Lessico e Linguistica: un resoconto
Lessico e Linguistica: un resoconto
Dialogo con l'organizzatore della Giornata di studio su "Lessico e Linguistica" svoltasi il 1mo luglio 2011 all'Orientale
Alberto Manco, il primo luglio 2011 lei ha promosso una Giornata di studio dedicata a “Lessico e Linguistica”. Come è andata?
“È andata bene. La data era fuori tempo rispetto al calendario delle attività didattiche, e dunque rischiavo di non vedere in sala né i colleghi né gli studenti. Ma la sala è stata piena dall’inizio alla fine della giornata.”
Al di là della data, non è stato rischioso anche il fatto di organizzare i lavori a palazzo Du Mesnil piuttosto che in una sede più centrale dell’Ateneo e dunque meglio raggiungibile dagli studenti?
“Ho chiesto la disponibilità della magnifica sala al piano terra della sede del rettorato, che è stata concessa, cosa per cui ho espresso gratitudine al Rettore all’inizio del convegno. La sede non è certo al centro della città, ma a volte un breve viaggio porta in un luogo dove si scopre una novità, e dunque vale la pena effettuarlo. Durante le pause della Giornata osservavo gli studenti affacciati al balcone della sala delle conferenze. Guardavano il mare racchiuso nel golfo superbo della nostra Napoli: uno spettacolo nello spettacolo, qualcosa di emozionante. Scoprivano un altro pezzo della loro bellissima università.”
Come ha finanziato la Giornata?
“Non ho chiesto soldi. Ho un’idea in mente ma potrò percorrerla solo in futuro, non ora. È importante attrarre soldi dall’esterno, non chiederli puntualmente all’interno. Ma è solo un mio punto di vista.”
Il programma ha riunito solo linguisti dell’Orientale?
“No, anche di altra provenienza. La professoressa Cotticelli Kurras ad esempio è venuta dalla Germania, i professori Aprile, Lubello, Basile e altri pure sono di altri atenei. Naturalmente la prima preoccupazione è stata quella di sentire i colleghi dell’Orientale, e prima di chiunque altro la professoressa Vallini, nostra decana. Il suo sostegno e i suoi suggerimenti sono stati fondamentali.”
Il saluto istituzionale è stato portato dal Preside Guarino. C’è stato un motivo particolare rispetto a questa scelta?
“Ovviamente gliel’ho chiesto io, è stata una chiamata spontanea. Il professore Guarino ha in dono tra le altre sue virtù un senso dell’armonia istituzionale che esercita con un garbo del tutto particolare, e questo porta sempre bene.”
La prima sessione è stata presieduta dal professor Domenico Silvestri, ma nel programma non era prevista una sua relazione. Come mai?
“Il professor Silvestri è stato presente durante la Giornata e già solo questo per me è stato un piacere immenso. La sua partecipazione come relatore era fuori discussione e ovviamente eravamo d’accordo: così aveva voluto. A fine convegno gli ho doverosamente chiesto se voleva tirare le conclusioni e mi ha detto che dovevo farlo io, quindi mi sono organizzato senza fare troppe chiacchiere.”
In effetti il programma riuniva alcuni allievi di Silvestri oggi professori all’Orientale.
“Nella mia visione delle cose si tratta dell’assetto indispensabile nell’economia di un discorso scientifico di Ateneo che si proietti poi sul piano nazionale. Non saprei concepirne altri e chi è stato storicamente compartecipe assieme al professore Silvestri di questa situazione, cioè la professoressa Vallini, è oggi determinante nel mantenimento della compattezza dei ranghi. Chiaramente è sempre auspicabile lo scambio con altre Università e nuove situazioni.”
Lei non compariva nel programma con una sua relazione: per quale motivo?
“Il programma era saturo e già mi è pesato non poter chiedere a taluni di prendervi parte. Facendo il calcolo del tempo disponibile e dei nomi già inseriti per questa o quella ragione, poi, o toglievo me o qualcun altro: come che mettessi le divisioni spaccando il quarto d’ora, il risultato era implacabile. Non ho avuto dunque dubbi su chi eliminare. Recupererò negli Atti.”
La Giornata si è aperta con un intervento di Cristina Vallini. Di che ha trattato la sua relazione?
“In venti minuti Cristina Vallini ha inquadrato in maniera precisa ed efficace la posizione del lessico nella storia della linguistica da Franz Bopp in avanti.”
Quali sono stati gli altri interventi?
