Manoscritti in movimento: la Genetica Testuale per una storiografia delle opere
Manoscritti in movimento: la Genetica Testuale per una storiografia delle opere
L’Orientale ha ospitato “La Dinamica della Scrittura”: convegno di tre Giornate che ha visto la collaborazione del nostro Ateneo con l'Ecole Normale Supérieure di Parigi
Il CESET − Centro per lo Studio e l’Edizione dei Testi dell'Orientale – continua a dare ottima prova di sé. Un’attività questa che, come è stato più volte sottolineato dal presidente Alberto Postigliola, contribuisce a fare del nostro Ateneo il promotore e l’oggetto di relazioni internazionali, le stesse che da sempre svolgono un ruolo di primaria importanza in una università come L’Orientale.
Ed è questo il caso de “La Dinamica della Scrittura”, convegno tenutosi dal giorno 29 settembre al giorno primo ottobre, che ha visto il coinvolgimento del francese ITEM (Institut des Textes & Manuscrits Modernes).
Gli esperti e gli studiosi italiani e francesi protagonisti delle giornate hanno presentato le loro personali esperienze di studio e di ricerca ad un pubblico di non pochi studenti.
E se da un lato sono state mostrate le numerosissime difficoltà che si finisce per incontrare durante l’approccio al manoscritto, dall’altro non si è rinunciato alla sollecitazione dei più giovani verso studi di questo tipo.
La prima ad intervenire è stata la preside della facoltà di Lettere e Filosofia: Amneris Roselli. Prima di presentare la sua esperienza di ricerca, quest’ultima ha dichiarato che, quando ci si avvicina ad un manoscritto, è necessario considerare integralmente la storia del testo: lo studio dell’intera evoluzione di un’opera ci consentirà di conoscerla interamente; è così che la preside ha introdotto il concetto di Genetica Testuale.
Questa necessaria messa in movimento del testo svelerà numerosi problemi filologici ed epistemologici, gli stessi incontrati proprio da Amneris Roselli durante il suo studio del Corpus Hippocraticum. Dopo una precisa descrizione della struttura del corpus, Roselli si è dedicata in particolare ai trattati Epidemie II e VI, all’interno dei quali l'esposizione di specifici casi clinici e di osservazioni generali sembra non seguire un particolare ordine logico. Ed è proprio questa mancanza di ordine che ha suscitato l'interesse di Galeno, il quale ipotizzò che Ippocrate avesse fatto in tempo a pubblicare solo parte dei materiali e che i suoi appunti, anche con alcune aggiunte, siano stati diffusi postumi. I figli, che si occuparono di raccogliere e integrare gli scritti del padre, non si sarebbero preoccupati però di ordinare il tutto: e ciò spiegherebbe il motivo di tanto disordine all’interno dei trattati. La presenza di redazioni parallele di alcuni capitoli mostra che i redattori di Epidemie II e di Epidemie VI hanno attinto più volte a materiali già disposti nello stesso ordine di successione. Resta comunque da trovare il senso di un’opera come questa: lo stesso Galeno si arrese all’evidente difficoltà di questa ricerca.
Lasciato l’antico mondo greco, si è passati a quello romanzo de La Chanson d’Aspremont. Il professor Salvatore Luongo, secondo ad intervenire, ha presentato il lunghissimo poema, il cui studio, proprio a testimonianza della sua particolare lunghezza, presenta difficoltà legate alle numerosissime redazioni a cui bisogna fare inevitabilmente riferimento. Tali redazioni però, non mancano di evidenziare contrasti e diversità tra loro: l’approccio filologico verso quest’opera finisce molte volte con una dispersione delle testimonianze. Ogni studio filologico si rivelava pressoché insoddisfacente: si è allora pensato di realizzare un gruppo di ricerca internazionale formato da sedici studiosi, tra cui lo stesso Luongo e la ricercatrice Doriana Piacentino (altra docente de L’Orientale).
Il lavoro di équipe si è rivelato essere l’unica soluzione di approccio possibile verso un poema complesso come quello de La Chanson d’Aspremont.
Le tre giornate hanno visto anche la partecipazione di due docenti di Storia della Filosofia dell’Università Alma Mater di Bologna: Annarita Angelini e Walter Tega. La prima ha precisato che lo studio approfondito di un testo necessita di una ricerca di un’unità troppe volte perduta e che, se ritrovata, dovrebbe testimoniare il più possibile la volontà dell’autore. Il più delle volte invece ci troviamo di fronte a manoscritti che a fatica mostrano fedeltà all’originale: l’intervento di più mani si rivela spesso fatale.
Il professor Tega invece, con la sua relazione, si è dedicato alla complessità del concetto di Enciclopedia, mettendone in luce aspetti storiografici in un’operazione metamorfica: ancora una volta si testimonia l’elemento dinamico del testuale.
Numerosi sono stati poi i casi degli interventi degli studiosi francesi: Nathalie Ferrand, Nathalie Mauriac Dyer, Claire Riffard e Pierre-Marc de Biasi che hanno presentato relazioni i cui protagonisti sono stati manoscritti non solo di alcuni dei più grandi nomi della cultura francese (ricordiamo tra questi Proust e Rousseau), ma anche la poesia bilingue di Rabearivelo, poeta originario del Madagascar.
La relazione del professor Postigliola, tra quelle che hanno chiuso il convegno, ha descritto il celebre caso de Lo Spirito delle Leggi. Soffermandosi in particolare sul sesto capitolo dell’undicesimo libro dell’opera di Montesquieu, il presidente del CESET ha mostrato, con numerosi esempi di pagine tratte dai manoscritti, tutte le modifiche fatte nel tempo in varie stesure dell’opera. È sembrato inoltre opportuno ricordare che l’autore non disdegnava l’aiuto di ben diciotto segretari: erano loro che scrivevano le pagine di Montesquieu, il quale invece si limitava alla sola dettatura. Non è difficile intuire che l’intervento di numerose e diverse grafie è stato un fattore che in special modo ha influito sulle diversità e i contrasti nei manoscritti. Il capitolo preso in considerazione è dedicato alla questione della libertà politica, il cui concetto è stato più volte espresso dall’autore in termini ogni volta diversi: inevitabilmente arriviamo ancora una volta ad ulteriori problemi interpretativi.
La relazione conclusiva dell’intero convegno è stata quella della professoressa Simonetta De Filippis. La docente di letteratura inglese ha presentato il caso di un autore da lei stesso definito un "revisore instancabile": è il caso di Lawrence, celebre autore a noi più vicino che, con l'ossessione che lo portava a revisionare le sue opere fino ad un attimo prima della pubblicazione, ha lasciato numerosissime bozze, edizioni e stesure ovviamente diverse e contrastanti. Il tutto ancora una volta si traduce in un arduo lavoro, che troverà sempre uno studioso pronto a risolverlo con passione. Questi maestri lo hanno insegnato.
Lorena Jessica Alfieri