Potere, paura, dominio. Ancora su Menzogna e Politica

 

Potere, paura, dominio. Ancora su Menzogna e Politica

Copertina de L'anomalia selvaggia, di Antonio Negri

Quarto appuntamento di Menzogna e Politica, il ciclo di seminari curato dalla professoressa Rossella Bonito Oliva

Napoli, 19 aprile 2012 – “La multitudo nella lettura di Negri” è il titolo della lezione tenuta da Vittorio Morfino ieri a Palazzo Giusso. L’incontro era il quarto appuntamento di Menzogna e Politica. Dopo le lezioni di Bruno Accarino sulle metafore animali, di Domenico Silvestri sulla genealogia dei termini riguardanti la menzogna e di Didier Contadini sul pensiero di Hanna, Spinoza e la lettura negriana del suo pensiero sono stati il tema dell’ultimo seminario. Morfino è ricercatore confermato di Storia della Filosofia presso l’Università Milano Bicocca ed è uno dei maggiori studiosi italiani del filosofo olandese, di Marx e Hegel.
Il filo conduttore del discorso di Morfino è stato il concetto spinoziano di multitudo. Si deve a Negri una valorizzazione di questo luogo della filosofia spinoziana che è diventato il cardine della corrente di pensiero detta post-operaista. Il filosofo e militante italiano ne fa uno dei concetti chiave del suo pensiero politico.
Attraverso un confronto diretto con i testi di Negri L’Anomalia Selvaggia, Spinoza Sovversivo e Il potere costituente Morfino traccia una linea che definisce la genesi di questo concetto in Negri. Un concetto importante perché sarà il tema della trilogia Empire, Multitude e Commonwealth scritta da Negri insieme a Michael Hardt. A questi tre libri il filosofo italiano deve il suo successo negli Stati Uniti diventando anche il padre spirituale dei movimenti cosiddetti no-global.
Come fa notare Morfino il concetto di moltitudine viene da una lettura ravvicinata dell’Etica e del Trattato Teologico Politico. In queste opere il filosofo olandese concepisce l’individuo come essere essenzialmente sociale: non come singolo ma in collettività. L’individuo può sviluppare la sua potenza di essere solo quando si relaziona con l’altro. Siamo del tutto al di fuori, come si vede, dell’homo homini lupus di hobbesiana memoria.
Negri individua il valore rivoluzionario di questo concetto. Bisogna tenere presente che negli anni in cui è composta L’Anomalia Selvaggia, pubblicato nel 1981, Toni Negri è rinchiuso nel carcere di Rebibbia a seguito dei famosi arresti del 7 aprile 1979 che decapitarono la sinistra extraparlamentare italiana e sono l’inizio simbolico del riflusso degli anni Ottanta.
L’Anomalia Selvaggia articola una riflessione su moltitudine, potere e potenza, una riflessione in qualche modo teorica sull’attività militante svolta fino a quel momento da Negri e dai suoi compagni. Il libro è anche un riconoscimento del carattere specifico del movimento. La potenza della moltitudine infatti secondo Negri, come fa notare Morfino, appare solo in alcuni istanti della storia, durante gli eventi di piazza o, ancora secondo Negri, durante la Comune di Parigi. Per tutto il resto del tempo, tale potenza della moltitudine, pur se esistente ontologicamente, è costretta dagli eventi storici a restare sottomessa al potere. Potenza e potere, per Negri si danno in relazione di opposizione. Mentre la potenza è libera espressione dell’essere, desiderio, vita, gioia e rivoluzione, il potere è paura e dominio. Negri in questo senso individua una linea di teorici del potere costituita da Hobbes Rousseau, Hegel a cui si oppone la linea costituita da Machiavelli, Spinoza e Marx. Tra questi due campi opposti, il potere e la potenza, ha luogo quella che Morfino chiama la disarticolazione tra ontologia e storia. Significa che la potenza sebbene esista ontologicamente è condannata ad essere messa in secondo piano dal divenire storico e dai rapporti di potere esistenti
Morfino non si limita a compiere una ricognizione genealogica sulla declinazione negriana dei concetti di moltitudine, potere e potenza. Lo scopo del suo intervento è infatti di confrontarsi criticamente con questi concetti. Dal concetto di moltitudine negriana emerge, secondo Morfino, un aspetto paradossale per cui la manifestazione di tale moltitudine dovrebbe avvenire in un ambiente vuoto e privo di rapporti di forza già dati. Secondo lo studioso si tratta di una lettura fuorviante perché non prende in considerazione i rapporti di forza economici e sociali esistenti. E per questo poco realistica e molto utopica.
L’incontro è stato un denso momento di riflessione, e ha dimostrato ancora una volta il valore culturale dell’iniziativa Menzogna e Politica.

Salvatore Chiarenza

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