Kill Pil: riflessioni, proposte ma anche emozioni

 

Kill Pil: riflessioni, proposte ma anche emozioni

Continuano le serate dedicate a comunicazione, etica, ambiente.

La seconda serata del modulo di conferenze promosse dall’Università degli studi di Napoli "L’Orientale" nel'ambito del progetto OASI ha visto gli interventi di Enrico Di Salvo, già direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica e di Sergio Sciarelli, ordinario di "Economia e Gestione delle imprese" nonchè Presidente dell’Accademia di Belle Arti e del Teatro Stabile di Napoli. Due interventi ricchi di idee per un ragionamento approfondito sulle problematiche più sentite nel campo dell’etica e dell’impresa. Il professore di Salvo ha offerto numerosi spunti di riflessione con un intervento organizzato per punti. Pochi minuti sono bastati a provocare il ragionamento, accendere le domande, infuocare gli animi, risvegliare talvolta lo sdegno per temi che riguardano ciascuno da vicino. Richiamando il filosofo Bonaga, Di Salvo ha definito il nostro un tempo “atroce”, affermando che “viviamo in un periodo di gravi incertezze in cui si sta ridisegnando la posizione del’uomo. Questo è un tempo di diritto. Le nuove generazioni sono consapevoli dei propri diritti ma sempre più spesso vanno incontro ad una serie di impossibilità pratiche”. L’idea del diritto di non soffrire, desiderio costante ed inevitabile, si accompagna sempre più spesso – sottolinea Di Salvo – a quella del “diritto” a non invecchiare o a quello di cambiare aspetto. Il vero problema è che l’etica viene sempre più vista come diritto del singolo e questa verità la si riscontra con maggiore frequenza in campo medico. È ormai abitudinario il fatto che il paziente esiga di scegliere il proprio medico curante. Proprio il rapporto medico-paziente può essere un campo di scontro. La dimensione di onnipotenza della dimensione tecnica si è ampliata a dismisura, spiega Di Salvo, aggiungendo che vi è un eccesso di aspettativa da parte del paziente che sempre più spesso tende a documentarsi preventivamente sul Web e a mettere in dubbio l’esperienza professionale del medico. Lo sviluppo tecnologico sta portando inoltre il medico a diventare una figura estremamente specializzata su una minima parte del sistema. Particolarmente sentito il tema della fine-vita. Per Di Salvo la discrezionalità del giudizio allarga i campi di scontro. La scienza ha dotato il medico di strumenti che si oppongono alla morte. È quindi necessario un intervento legislativo che stabilisca in maniera definitiva una norma in merito a questo problema e metta fine a tante storie di eutanasia domestica. Il professore ha infine auspicato un patto rifondativo del rapporto medico-paziente. A suo avviso la funzione del medico di famiglia è assolutamente fondativa. Si basa su un rapporto di buona fede e proprio per questa ragione il medico deve innanzitutto imparare a dialogare col paziente. Solo in questo modo le responsabilità individuali possono trovare una concreta applicazione pratica. L’intervento di Sciarelli è stato invece incentrato sul tema dell’etica nel mondo dell’impresa: questione, questa, che riguarda ciascun individuo, in quanto ognuno si trova nella condizione non evitabile del consumatore. Anche in questo caso diversi sono stati i punti chiave per una doverosa riflessione sui problemi che determinano il carattere della attuale società. L’imprenditore, sostiene Sciarelli, è il proprietario di un’azienda solo nel momento in cui la crea. Subito dopo essa diventa un microcosmo in cui la responsabilità individuale è marginale rispetto alle scelte di una comunità quale è l’azienda. Il ruolo dell’etica è quello di trovare un equilibrio in un mondo dove non è importante solo l’impresa in quanto tale ma anche i suoi protagonisti. La soluzione auspicabile è, in questa prospettiva, la maturazione dell’idea di reciprocità. Sciarelli sottolinea come l’impresa da sola non possa modificare la società attraverso un impegno per il sociale. Piuttosto, è necessario un impegno globale che nasca a partire dalle coscienze individuali. In conclusione, egli è dell’avviso che all’idea di “uccidere” il PIL, l’indice di misurazione del benessere di una nazione creato nel lontano 1934, non può essere condivisa in pieno. Resta tuttavia l’esigenza, ormai non più rimandabile, di affiancare al PIL come parametro di massimo riferimento per la valutazione del reale benessere degli individui, quello che il professore ha definito il “feel”, con evidente riferimento, aldilà del gioco di assonanze, all’esigenza di riportare la coscienza e la consapevolezza del cosnumatore al centro della questione. Una consapevolezza che deve essere appunto eticamente molto marcata, e dalla quale nessun discorso può prescindere. Del resto secondo Sciarelli l’andamento della società accompagna in maniera direttamente proporzionale l’evoluzione del mondo dell’impresa: cosa che, in una conferenza caratterizzata da uno stile estremamente fluido e fruibile, alla fine del discorso fatto appare una questione quanto mai convincente. In effetti ogni contributo non eticamente consapevole dato dal consumatore a un sistema di imprese che nel momento in cui viene contestato viene tuttavia anche sostenuto con gli acquisti, non può che produrre risultati i cui effetti (talvolta persino disastrosi) arriveranno a toccare più o meno rapidamente quell’individuo stesso che ha contribuito a produrli.

Raffaella Sbrescia

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