Ivana Carandente Giarrusso, tra Napoli e... Alicante

 

Ivana Carandente Giarrusso, tra Napoli e... Alicante

Ivana Carandente Giarrusso

Se dovessi scegliere di nuovo un'Università, tornerei all'Orientale

Lei si è laureata nel 2008 in Lingue culture e istituzioni dei Paesi del Mediterraneo. Come mai la scelta di questo Corso di laurea? Che cosa le interessava delle sue proposte? Quale curriculum ha seguito?

“Sono sempre stata affascinata dalle lingue straniere per la possibilità che offrono di farti sentire a casa tua anche all'altro capo del mondo. Tra i tanti corsi di laurea offerti dai vari Atenei napoletani quello in Lingue culture e istituzioni dei Paesi del Mediterraneo m’interessò perché riusciva a coniugare lo studio delle lingue a una serie di discipline estremamente nuove ed interessanti. Il curriculum che mi ha specializzata in arti visive e spettacolo mi ha permesso, infatti, di approfondire materie come cinema, fotografia, comunicazione di massa, arte.”

Quali lingue ha scelto di studiare? E perché?

“Ho scelto di perfezionare l'inglese, vista l'importanza che questa lingua ricopre a livello globale, e di intraprendere lo studio dello spagnolo e del catalano. La Spagna ha da sempre stimolato la mia curiosità e ritengo che, per entrare appieno nei costumi e nella cultura di un popolo, la padronanza della lingua da esso parlata sia il primo e più importante passo.”

Il suo scrittore inglese preferito? Lo scrittore spagnolo preferito?

“La letteratura è sempre stata una mia grande passione, e molti sono gli scrittori che hanno lasciato in me un segno indelebile. Sicuramente tra gli inglesi posso menzionare George Orwell. Mai prima di accostarmi alle sue opere avevo provato una così intensa angoscia esistenziale, provocata dalla presa di coscienza dell'essenza della natura umana e degli effetti corruttori del potere anche sulle persone migliori. Per non parlare del senso di prigionia e di solitudine interiore che attanagliano chi legge 1984.
Per quanto riguarda la letteratura in lingua spagnola, Luis Sepúlveda ha senza ombra di dubbio attirato il mio interesse. La sua prosa lineare e incisiva riesce a penetrare nel cuore del lettore: così il bambino, divertito, apprende importanti lezioni sulla vita, mentre l'adulto, scosso dolcemente dal suo torpore mentale, torna a riflettere su questioni di importanza vitale, quali l'inquinamento, il rispetto per ogni creatura, la salvaguardia del patrimonio naturale (tanto per riferirmi alla Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare).
In ogni caso, il mio interesse principale è la letteratura contemporanea, sia inglese sia di lingua spagnola.”

Qual è stato l'argomento della sua tesi? Corrispondeva a un suo reale interesse personale?

“Il lavoro per la tesi è stato molto interessante perché, con il sostegno della relatrice, la professoressa Annarita Ricco, sono riuscita a unire la ricerca linguistica al gioco del calcio, che è una delle mie grandi passioni. Il titolo è L'adattamento degli anglicismi nel lessico calcistico italiano e spagnolo. In pratica ho preso in esame i quotidiani sportivi di un dato periodo, tanto spagnoli quanto italiani. Dopo di che, ho rilevato quanto frequente fosse in entrambe le lingue l'uso di lessemi provenienti dall'inglese e ho cercato di dare una spiegazione alle scelte operate dall'Accademia della Crusca e dalla Real Academia de Lengua Española.”

Durante il suo percorso di studi universitari ha compiuto anche altre esperienze significative? È stata all’estero per imparare meglio le lingue?

“Direi che quando si studia una lingua l'esperienza all'estero sia quasi un passaggio imprescindibile. Io ho vinto la borsa di studio Erasmus in Spagna, e ciò mi ha permesso di raggiungere una padronanza linguistica che anni ed anni di studio non mi avrebbero permesso di avere.”

In quale città spagnola è stata? Le è piaciuta? Perché?

