Mostrare la complessità della realtà indonesiana attraverso la sua produzione cinematografica
Mostrare la complessità della realtà indonesiana attraverso la sua produzione cinematografica
Si chiude con un film sulla Rivoluzione indonesiana la rassegna di cinema indonesiano organizzata da Antonia Soriente
Darah Garuda, tradotto in inglese con Blood of Eagles (Merah Putin II), è il secondo film di una trilogia che ha per tema la rivoluzione indonesiana contro gli invasori olandesi. Il film è il seguito della pellicola proiettata nel penultimo incontro della Rassegna, Merah Putin, mentre quella che chiude la trilogia – come affermato da Antonia Soriente, docente di Lingua e Letteratura indonesiana all'Orientale – si spera venga completata entro l'anno, così da poter essere inclusa nella Rassegna del prossimo anno accademico.
Il film, ambientato nel 1947, mostra l'Indonesia durante il dominio olandese. Una trama molto semplice: un manipolo di eroi improvvisati che soltanto grazie al coraggio e al desiderio di libertà – una delle parole più spesso pronunciate nel film – riesce a mettere in scacco gli occupanti olandesi distruggendo una base aerea in costruzione e gli armamenti bellici, contro qualsiasi ragionevole previsione. La composizione stessa del gruppo di ribelli, inoltre, rappresenta uno strumento molto efficace per sottolineare la ricchezza delle popolazioni indonesiane e delle loro differenze culturali e religiose: una donna – Senja, figlia di una donna olandese e di un uomo indiano, sopravvissuta per caso allo sterminio della propria famiglia durante l'inasprirsi dell'odio contro i colonizzatori – un cristiano, un induista di Bali, il figlio di un ricco mercante di Jakarta e, infine, il capitano del gruppo, un musulmano di Java. Ciò che lega queste persone, al di là di qualsiasi divergenza di genere, sociale o religiosa, è la comune esperienza di sofferenza e la voglia di liberare l'Indonesia dall'oppressione olandese. E il contrasto tra colonizzatori e colonizzati appare in tutta la sua forza quando uno dei cosiddetti “eroi” viene catturato e torturato perché tradisca i propri compagni. Quando un militare olandese minaccia di morte Dayan, l'induista di Bali, questi gli risponde serafico: “Sono rinato molte volte. Non mi fa paura morire”, sottolineando, assieme alla differenza religiosa, la dignità di un intero popolo e la fedeltà verso i propri compagni e verso la missione quasi suicida in cui si sono lanciati.
La professoressa Soriente – descrivendo la Rassegna, giunta alla quarta edizione – ha tenuto a sottolineare che non c'è un tema portante nei vari film proprio perché lo scopo di questi incontri è quello di offrire un quadro quanto più possibile ampio e variegato della realtà indonesiana attraverso lo specchio del grande schermo. Una scelta che accompagna non soltanto le rassegne cinematografiche proposte, ma anche i seminari che ogni anno vengono organizzati nell'ambito del corso di indonesiano. Per questo motivo, i film trattano varie tematiche a partire da prospettive diverse, come nel caso di Laskar Pelangi e Sang Pemimpi – tratti dalle opere letterarie di Andrea Hirata e incentrati sulla vita degli studenti indonesiani alle prese con una realtà di povertà e con i loro sforzi per creare un futuro migliore – oppure di Minggu Pagi di Victoria Park – che racconta della vita di Mayang, una giovane ragazza che viene inviata dai propri genitori all'estero per cercare lavoro e, più in generale, affronta l'attuale tema delle migrazioni verso Hong Kong – o, ancora, di Madame X, pellicola dai toni leggeri e ironici che descrive la vita di una super-eroina dei nostri tempi. Inoltre, come affermato dalla docente, nelle rassegne c'è spesso spazio per un film horror, così da ampliare non solo le tematiche trattate, ma anche i generi in cui queste vengono affrontate.
Un modo per mostrare agli studenti non soltanto uno spaccato della realtà indonesiana, ma anche di farlo attraverso un canale a loro molto vicino – quello cinematografico – capace inoltre di offrire un contatto diretto con la lingua.
Azzurra Mancini