autore che meglio descrive questo sentimento nelle sue opere è lo scrittore e poeta Miyazawa Kenji, considerato da molti il più importante scrittore moderno di letteratura per bambini. Un altro esempio si può trovare nelle parole del protagonista del film Nessun rimpianto per la mia giovinezza di Kurosawa Akira: “Non si deve rimpiangere la nostra giovinezza, ma assumersi la responsabilità del fare il proprio dovere fino alla fine”.
Francesca Ferrara
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