Peace Open Day: stare insieme per fare insieme

 

Peace Open Day: stare insieme per fare insieme

Locandina

Si è tenuto presso la sede di Palazzo del Mediterraneo il Peace Open Day, convegno organizzato dall'Orientale sul tema della pace, che ha visto la collaborazione e il coinvolgimento di studenti e professori

Napoli, 26 Maggio 2010 – La sede in Via Nuova Marina dell'Orientale ha ospitato il Peace Open Day, un evento molto colorato e dal messaggio forte, organizzato dalla professoressa Liliana Landolfi, docente di Lingua e linguistica inglese, in collaborazione con i suoi studenti del corso di Laurea Magistrale Interfacoltà in Lingue e Comunicazione Interculturale in area euromediterranea. Il convegno, svoltosi dalle 9:30 alle 18, ha inoltre visto la partecipazione di alcuni esponenti del corpo docenti delle Facoltà di Lettere e Filosofia e di Lingue e Letterature Straniere dell'Orientale di Napoli, tra cui i rispettivi Presidi, Amneris Roselli e Augusto Guarino, e il professore Maurizio Oberholtzer in qualità di moderatore.
Gli studenti della professoressa Landolfi hanno lavorato costantemente e in maniera efficiente per un'ottima riuscita dell'evento. La stessa docente infatti ha affermato che il progetto è nato come prova pratica per gli studenti del suo corso "per metterli alla prova e insegnargli a sviluppare quelle potenzialità che vanno oltre l'aspetto semplicemente didattico. Hanno imparato a tagliare e cucire, organizzare, lavorare a livello statistico, col power point ecc. Ognuno di loro ha proposto un'interpretazione personalissima della pace e lo ha fatto attraverso lavori preparati ed esposti interamente in lingua inglese. C'è stato rispetto e lavoro di condivisione in piena armonia e tutto è stato deciso come voce comune tentando di trovare ciò che soddisfacesse tutti".


Il primo progetto esposto, intitolato “The Language of peace”, è stato quello di Irene Paribuono che ha affrontato il tema del linguaggio della pace analizzando una lettera scritta da Madre Teresa di Calcutta e lo spot Telecom Italia in cui compare Gandhi, al fine di descrivere il rapporto che c'è tra pace e tecnologia.
Antonella D'Alessio ha poi seguito la collega con il suo “Education for all. Be on track, keep the promises”, in cui ha esposto un progetto proposto dalle Nazioni Unite, “Education far all” per l'appunto, che vede la collaborazione di due delle più importanti organizzazioni interazionali, l'Unesco e l'Unicef.
E' stato poi il turno di Salvatore Papaleo che in “Towards integration in schools” ha affrontato il topic dell'integrazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane e ha sottolineato l'importanza dell'insegnare loro ad inserirsi e a lavorare bene insieme ai colleghi madrelingua.
Antonietta Pagliaro in “Children and foreign languages” ha invece posto l'attenzione sulle lingue straniere e in particolare sull'insegnamento delle stesse ai bambini, siccome apprendere una lingua sin dalla più tenera età corrisponde all'avere un patrimonio considerevole nel e per il proprio futuro.
Chiara Pasquinucci ha poi continuato col suo progetto, “Trade not aid”, in cui ha parlato dell'importanza del commercio equo e solidale che a Napoli non è molto conosciuto e ha quindi proposto di istituire all'interno dell'università un bar che possa vendere agli studenti prodotti per questo tipo di commercio.
“Through colours: perceptions, symbols and meanings” è stato invece il titolo del progetto esposto da Luisa Lupoli, che si è occupata delle percezioni comunicative dei colori nel mondo oggettivo e soggettivo, parlando anche del test dello psicologo svizzero Lüscher che fornisce un'analisi della personalità individuale in base al colore che scegliamo, ed ha infine esposto le differenze simboliche dei colori che possono esserci nelle varie culture.
Raffaella Sbrescia ha invece parlato del suo “When the shouting is over. Non-verbal communication in football”, esponendo i risultati di una ricerca da lei fatta all'interno del mondo calcistico sui gesti di arbitri, allenatori e calciatori e sull'importanza che questa loro comunicazione non verbale ha a livello sportivo e culturale.
In “Be your size. Be yourself” Valeria De Felice ha invece trattato il tema della pace interiore che si raggiunge anche attraverso l'autostima, sottolineando quanto sia fondamentale stare in pace con se stessi e amare il proprio corpo, lontani dalle paranoie e dai disturbi alimentari.
Lara Money in “VAW: Violence Against Women” ha poi dato la sua definizione di pace che è riscontrabile anche in un mondo senza conflitti e diversità, compreso il sessismo, senza violenza e abusi sulle donne, ma con assoluto rispetto per il corpo e la personalità femminili.
Ancora Rita Vastarelli con un lavoro intitolato “Louder than words. Non-verbal communication in cinema” ha analizzato alcuni film per descrivere le caratteristiche della comunicazione non verbale all'interno del mondo cinematografico che è a tutti gli effetti uno strumento per dare messaggi di pace.
In “Words lie, your face doesn’t!” Sara Scognamiglio e Clelia Viti hanno invece trattato il tema della bugia e ricercato i modi in cui una persona può mentire, sia attraverso ricerche scientifiche che grazie all'analisi di un telefilm, Lie to me.
Infine Marialaura Eliani ha concluso le esposizioni con “Sounds good. From music to peace”, in cui ha descritto le tappe fatte dagli artisti durante i concerti per la pace, da Woodstock ai Live Aid and Earth, e ha analizzato alcune canzoni che parlassero dei concetti di pace, infanzia, condivisione, integrazione e popolo.
A far da cornice a questa giornata non sono mancati un buffet ad ora di pranzo con assaggi di cibi di varie nazionalità, una mappa colorata, pergamene con massime sulla pace e il fantastico tapestry, ossia un telone posto all'interno dell'aula sul quale era possibile lasciare l'impronta della propria mano dopo averla intinta con un un guanto nella vernice del colore prescelto.
Condivisione, colori, musica, allegria, organizzazione e professionalità sono stati dunque alla base di questo evento dai fini educativi e morali.

Marialberta Lamberti

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