Parco del Vesuvio a rischio parcumiera

 

Parco del Vesuvio a rischio parcumiera

Il Vesuvio

L'incredibile vicenda in un'intervista con Ugo Leone, presidente del Parco Nazionale del Vesuvio

A pochi giorni dall’avvio di Kill Pil, secondo modulo del Progetto OASI, abbiamo incontrato uno dei relatori: Ugo Leone, presidente del Parco Nazionale del Vesuvio e professore di Politica ambientale. Leone ha rimarcato più volte l’importanza e la necessità di una corretta comunicazione intesa come strumento fondamentale per sensibilizzare le persone alle problematiche ambientali.

In un’intervista di qualche tempo fa Lei ha dichiarato: “L’ambiente è una cosa seria”. Potrebbe spiegarci cosa c’è dietro questa sua affermazione?

"La mia dichiarazione nasconde la constatazione che in assoluto, in Italia, a livello centrale e governativo, come a livello di amministrazione, sia stata considerata la possibilità di occuparsi dell’ambiente nei periodi di vacche grasse e che poi si sia accantonata questa ipotesi, trascurando, l’attenzione e l’importanza delle politiche dell’ambiente. Questi interventi sono molto importanti, tanto più nei periodi di problemi come quelli che stiamo attraversando ormai da qualche anno, poiché possono diventare strumenti di politica economica, cioè capaci di innescare un processo virtuoso che crea anche occasioni di sviluppo e lavoro. Questo è ormai da anni considerato uno strumento importante anche negli ultimi programmi di azione comunitaria dell’Unione Europea.
Ho dichiarato che l’ambiente non è uno scherzo perché, in base a questa logica, quando si è dovuto affrontare il problema dell’assegnazione di Ministeri ambientali furono nominate persone ritenute, per così dire, marginali. Nella Regione Campania, si è dato per anni l’Assessorato all’Ambiente ad un partito, l’Udeur, che era considerato, per numeri e consensi, un partito marginale della coalizione, mentre invece quel partito, avendo capito l’importanza e colto l’occasione offertagli, ne ha fatto uno strumento di potere."

Stravolgimento degli ecosistemi, ricerca scientifica e comunicazione. In che rapporto stanno questi tre elementi per la salvaguardia del pianeta?

"La correttezza dell’informazione è uno strumento di eccezionale importanza per quanto riguarda le politiche dell’ambiente. Queste, a volte, sono intese come politiche di sacrifici nel senso che, per arrivare a buon fine, potrebbero incidere, in certi casi pesantemente, sugli stili di vita. Per questo motivo, una comunicazione errata, o comunque superficiale, con la quale non si riesce a far comprendere ai destinatari che questi sacrifici sono ben ripagati dai risultati, vanifica gli sforzi. Un esempio ricorrente e importante è quello che riguarda i temuti mutamenti climatici dovuti all’immissione in atmosfera di quantitativi eccedenti le naturali capacità di assorbimento dell’atmosfera dei gas serra. A questo proposito le politiche di riduzione di queste emissioni, richiedono, come conseguenza, dei mutamenti negli stili di vita.
Comportano, tra gli altri, una vera e propria rivoluzione nei modi di produzione industriale, nelle limitazioni nell’uso del trasporto su gomma e in quello di combustibili fossili nella climatizzazione artificiale degli ambienti. Tutto questo, si dice che non sia sostenibile economicamente per cui si ritarda ad adottare quelle pratiche che, previste anche dal protocollo di Kyoto, dovrebbero progressivamente ridurre le emissioni di anidride carbonica e di gas serra in atmosfera.
Il messaggio corretto è quello che veicola un’informazione con la quale si informa che il mutamento degli stili di vita, attraverso le pratiche che prima ricordavo, ha un risultato di eccezionale importanza: quello di salvaguardare la qualità dell’ambiente e di conseguenza della vita della gente che in quest’ambiente vive."

Come crede sia possibile sensibilizzare le persone verso un maggiore rispetto dell’ambiente? Quali sono i piccoli gesti dai quali ognuno di noi può partire?

