La Scuola di fumetto a Napoli: intervista a Mario Punzo

 

La Scuola di fumetto a Napoli: intervista a Mario Punzo

Mario Punzo

Il punto della situazione sulla cronaca a fumetti. L'omaggio ad Attilio Micheluzzi, lo stupore che suscita Moebius. E la Scuola italiana di Comix

Mario Punzo, su cosa si basa l’intervento che presenta all'Università L'Orientale in occasione delle Giornate di studio “Un ambiente fatto a strisce”?

“Innanzitutto sono contentissimo di quest’iniziativa dell’Orientale di Napoli perché poche volte l’università si muove per organizzare conferenze intorno al fumetto. Il mio intervento alle Giornate di studio ‘Un ambiente fatto a strisce’ è incentrato principalmente sulla cronaca a fumetti. Da un anno e mezzo la Scuola Italiana di Comix ha avviato una collaborazione col quotidiano Terra, che consiste nella realizzazione ogni settimana di due tavole di cronaca a fumetti, nelle quali sono affrontati temi come ad esempio il nucleare, la questione berlusconiana del bunga-bunga, il caso Vassallo; insomma in queste tavole sono affrontati argomenti estremamente scottanti e attuali.”

Come è nato l’invito?

“Giulio Gargia, giornalista che collabora per il quotidiano Terra, ha proposto al prof. Alberto Manco, responsabile scientifico delle Giornate di studio, di invitarmi. In seguito abbiamo suggerito di invitare anche Luca Raffaelli, e la proposta è stata raccolta con slancio immediato.”

Fumetto, graphic novel, graphic journalism: quali le differenze?

“Sul piano del linguaggio non c’è differenza, in quanto si tratta sempre di fumetto. La differenza è nei contenuti, che poi determinano differenze di genere. Il fumetto, in generale, è un media commerciale. Il graphic novel e il graphic journalism sono modi di fare fumetto con contenuti diversi da quello commerciale.
La differenza tra questi tre generi interessa, oltre che i contenuti, anche i meccanismi distributivi. Il fumetto viene venduto nelle fumetterie e rimane in vendita per circa un mese. Il graphic novel, invece, si trova nelle librerie dove rimane in vendita per circa un anno. In generale, però, fumetto, graphic novel e graphic journalism sono varianti di uno stesso linguaggio.”

Graphic novel: cosa rappresenta per lei?

“Mi sono avvicinato e appassionato al graphic novel dall’opera di Will Eisner, autore primo di graphic novel. Il graphic novel è un genere interessante per diversi motivi: in primo luogo è un genere che in Italia va abbastanza bene e viene venduto anche in libreria oltre che in fumetteria; inoltre, ha aperto altre possibilità al fumetto, come per esempio la possibilità di usare stili non-commerciali. In più, un disegnatore anche non bravissimo può esprimersi perfettamente attraverso il graphic novel che richiede una buona interpretazione, e dei contenuti interessanti. Infine il graphic novel è un biglietto di accesso, per il fumetto, a un altro piano della cultura.”

Il fumetto e l'ecologia: una relazione connaturata?

“Tra il fumetto e l’ecologia non vi è una relazione connaturata, ma da costruire. Il fumetto e il graphic novel si possono sposare a temi ecologici, ma non c’è un legame diretto.”

Ci fa un esempio di comunicazione, a suo parere ben riuscita, attraverso il fumetto?

“Tutti i fumetti hanno l’ambizione di voler riuscire bene. Alcuni esempi di comunicazione ben riuscita attraverso il fumetto sono Sin City di Frank Miller, Asterix, uno dei fumetti storici più belli mai realizzati.
In generale apprezzo tutti i fumetti che hanno un carattere forte.”

Come è cambiata la percezione del fumetto negli ultimi cinquant'anni? E i suoi contenuti?

“La percezione del fumetto negli ultimi anni è cambiata tantissimo. In Francia una vera e propria rivoluzione del fumetto c’è stata vent’anni fa. Oltre ai fumetti storici, come Asterix e I Puffi, che però sono franco-belgi, attorno al fumetto si è creato un circolo virtuoso, nel senso che gli editori hanno iniziato a pubblicare più fumetti e di migliore qualità, e il pubblico ha iniziato a comprarne sempre più, e di conseguenza gli editori ne hanno pubblicati sempre più e così via. In Italia, invece, Sergio Bonelli è stato per anni l’unico riferimento per l’editoria dei fumetti.
In seguito, la vendita dei fumetti non è cambiata, ma sono aumentate le fiere e le scuole dedicate al fumetto e sono nate una serie di piccole case editrici che si occupano della pubblicazione del fumetto, soprattutto d’autore.
Negli ultimi dieci anni c’è stato un consolidamento di questa posizione: vi è un maggiore interesse verso i fumetti che si manifesta attraverso le numerose fiere del fumetto, ma le vendite non sono incrementate.”

Qual è il lettore ideale di fumetti?

“Per il venditore, quello che ne acquista di più!
Secondo me il lettore ideale è quello appassionato, nel caso italiano ad esempio il lettore che si appassiona e segue una serie. In generale comunque il lettore ideale è quello appassionato e attento, cioè un lettore che entra nel linguaggio del fumetto.”

