Intervista a Paola Paderni

 

Intervista a Paola Paderni

Paola Paderni, docente all'Orientale di Napoli

La Cina? Un pianeta dove sono atterrata giovanissima: fu una fortuna. Ai giovani studenti dico che studiare guardando in quella direzione è a mio avviso un ottimo investimento

Professoressa Paderni, cosa insegna all'Orientale?

"Insegno Storia e istituzioni della Cina presso la Facoltà di Sciente politiche. Alla magistrale insegno Politica e istituzioni della Cina contemporanea."

Chi è Paola Paderni?

"Una donna fortunata. Ho avuto la fortuna quando ero molto giovane di fare una scelta casuale: studiare cinese appena un anno dopo che Cina e Italia si erano riconosciute. Atterravo giovanissima su un altro pianeta. Un'esperienza che mi ha condizionato fino al punto che la Cina è diventata il mio destino. Mi sento molto fortunata anche di essere italiana."

Chi, oggi, può essere considerato un artista vicino alla sensibilità dei giovani cinesi?

"Farei il nome di Ha Han, considerato un vero e proprio fenomeno. Nato scrittore, è tuttavia seguitissimo anche per il suo blog. Va detto che ci sono tantissimi giovani artisti che fanno cose analoghe, non soltanto scrittori. Ne ho conosciuti alcuni molto giovani, interessanti, che parlano un linguaggio attraente."

Come è cambiata la Cina rispetto a quando Lei l'ha conosciuta?

"È cambiata in velocità, continuità, energia. Velocità perché quello che si vede in Cina oggi non è sicuro che lo si veda domani. Continuità, perché ci sono fenomeni molto sedimentati. Energia perché la Cina di oggi mette voglia di fare."

C'è un'espressione del cinema cinese che rivela bene un tratto specifico di quella cultura e che consiglierebbe di andare a vedere?

"Sì, è un film di cappa e spada alla cinese, Deective Dee e il mistero della fiamma fantasma, di Tsui Hark. Sono questi, forse, i film più interessanti perché suscitano grande interesse."

Come spiegare a un giovanissimo studente il significato del passaggio di Hong Kong alla Cina?

"Come qualcosa che in Cina è dato per scontato. Quando il passaggio è avvenuto era un'altra Cina. Hong Kong ora è Cina e basta."

Il consumatore deve porsi una qualche questione etica quando acquista prodotti cinesi?

"I problemi etici ci sono ovunque: si pensi alle questioni di precarietà in cui si muovono i lavoratori in nero anche in Italia. Del resto usiamo prodotti cinesi in qualunque momento della nostra giornata. Di recente, poi, è stato pubblicato un interessante libro in cui si prova che vivere senza prodotti cinesi è in sostanza impossibile."

Cosa si potrebbe consigliare di leggere a un giovanissimo studente?

"Nel mio programma di quest'anno ho inserito un libro da leggere assolutamente. È un romanzo di Yu Hua, Brothers, titolo ripreso dall'edizione inglese. Libro sconvolgente, forte."

Quale è la condizione media della donna, in Cina?

"È una condizione problematica. Proprio in questa fase le donne hanno perso molti punti. Altri li hanno guadagnati, ma la perdita c'è stata ed è un problema. Tradizionalmente c'è un'attenzione all'argomento perché i partiti comunisti come quello cinese nascono con grande attenzione a un'istanza femminile, e talvolta femminista. Però poi naturalmente è tutt'altra storia quella che si è realizzata."

A che punto è il dibattito sulla pena di morte?

"Il dibattito c'è, ed è intenso. C'è una nutrita schiera di persone, tra le quali anche accademici, che lavorano nella consapevolezza che bisogna andare in quella direzione. I governanti dicono che c'è un'opinione pubblica che è fortemente a favore della pena di morte, e quindi il percorso è lungo. Certi passi, in ogni caso, li hanno fatti, altri li stanno facendo. Qualcosa è avvenuto anche ultimamente, per esempio è stato diminuito il numero di reati punibili con la pena di morte. In precedenza erano tantissimi, ma ora hanno almeno tolto dal codice quelli che non ha più senso tenere. Bisogna dire che in questa dinamica molto peso ha avuto il ruolo dei paesi europei. È stato importante per far capire perché la pena di morte non serve."

La rappresentazione della Cina nei media italiani è adeguata, soddisfacente?

"No, perché è sempre legata allo scoop. All'urlo sulle cose peggiori, a quelle di forte richiamo. In queste condizioni è difficile che possano esservi reali approfondimenti. Quindi non è sufficiente a spiegare una realtà complessa, articolata, con mille sfaccettature. Ci sono tuttavia giornalisti molto seri capaci di dire anche cose molto dure sulla Cina, cercando di far capire che dietro c'è tanto altro: cosa, questa, importante."

Come mai si vedono poco i bambini cinesi nelle città dove pur ci sono comunità consistenti?

"Moltissimi stanno in Cina. Spesso li affidano ai nonni, ai familiari. Non li possono tenere perché le condizioni non sono quelle che vorrebbero. Molti non hanno fisicamente la forza di crescerli. Li mandano a casa perché loro sono qui per lavorare."

È un buon investimento, nello studio, la conoscenza della Cina?

"Sì, è un valore aggiunto. Penso che in qualsiasi campo può essere utile sapere qualcosa o più di qualcosa di questo Paese."

A.M.

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