"Noi siamo abituati a delegare a chi ci governa, a chi ci amministra, questi compiti, trascurando le piccole pratiche quotidiane di cui ciascuno di noi è portatore e responsabile. Il famoso Pensare locale e agire globalmente sottolinea come sia dal locale che si innescano interventi che hanno una ricaduta planetaria. Questi piccoli gesti quotidiani che vanno dall’incremento della differenziazione dei rifiuti alla riduzione del riscaldamento domestico a livelli più tollerabili, già danno un grande contributo ma è chiaro che devono essere incentivati anche da politiche governative. Il loro obiettivo è quello di dimostrare come tutto ciò abbia, non solo ricadute importanti, ma consenta anche di prendere atto che il nostro modello di sviluppo planetario è basato soprattutto sugli idrocarburi, una risorsa a termine: ma un termine che è domani e non lontano nel tempo.
Quindi, tutto quello che serve per risparmiare queste risorse in modo da allungarne artificialmente la vita utilizzando energie e materie prime di sostituzione, è un vantaggio per tutti: per la generazione presente, innanzitutto e immediatamente, ma soprattutto per quelli che vengono dopo di noi. Il concetto di sostenibilità è proprio questo: garantire a chi viene dopo di noi la stessa capacità attuale di soddisfazione dei bisogni."

Che cos’è la sostenibilità ambientale?

"Il concetto di sostenibilità è molto semplice. Si tratta di un concetto essenzialmente etico, nel senso che il nostro agire quotidiano deve essere rispettoso delle possibilità d’azione dei nostri figli, nipoti, pronipoti e delle generazioni future. Se noi oggi interveniamo con azioni che hanno un impatto negativo e irreversibile sull’ambiente, impediamo che ciò accada.
Se per la mia personale soddisfazione taglio un bosco, compio un’azione irreversibile per cui quel bene non potrà più essere usufruito da chi viene dopo di me. Questo è un esempio molto banale ma abbastanza significativo che vale per l’ambiente naturale ma anche per l’ambiente costruito."

Lei è presidente del Parco Nazionale Vesuvio che in questi ultimi mesi sta vivendo il pericolo della discarica. Per proteggere aree come questa sono richiesti accordi di tutela internazionali. Come siamo messi noi?

"C’è una legge, la 394 del 1991 che ha enormemente innovato, rispetto al passato, portando la protezione della natura in Italia ad oltre il 10% del territorio che è una percentuale elevatissima per un paese così fortemente urbanizzato come il nostro. Si tratta, quindi, di una legge molto importante. Il problema è che non sempre se ne tiene conto.
Nel caso specifico del Parco Nazionale del Vesuvio noi viviamo una palese contraddizione perché, oltre alla legge 394 che istituisce i parchi in Italia, ce n’è un’altra del 1995 che, rifacendosi a quella del 1991, istituisce il Parco Nazionale del Vesuvio vietando che al suo interno si possano realizzare opere impattanti negativamente sull’ambiente.
Lo smaltimento dei rifiuti che avviene in quel modo è espressamente vietato dalla legge, anche perché il nostro Parco è sito Unesco, area di interesse comunitario, zona di protezione speciale su cui vigila anche l’Unione Europea, affinché questa norma venga rispettata.
Il 23 maggio 2008, in deroga alle due leggi del 1991 e del 1995, si è stabilito che all’interno del Parco, in località Terzigno, potessero essere trasformate in discarica due cave esistenti: la Sari, attualmente in funzione e la Vitiello, che è eccezionalmente più ampia. Questo non solo è contrario alla legge, ma è una palese contraddizione perché lo Stato ha istituito il Parco e ci dà anche dei soldi – sempre di meno – perché quelle funzioni vengano espletate, dall’altra parte ci dice: «Siete una discarica di rifiuti»."

Dopo le proteste dei giorni scorsi da parte dei cittadini, qual è la situazione attuale e quali saranno le future prospettive per il nostro vulcano?