Ci sono temi che si prestano meglio o peggio al racconto tramite il fumetto? Se sì quali?

“Sì, i racconti di avventura e di fantascienza sono quelli che si esprimono meglio attraverso il fumetto.
In generale si presta meglio al racconto tramite il fumetto ciò che permette al disegno di muoversi a proprio agio, di esprimersi pienamente.”

La costruzione dell'immaginario del lettore è “guidata” nel fumetto dalle immagini (anche sonore) che fanno da contesto alla scena. In questo senso, rispetto ad un romanzo o racconto scritto “tradizionale”, nella trasposizione da una lingua ad un altra c'è una parte del racconto (una parte fondamentale) che resta immutata. Rispetto all'immediatezza delle immagini, quanto contano le parole nel fumetto?

“A tale proposito si distinguono due scuole: una dà importanza prioritaria alla sceneggiatura, ad esempio la scuola francese e italiana.
L’altra scuola, invece, attribuisce importanza prioritaria alla grafica, ad esempio la scuola americana e i manga.”

Quali sono secondo lei le motivazioni della minore (o tarda) attenzione rivolta a questo genere nell'ambito degli studi letterari e accademici in generale?

“Tuttora è poco considerato perché nasce come meccanismo popolare, ed è vero.
La cultura non è riuscita a leggere lepotenzialità del linguaggio del fumetto, né è riuscita a coglierne il lato colto, di cui possono essere esempi Hugo Pratt e un’altra serie di autori particolari.
Insomma, la cultura non è riuscita e ancora non riesce a dare fiducia a questo genere.”

Qual è il suo fumetto preferito?

“In generale per anni il mio autore preferito è stato Moebius, perché mi ha sempre stupito.”

Ha mai letto un fumetto in lingua straniera? Qual è la bellezza della lettura in lingua originale, quali le perdite nella trasposizione in un'altra lingua e dunque cultura?

“Ho letto diversi fumetti in lingua originale, soprattutto in francese. Per quanto riguarda le eventuali perdite nella trasposizione in un’altra lingua, dipende dal fumetto e dall’autore. Essendo il fumetto molto legato al paese in cui è realizzato, alcuni fumetti possono essere tradotti, altri no. Ad esempio un fumetto di satira politica francese in Italia non sarebbe capito. Un esempio è il fumetto Asterix, scritto in vari dialetti francesi; validissima è stata la traduzione di Marcello Marchesi, che ha reso i vari dialetti francesi con altrettanti vari dialetti italiani.”

Quale ruolo ha o può avere il fumetto nella mediazione interculturale, anche considerando la sua vasta circolazione?

“Il fumetto può avere un ruolo nella mediazione interculturale, come dimostrato ad esempio da uno dei fumetti attuali che ha avuto un enorme successo, Persepolis, disegnato da Marjane Satrapi, che è il primo fumetto iraniano mai realizzato. In questo caso il fumetto è un mezzo popolare per esprimere contenuti molto forti, e anche per esprimere alcune realtà lontane come ad esempio la vita in Iran. In altri casi il fumetto come intrattenimento è simile agli altri grandi media.”

Quale ruolo può avere il fumetto nella formazione ed educazione dell'individuo, considerata la sua diffusione in fasce d'età molto giovani?

“Rispondo a questa domanda con un esempio della mia vita. Quando ero piccolo, i miei genitori mi dicevano: ‘Perché perdi tempo con i fumetti? Leggi un libro!’. Oggi invece i genitori dicono ai loro figli di leggere un fumetto invece di perdere tempo con i videogiochi. Questo perché il fumetto è più vicino all’oggetto libro piuttosto che il videogioco. Il fumetto fa parte di un circuito vecchio e ha un vantaggio rispetto all’interattività, cioè richiede tempo. Si potrebbero usare come paragone fast food e slow food: se per cultura s’intende un processo di apprendimento lento e che richiede tempo, il fumetto è slow food.”

In questi diciassette anni di attività della Scuola di Comix è cambiato l’approccio dei giovani alla realtà fumettistica? Se sì, come?

“È cambiato tantissimo come risulta evidente dal numero di allievi iscritti alla scuola. All’inizio il numero era di 5 allievi, successivamente era un numero tra i 15 e i 40. Oggi la scuola conta 300 allievi iscritti.”

Ci parli del progetto Nero-Napoletano.

“Nero-Napoletano è un progetto che coinvolge 54 disegnatori e 6 sceneggiatori campani.
Dietro una trama unica sono presentate 50 microstorie, ognuna delle quali presenta un titolo ed è costituita da due tavole. La trama unica è una storia di camorra che ha le sue origini nel mito greco di Medea. La metafora è insomma rappresentata da Napoli vista come Medea.
Tale progetto è volto a sottolineare una realtà di scuola che se prima contava un solo professionista, quale Attilio Micheluzzi, oggi ne conta invece 50 se non anche 60. NeroNapoletano proprio per questo è dedicato ad Attilio Micheluzzi.”

Chiara Fazi

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