Intervista ad uno studente dell'Orientale, operatore museale del MADRE
Intervista ad uno studente dell'Orientale, operatore museale del MADRE
Vittorio Maria Sabatiello, 27 anni, della provincia di Caserta, ma napoletano d'adozione così come lui stesso si definisce, ci parla della sua condizione di studente-lavoratore al Museo d'Arte contemporanea Donna Regina
Vittorio, di cosa si occupa attualmente?
"Sono studente, al secondo anno della specialistica in Teoria e prassi della traduzione qui all'Orientale, oltre che lavoratore cassintegrato e sindacalista della Cgi."
Qual è il suo impiego?
"Sono operatore museale in forza alla cooperativa Pierreci Codess in servizio al museo MADRE di Napoli."
Ci parli di questo museo che, tra l'altro, risulta essere il quarto museo napoletano per numero di visite.
"È un museo che ha aperto nel 2005 e che è stato realizzato interamente con fondi europei per volontà della Regione Campania in seguito ad un accordo di programma tra l'allora amministrazione Bassolino e l'allora secondo Governo Berlusconi. Si tratta di un museo importante soprattutto dal punto di vista dell'attività museale espositiva in senso stretto: non conosco i dati dell'affluenza ma posso dire che, soprattutto negli ultimi tempi, questa era abbastanza sostenuta."
Perché in questo periodo si parla di “autunno nero della cultura napoletana”?
"A causa dello sforamento del patto di stabilità, la giunta regionale della Campania ha deciso il blocco dei finanziamenti a diverse istituzioni che dipendono dalla Regione Campania stessa."
Quali sono queste istituzioni?
"Rimanendo nell'ambito culturale citerei appunto il museo MADRE, che ha subito tagli ingenti così come Città della Scienza, dove i lavoratori sono in lotta da un bel po' e non percepiscono stipendio da quattro mesi, oltre al Teatro Trianon che addirittura rischia la chiusura."
Al museo MADRE, presso cui lei lavora, cos'è successo di preciso?
"Al MADRE la regione ha bloccato i fondi sia per l'attività culturale, per la quale vengono spesi fondi europei, sia per la gestione ordinaria, per la quale vengono spesi invece fondi ordinari regionali gestiti dai singoli assessorati regionali. Questi ultimi sono proprio i soldi destinati alla retribuzione dei dipendenti delle aziende private che forniscono i servizi al museo e tra queste aziende chiaramente c'è anche la mia cooperativa, la Pierreci Codess."
Abbiamo letto, addirittura, di una bolletta di 142 mila euro non pagata all'Enel.
"Sì, c'era il rischio del taglio dell'energia elettrica perché il museo non riusciva a pagare le bollette. Poi però è stato sottoscritto un accordo con l'Enel e da quello che sappiamo pare che la bolletta sarà rateizzata: l'energia elettrica ancora ce la devono togliere però continuiamo a vivere sul filo del rasoio."
Bollette a parte, quali sono le conseguenze di questi tagli?
"Questi tagli hanno portato ad un'incertezza che riguarda i crediti che le aziende private operanti nel MADRE vantano nei confronti della Regione Campania, crediti che sono stati maturati negli ultimi tre anni, ma soprattutto ad un'incertezza che riguarda il futuro del museo in quanto la regione Campania ha deciso di fare degli assestamenti di bilancio: gli stanziamenti futuri per il museo, infatti, sono assolutamente aleatori. In seguito a queste decisioni il consorzio di aziende private che opera all'interno del MADRE, che si chiama Scabec, una società regionale di beni culturali, avrebbe pensato a una drastica riduzione degli orari di apertura e dei servizi forniti, cosa che ha indotto la mia cooperativa a annunciare un possibile licenziamento del 67 % della forza lavoro all'interno del museo."
I dipendenti come hanno reagito?
"Dopo questa informativa abbiamo proclamato immediatamente lo stato di agitazione e abbiamo agito a livello sindacale: io personalmente sono delegato sindacale di Filcams Cgil e, insieme agli altri dipendenti, siamo riusciti a sottoscrivere un accordo con la nostra azienda per il ricorso alla cassa integrazione in deroga per tutti i 48 lavoratori di Pierreci Codess all'interno del MADRE; la cassa integrazione in deroga è a turnazione e durerà fino al 31 dicembre."
Che tipo di attività avete intrapreso?