“Si è trattato di relazioni per le quali ci sono stati ottimi riscontri sia contestuali che da parte di studenti e colleghi che mi hanno fatto successivamente sapere della loro soddisfazione. Lucia di Pace ha mostrato la relazione tra lessico dell’economia e lessico della linguistica: un tema di cui è una pioniera. Rossella Pannain ha riassunto alcune questioni fondanti relative ai numerali, crocevia di importanti riflessioni in linguistica. Julia Bamford ha ripreso con efficacia la questione dell’uso dei corpora in relazione allo studio del lessico inglese; Francesca Dovetto ci ha catturati con le sue riflessioni, talvolta dure e sempre necessarie, sull’immagine della donna nei dizionari; Sergio Lubello, la presenza del quale devo ad una preziosa dritta della professoressa Elda Morlicchio, ha portato la sua esperienza di collaboratore del Lessico Etimologico Italiano diretto da Max Pfister parlandoci del lessico dei termini di cucina negli antichi volgari italiani; Clara Montella ha trattato con la finezza che la contraddistingue del metalinguaggio traduttologico di Benvenuto Terracini, mentre al collega Alfredo Criscuolo devo una bella e chiarissima relazione sui logonimi nelle iscrizioni aramaiche antiche. La professoressa Paola Cotticelli ha contribuito con una straordinaria relazione sul ruolo del lessico nella storia della lingua con particolare riferimento al caso del lituano antico, mentre Grazie Basile ci ha illustrato l’inquietante scenario del disfacimento del lessico nelle afasie. Rocco Luigi Nichil ha tratteggiato il non meno allarmante e attualissimo caso di determinazione della comunicazione in epoca fascista prendendo come spunto il caso di Achille Starace, mentre la collega Barbara Haeussinger ci ha catturati con una relazione sui fraseologismi del lessico dell’alimentazione in tedesco. Le relazioni sono state chiuse da quella del carissimo collega Marcello Aprile, insostituibile nella sua capacità di trattare di questioni relative ai dizionari storici italiani, in particolare quando si tratta di far comprendere come si classifichi il lessico letterario.”
C’è stata partecipazione da parte del pubblico?
“Sì. In particolare, oltre all’arricchimento dovuto agli interventi di qualche collega, ho registrato con gioia le domande, magari talvolta ingenue ma sempre benvenute, degli studenti. Dobbiamo sempre incoraggiare la partecipazione degli studenti.”
Pensa di organizzare altre Giornate sulla scia di questa?
“Il risultato è stato buono e credo che sia il caso di riprendere la cosa. All’Orientale c’è un patrimonio enorme di competenze.”
È stato facile organizzare la Giornata?
"Questa Giornata era l’attuazione di una promessa fatta a me stesso in un preciso giorno in cui dovevo partire per Procida (dove l’Orientale ha una sede) per altre cose. Provengo da un periodo piuttosto intenso quanto a organizzazione di convegni e altro. Nulla di che, beninteso: solo una questione di vicinanza delle scadenze tra loro e di solitudine organizzativa, per dir così. Peraltro ripercorrerei senza dubbio tutte le tappe di quel periodo e se possibile cercherei di farlo meglio e sbagliare di meno, nell’interesse comune.”
Qualcuno a cui rivolgere un ringraziamento?
"Al di là di coloro che ho già menzionato, senz’altro i miei collaboratori, i cui nomi sono elencati nel programma. Ma anche l’Ufficio Affari interni per la sensibilità istituzionale che sempre mostra verso chi gli si rivolge: mettere concretamente in atto un convegno è possibile anche grazie al loro supporto e ormai la sede di palazzo Du Mesnil è molto ben collaudata da questo punto di vista.”
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Sul futuro in senso stretto preferisco non pronunciarmi: non spetta a me farlo. Nel presente, oltre alla normale amministrazione e alle mille incombenze della vita privata, sto preparando la mia relazione per il convegno che si svolgerà a settembre all’Università di Perugia su ‘Forme e strutture della religione nell’Italia mediana antica’. È un convegno centrale nella programmazione disciplinare nazionale e non solo.”
Che cosa sta leggendo in questo periodo?
"Sto rileggendo La schiuma dei giorni di Boris Vian. Ho appena riletto L’ordine del discorso di Foucault, sui testi del quale mi sono in parte formato. Recentemente poi ho ripreso i Frammenti di Archiloco ma anche un bel libro sui Romani di Pesaro nell’Italia antica. E spero magari di trovare la voglia di rileggere Teatro. Solitudine, mestiere, rivolta di Eugenio Barba: un manuale di vita scritto da un Maestro di impareggiabile consistenza umana e rigore professionale. Molti anni fa mi definì un contadino che ara nuvole. Capii a cosa si riferiva, la sua capacità di osservazione mi commosse.”
Quale è per lei una situazione non negoziabile?
“Sono numerose. Una è la paternità. ”
E un valore?
“La trasparenza dello sguardo. Una scoperta straordinaria che risolve un sacco di problemi senza doversi spendere in lunghi trattati di parole.”
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