“L'esperienza dell'Erasmus mi ha fatta approdare ad Alicante, piccola e tranquilla cittadina bagnata da un docile Mediterraneo. I due anni trascorsi lì mi hanno dato modo di entrare nella cultura e nelle abitudini di vita degli spagnoli. Scaduto il termine della mia borsa di studio, decisi di fermarmi lì e di ultimare la carriera universitaria a distanza. Cosa che ho portato a termine nei tempi previsti e col migliore dei risultati.
Alicante mi piaceva molto, probabilmente perché, venendo da una metropoli caotica come Napoli, riuscivo ad apprezzare appieno la tranquillità della vita che vi si svolgeva. Tutto è a misura d'uomo e, soprattutto, l'uomo vi vive nel rispetto dell'ambiente circostante.”

Che cosa valuta come particolarmente positivo nella sua esperienza nel nostro Ateneo?

“Quando pensavo di iscrivermi all'Orientale, amici più grandi e parenti me lo sconsigliavano vivamente, vista una serie di difficoltà oggettive per raggiungere le sedi, seguire i tanti corsi – spesso contemporanei – e gestire il rapporto con una segreteria che certo non semplifica il lavoro allo studente. Oggi posso affermare che l'Orientale non regala niente a nessuno, ma proprio questo dover imparare a gestirmi da sola, a districarmi tra segreterie, aule studio e presidenze, mi ha permesso di prendere coscienza delle mie capacità e di non fermarmi davanti a nessun ostacolo, anche e soprattutto nel controverso mondo del lavoro.”

Se dovesse iscriversi nuovamente all’Università (per la prima volta), s’iscriverebbe nuovamente presso il nostro Ateneo?

“Decisamente sì!”

L'Orientale ha contribuito a darle un senso di apertura al mondo? Le ha sollecitato il desiderio di confrontarsi con società altre rispetto alla nostra?

“Indubbiamente in una persona che decide di studiare lingue è già presente uno spiccato senso di apertura al mondo. Posso tuttavia confermare che la multiculturalità che trapela dai corsi di studio – dalle persone che si incontrano nelle aule e nei corridoi e dagli insegnamenti dei tanti bravi docenti – ha accresciuto in me il desiderio di conoscere e confrontarmi con culture diverse.”

Ha conservato rapporti con docenti e laureati dell'Ateneo?

“Non ho conservato molti rapporti con colleghi e docenti, soprattutto perché gran parte del periodo universitario l'ho trascorso all'estero e lavorando, sebbene le persone con cui ho studiato mi siano rimaste nel cuore.”

Quale il suo lavoro, oggi?

“Oggi, a quasi tre anni dalla laurea, sono una libera professionista che si muove tra il giornalismo free lance, l'interpretariato e la cura del commerciale all'estero per diverse aziende nostrane. Una vita intensa che non manca di soddisfazioni e, soprattutto, di viaggi.”

Se fosse possibile, andrebbe a lavorare all’estero o preferisce comunque restare in Italia?

“Come dicevo in precedenza, ho avuto esperienze di studio e di lavoro all'estero, che mi hanno insegnato ad apprezzare ciò che di bello c'è fuori da una città complessa come Napoli e, al tempo stesso, a non sottovalutare ciò che la città natale rappresenta per ciascun individuo. Non saprei ancora dire se il mio futuro è qui oppure sarà altrove. La precarietà della società contemporanea mi ha insegnato a vivere alla giornata, ponendomi scadenze a breve e medio termine. Come dire: chi vivrà, vedrà! L'importante è essere aperti e non farsi prendere dallo sconforto.”

Ogni tanto prova un po’ di sconforto?

“Chi non ne prova! Semplicismi a parte, basta leggere un qualunque articolo della stampa straniera sul nostro premier (piuttosto che guardare un'edizione del telegiornale) per scoraggiarsi e desiderare di fuggire altrove. Ma, fintanto che continuerò a sognare che per il nostro Paese c'è speranza di salvezza, proverò a restare qui ed a combattere per il mio futuro.”

Francesco Messapi

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