"Innanzitutto il 29 settembre abbiamo scioperato durante l'inaugurazione della mostra del fotografo Gabriele Giugni e abbiamo fatto sì che l'inaugurazione saltasse. Grazie alla nostra mobilitazione qualcosa si è mosso: siamo stati ricevuti dall'assessore regionale alla Cultura Caterina Miraglia che ci ha rassicurati dicendoci che la Regione non voleva assolutamente chiudere il museo e che non ci sarebbero stati problemi per i lavoratori. Anche la Regione, infatti, stava programmando una razionalizzazione delle risorse che avrebbe portato poi a un rilancio della gestione dei beni culturali in Campania e addirittura alla creazione di un polo museale regionale per l'Arte contemporanea. Alcuni spiragli, quindi, si sono aperti: fino al 5 novembre il museo avrà orari di apertura ordinari, dalle 10,00 alle 19,00 invece che dalle 10,00 alle 14,00 così come si era prospettato all'inizio. Il 5 novembre poi ci sarà un'assemblea tra le società private che operano nel museo e la Regione e speriamo che lì la vicenda possa concludersi con esito positivo."
Avete partecipato al “Corteo funebre per la morte della cultura” che ha avuto luogo il 29 settembre?
"Quel giorno abbiamo partecipato sia ad un corteo della Cgil, organizzato nell'ambito della giornata europea dei sindacati contro la precarietà, sia al corteo organizzato per la morte della cultura e devo dire che abbiamo avuto una buona risonanza."
Quindi tra le vostre iniziative ci sono chiaramente molti scioperi, ma quali sono le attività in programma?
"Per adesso, in attesa del 5 novembre, pensiamo comunque di continuare a fare pressione sulla Regione e di rimanere in contatto con l'Assessorato alla Cultura. Lo stato di agitazione perdura: il 30 ottobre noi aderiremo ufficialmente alla manifestazione organizzata dai precari della scuola qui a Napoli, non so se anche una nostra delegazione parteciperà, sono cose che stiamo organizzando."
Ma la fondazione come si è posta nei vostri confronti?
"Il direttore, Eduardo Cicelyn, non è stato sicuramente contento quando abbiamo proclamato lo sciopero e in realtà abbiamo pochi rapporti con lui: noi abbiamo preferito trattare direttamente con la Regione Campania oppure con la nostra azienda. Formalmente è la fondazione ad essere debitrice nei confronti delle aziende ma la fondazione è un ente regionale che viene quindi finanziata dalla Regione Campania: proprio per questo noi la fondazione l'abbiamo bypassata e siamo andati direttamente alla Regione. In realtà all'inizio abbiamo cercato di interloquire col direttore che ci ha manifestato la sua solidarietà ma poi non ha ben digerito il fatto che i lavoratori si muovessero autonomamente, che si mobilitassero; si tratta però di una sua legittima preoccupazione. Tra l'altro il fatto che una mostra sponsorizzata da privati possa saltare, così come è accaduto il 29 settembre, di certo non poteva fargli piacere."
È vero che alcuni artisti si sono “ribellati”?
"Sì, si sono ribellati perché tutto ciò sta avvenendo nell'ambito di un taglio generalizzato ai fondi per la cultura, per l'istruzione, per l'arte: c'è stata in particolare un'iniziativa di Mimmo Paladino che ha coperto una sua scultura per protesta oltre ad un appello, pubblicato sul sito del museo MADRE, firmato da alcuni dei più grandi artisti contemporanei del mondo. Ad ogni modo la nostra preoccupazione, sorta all'inizio della mobilitazione, riguardava il fatto che in questi mesi si parlava del museo e principalmente del suo direttore ma non si era accennato minimamente al fatto che lì dentro ci lavorassero parecchie decine di persone: mi preme mettere in evidenza soprattutto il lavoro svolto dai dipendenti della Pierreci Codess, quelli che si occupano dei servizi di biglietteria, custodia di sala, servizi didattici, biblioteca, mediateca, bar, ristorante; si tratta di lavoratori altamente specializzati ma tutti part-time, molti dei quali con un contratto a tempo determinato. Tutte queste persone, quindi, vivono una condizione economica molto debole, molto precaria e, nonostante tutto, hanno continuato in questi anni a far vivere la struttura, hanno deciso di rimanere nella propria città e di rendere vivo un luogo di cultura, di socialità, anche di civiltà in una zona abbastanza degradata del centro storico. Il MADRE, quindi, non è Eduardo Cicelyn. Il MADRE è fatto dai lavoratori che, quotidianamente, lo rendono vivo."
Quali sono le vostre prospettive future?
"Il futuro è abbastanza incerto: per adesso ci troviamo in questo limbo e questa situazione come ho detto durerà fino al 31 dicembre. Se la situazione non dovesse cambiare chiederemo alla nostra azienda una proroga della cassa integrazione in deroga che viene finanziata dal governo nazionale di anno in anno: dobbiamo quindi aspettare e vedere quanti fondi in finanziaria Tremonti ha stabilito per l'anno 2011. Il nostro obiettivo, però, è quello di cercare di risolvere la situazione prima del 31 dicembre per tornare a lavorare tutti in maniera tranquilla all'interno del MADRE."
Francesca De Rosa