Raimondo di Sangro, l'uomo al di là del mito
Raimondo di Sangro, l'uomo al di là del mito
Mercoledì 17 novembre si è concluso il convegno Ragione e Mistero, ultimo evento di una lunga serie di celebrazioni che si sono susseguite nel corso dell'anno per celebrare i 300 anni dalla nascita del VII Principe di Sansevero
A seguito delle precedenti giornate, dedicate all'attività militare, letteraria e scientifica di Raimondo di Sangro, l'ultimo incontro del convegno Ragione e Mistero è stato dedicato alla figura umana del Principe, ed alla sua sfera più intima e meno conosciuta. Personalità solitamente ricordata per le tante leggende e voci sul suo conto, scopriamo un uomo dall'indole conciliante e responsabile, affettuoso e fedele nell'ambito coniugale e prototipo di ciò che oggi potremmo chiamare un imprenditore di se stesso. Il primo intervento di Domenico Cerere, dottore di ricerca in Storia dell'Europa moderna e contemporanea presso l'Unniversità di Bari, ha dimostrato come il Principe fosse uno scrupoloso amministratore del patrimonio della sua famiglia. Il patrimonio alla base di tutte le sue attività e imprese artistiche, versava in condizioni disastrose a causa della dissennata condotta dei suoi antenati. Eppure il Principe, dimostrando un senso pratico che non si sospetterebbe in un uomo da sempre dipinto come completamente assorbito dalla sua sete di sapere e dai suoi studi, riuscì a proteggere le casse della famiglia ed a far giungere intatto il patrimonio ai suoi discendenti. La relazione successiva della dottoressa Flavia Luise, ricercatrice confermata presso la cattedra di Storia moderna dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, ha fatto luce su una figura da sempre messa in ombra dalla grandezza del marito: Carlotta di Sangro, principessa di Sansevero. Fedele sposa per ben quarant'anni di matrimonio, fu una donna di grande intelligenza e cultura, amante delle arti ed in particolare della musica, degna compagna di un uomo dalle conoscenze cosi vaste e dai molteplici interessi. Una complicità solida e sincera, interrotta soltanto dalla morte di Raimondo di Sangro, alla cui scomparsa Carlotta si ritrovò a dover reggere sulle sue spalle la famiglia, facendo fronte ai mille affanni dovuti alla non facile condizione economica del casato. Ha seguito, poi, la relazione della professoressa Fiammetta Rutoli, docente di Lingua italiana presso l'Università degli studi di Napoli "L'Orientale", che ha illustrato un lato spesso sconosciuto del Principe: la sua attività di letterato, con il nome di Esercitato, all'interno dell'accademia della Crusca. Dall'esame della sua fitta corrispondenza con i maestri dell'accademia, emerge la figura di un giovane ambizioso, determinato e sinceramente interessato al dibattito in pieno corso in quegli anni riguardo al tema dell'evoluzione dell'Italiano e del suo uso. A conferma della sua attività letteraria, la pubblicazione della sua famosa Lettera Apologetica, stampata nel suo laboratorio tipografico privato, laboratorio oggetto della relazione conclusiva del convegno, ad opera del dottore Aniello D'Iorio, laureatosi in scienze politiche presso l'Università degli Studi Federico II. La sua ricerca, tramite le più recenti ricostruzioni, dimostra come la stamperia del principe fosse una fucina straordinariamente attrezzata, in grado di competere in qualità con le stamperie reali e le più famose stamperie europee. Ben più di un semplice e costoso capriccio, la tipografia fu utilizzata dal Principe per dimostrare che "anche al sud si può far bene, se si vuole". Un messaggio ancora molto prezioso ed attuale, oseremmo dire.
Michele Trocchia