Naufragio e Conservazione

 

Naufragio e Conservazione

Giancarlo Rinaldi

Si è tenuto il 13 Ottobre il convegno sui testi cristiani antichi perduti, organizzato da Giancarlo Rinaldi, docente di Storia del cristianesimo

Si è tenuto il 13 ottobre presso il Palazzo Du Mesnil il convegno Naufragio e Conservazione organizzato dal Dipartimento di Studi Asiatici dell’Università “L’Orientale”, dal Centro per lo Studio e l’Edizione dei Testi e dall’Istituto Italiano degli Studi Filosofici. L’obiettivo di questa giornata è stato quello di gettare luce sui testi cristiani antichi andati perduti, creando un ponte tra le lingue orientali e la storia del cristianesimo. Sette studiosi, provenienti da diverse università italiane, hanno tentato questa impresa, mettendo a confronto le proprie competenze e metodologie riguardo ai testi.

Sever Voicu ha presentato una relazione sui testi patristici sottolineando che tra gli elementi di ostacolo alla trasmissione di tali testi va considerato, innanzitutto, il cambiamento del supporto – nel IV sec. c’è il passaggio dal rotolo al codice e molti libri non trasferiti sono andati perduti – e in secondo luogo il passaggio dalla maiuscola alla minuscola. Paolo Bettiolo ha tenuto una lezione sulla figura di Teodoro di Mopsuestia, uno dei grandi autori di riferimento della tradizione siriaca. È stato preso in considerazione sia il Teodoro teologo e la sua cristologia che quello esegeta, interprete della chiesa siriaco-orientale. Gianfrancesco Lusini ha parlato della tradizione letteraria etiopica che ha sempre seguito percorsi propri, non rientrando nei circuiti culturali e politici del Mediterraneo. Tito Orlandi ha posto alcuni problemi metodologici segnalando la necessità di partire da criteri obiettivi e in seguito ha analizzato la situazione dei manoscritti e della letteratura, indicando alcuni gruppi di testi interessanti (tra i quali cui le opere di Melitone, Pacomio, Shenute, Agatonico, Liberio). Bartolomeo Pironi si è soffermato sul contributo culturale offerto da una letteratura generata da autori arabo-cristiani e che va dalla apologetica alla teologia e filosofia, individuando una prima fase di traduzione delle opere dell’antichità e una seconda di produzione propria.

Per Giancarlo Rinaldi, organizzatore del convegno, in questo ambito di studi la speranza non va ricercata soltanto nelle nuove scoperte ma anche nella possibilità di far interagire la storia del cristianesimo con le diverse voci dell’Oriente cristiano. Il suo intervento ha analizzato alcuni testi andati perduti o di cui restano pochi frammenti tra cui l’apologia di Quadrato, l’apologia di Aristide, frammenti di Melitone o del Galeno antigiudaico e l’invettiva anti-cristiana di Frontone e di Porfirio. A chiudere i lavori è stata Anna Sirinian con una relazione sul contributo dell’armeno, a partire dai padri meditaristi, grandi protagonisti del salvataggio di opere greche, i quali inviavano in Europa i testi che erano riusciti a procurarsi. La Sirinian ha identificato tre periodi della lingua armena: quello aureo con la traduzione della Bibbia, quello argenteo con la traduzione delle opere patristiche e infine quello bronzeo in cui la lingua subisce un processo di grecizzazione diventando artificiale e incomprensibile senza il riferimento alla lingua tradotta.

Aniello Fioccola

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