"Sul problema rifiuti sono abbastanza fiducioso sulla possibilità che la seconda discarica non si apra.
La Commissione Europea è stata severissima durante la sua visita presso la cava Sari, decidendo di bloccare l’erogazione di cinquecento mln euro che sarà possibile sbloccare solo se si dimostrerà di aver imboccato una strada più virtuosa. Per questo motivo è di fondamentale importanza vigilare.
Io stesso ho proposto una deroga alla legge che, dal gennaio 2010, ha stabilito la provincializzazione dello smaltimento dei rifiuti affinché si cerchino cavità e discariche all’esterno della Provincia. Si parla, infatti di provincialismo solidale, ovvero di spostare altrove, in altre province, i rifiuti napoletani: si tratterebbe di incentivare economicamente la solidarietà di quelle province che accettassero nelle loro discariche i rifiuti del capoluogo.
La legge impone che i rifiuti siano smaltiti in maniera differenziata: differenziare significa separare la frazione umida – che ammonta al 30% del totale – da quella secca. Si tratta di un processo molto importante perché i rifiuti organici, andando in discarica e di conseguenza in putrefazione, producono il percolato, un liquido altamente inquinante per la falda acquifera. L’umido arriva laddove lo smaltimento avviene in modo regolare, in impianti di compostaggio per poi essere trasformato in fertilizzante per l’agricoltura.
Per quanto riguarda il Parco Nazionale del Vesuvio, esso vive un periodo di grave crisi economica. I finanziamenti del Ministero dell’Ambiente sono sempre più ridotti e l’ultima finanziaria ha minacciato tagli del 50%. Lo scorso anno il finanziamento ammontava a 1.200.000 euro e se questa minaccia diventasse realtà, con 600 mila euro non potremmo neanche pagare gli stipendi dei pochi, ma valorosi, dipendenti del Parco."

Nel marzo scorso, sull’home page del sito web del Parco Nazionale del Vesuvio campeggiava la scritta “Chiuso per lutto” con foto dei sacchetti neri colmi di spazzatura che invadevano il patrimonio naturalistico dell’area Vesuviana. Che cosa l’ha spinta a questa provocazione?

"È stata la sollevazione popolare che già allora coinvolse anche i comuni limitrofi.
Si è trattata di una provocazione che abbiamo smesso quando le cose sembravano migliorare.
Ma non è finita qui. Un’ultima azione provocarotia risale a qualche settimana fa ed è ancora visibile sul sito www.vesuviopark.it dove, con un gioco di parole, si parla del Parco del Vesuvio come di una parcumiera poiché c'è il rischio che i rifiuti in faccia ai quali il Parco nazionale del Vesuvio aveva sbattuto la porta, entrino dalla finestra. La porta è la cava Vitiello data per non più utilizzabile come discarica; la finestra è costituita dalla minacciosa possibilità che la discarica Sari, attualmente in funzione e in via di saturazione, venga affiancata da una nuova cavità contigua all'attuale e sempre in area parco.
Sono entrambi gesti clamorosi che attirano l’attenzione pubblica e sottolineano la gravità della situazione."

Nel febbraio 2008 Lei è ritornato dopo 13 anni alla guida del Parco Nazionale del Vesuvio. Che cosa è cambiato rispetto alla sua prima esperienza?

"La mia prima esperienza è stata un esperimento pionieristico e molto faticoso perché non avevamo nulla. Successivamente le cose sono andate meglio con l’arrivo di importanti fondi e la situazione è visibilmente migliorata a cominciare dalle strutture ed infine nettamente migliorate con l’arrivo di contributi europei."

Etica, comunicazione e ambiente: sono integrabili tra loro questi tre elementi?

"Esiste una disciplina che prende il nome di etica ambientale, un contenitore in cui si individuano i migliori comportamenti possibili da tenere nei confronti dell’ambiente. Questo insieme di interventi e comportamenti virtuosi sarà realizzabile solo se saranno accompagnati e sostenuti da una corretta comunicazione in grado di convincere le persone a cambiare."

Chiara Pasquinucci

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