L'ultima lezione di Fattovich

 

L'ultima lezione di Fattovich

Il 31 gennaio a Palazzo Du Mesnil il professore Rodolfo Fattovich ha concluso con una “Ultima lezione di archeologia” la sua quarantennale esperienza di insegnamento e ricerca presso il nostro Ateneo. Dopo il saluto e l’augurio di buon lavoro inviato ai convenuti dal Magnifico Rettore Lida Viganoni, la lezione è stata introdotta da una prolusione del professore Fabrizio Pesando, presidente del Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia, carica in passato ricoperta proprio da Fattovich. Pesando ha sottolineato il contributo di Fattovich a una fase di grande dinamismo per l’archeologia dell’Ateneo che, anche grazie al CISA, si sta sempre più configurando come un sistema organico. Sempre in apertura dei lavori, Andrea Manzo ha voluto sottolineare l’impegno didattico di Fattovich, che si è espresso non solo nelle lezioni dei corsi istituzionali, ma anche in maniera non formale, nel contesto del laboratorio e delle attività di ricerca sul terreno, all’insegna del raccordo tra didattica e ricerca. Nel corso della sua lezione Fattovich ha rivisitato tutta la sua vita professionale, densa di progetti di ricerca sul terreno in Egitto, Sudan ed Etiopia, ma sempre ricca anche di riflessioni teoriche sull’archeologia, il suo metodo e ruolo. E così Fattovich ci ha accompagnati lungo il suo personale percorso, dal precoce interesse per l’Egitto predinastico associato a una forte sensibilità per le dinamiche ecosistemiche di interazione uomo-ambiente e per le neuroscienze, passando per l’adesione convinta al processualismo figlio della New Archeology e del materialismo culturale, per arrivare fino al presente, in cui l’analisi dei processi storici si può avvalere di nuovi sofisticati strumenti anche informatici e di apporti teorici derivanti dalla teoria della complessità, dalla teoria delle reti e, ancora una volta, dalle neuroscienze. Per Fattovich dunque l’archeologia non può che essere scienza sociale che studia l’uomo in una prospettiva di lunga durata e con una forte impronta olistica, non solo aperta al dialogo con le altre discipline ma anzi necessariamente volta alla conduzione di progetti interdisciplinari. L’archeologia è però sempre legata al dato materiale, punto di partenza e anche di arrivo grazie alla verifica delle ipotesi interpretative, secondo un’impostazione kuhniana. La lezione si è dipanata tra stimolanti riflessioni e ricordi personali: l’entusiasmo e lo slancio che ne hanno caratterizzato molte parti confermano che, come scritto da un collega a Fattovich in un messaggio di auguri, «“Old” archaeologists never retire – they just stop teaching».

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