Inganno e sofismi nella Atene del V secolo

 

Inganno e sofismi nella Atene del V secolo

Morte di socrate, Jeacques-Louis David (olio su tela, 130 x 196 cm, Metropolitan Museum of Art)

Gennaro Carillo mostra alcuni aspetti della democrazia ateniese nell'ultimo incontro del ciclo di seminari “Menzogna e Politica”

Dopo l'intervento di Elena Tavani sul pensiero politico ed estetico di Hanna Arendt, mercoledì 2 maggio si è svolta l'ultima lezione del ciclo di seminari “Menzogna e Politica”, curato dalla professoressa Rossella Bonito Oliva. Gennaro Carillo ha intitolato la sua lezione 'Apate': persuasione e inganno tra Gorgia e Platone. Carillo è professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso l'Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”. Lo studioso ha condotto una riflessione su verità e menzogna nell'Atene classica, partendo dal pensiero dei filosofi greci. Parmenide, Gorgia, Platone, sono stati al centro dell'attenzione del relatore, che ha mostrato come nel processo attico si manifestasse la dialettica tra doxa e aletheia, fra apparire ed essere, tipica del pensiero greco. Un tema che in Grecia assumeva un carattere di stretta attualità, visto che nella democrazia ateniese era vitale saper perorare la propria causa di fronte a una giuria popolare che decideva irrevocabilmente. Non c'erano gradi di giudizio: vinceva il processo chi riusciva a portare dalla sua parte la giuria eletta a sorte fra i cittadini ateniesi. Proprio nel difendere le cause si erano specializzati i sofisti, di cui Gorgia era un esponente. A Gorgia dobbiamo il detto «nulla è, e anche se fosse non sarebbe conoscibile». Per i sofisti la verità corrispondeva infatti con l'apparire, con la doxa. Il saggio non è colui che possiede la verità, ma colui che riesce a convincere un uditorio di possedere la verità. Socrate è un perfetto esempio di saggio che possiede la verità ma non si preoccupa di farla apparire: e infatti morirà in un processo ingiusto.
Il processo ateniese, insomma, era un teatro, nel quale non sempre era la realtà a prevalere ma la doxa. Ad ottenere ragione era l'oratore che fosse riuscito a mettere in atto la ricostruzione più verosimile, la rappresentazione teatrale più menzognera e – in quanto tale – più vera della realtà. Se è così si comprende meglio anche la polemica di Platone contro la democrazia ateniese, intesa come teatrocrazia. Il successo del teatro era, per Platone, responsabile della degenerazione della democrazia ateniese, in quanto faceva prevalere una forma di comunicazione convenzionale nella quale il reale era sostituito all'immaginario.
Con quest'ultimo incontro si conclude il ciclo di seminari “Menzogna e Politica”. Gli incontri hanno eviscerato a fondo il rapporto fra la menzogna e la politica e hanno messo in evidenza come la dialettica fra l'essere e l'apparire sia centrale per comprendere la società videocratica in cui viviamo.
 

Salvatore Chiarenza

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