Sakineh e le altre
Sakineh e le altre
Francesco De Sio Lazzari: "Il regime iraniano? Ricordo ancora gli errori di Foucault!"
A quanto ha scritto l’amico e collega Alberto Manco – e che condivido per intero – vorrei aggiungere qualche rapida considerazione.
In alcuni momenti la coscienza democratica degli occidentali si risveglia e prende posizione, per esempio, contro la pena di morte (per lapidazione) comminata a Sakineh. In altri casi, invece, si tende a sottolineare che ogni cultura ha il diritto di essere se stessa, e che tutte le culture devono essere rispettate per ciò che sono.
Ciò pone un problema delicato (direi: fondamentale), che si può riassumere in un semplice interrogativo. Tutte le culture vanno rispettate anche quando alcune delle loro idee religiose e morali sono in contrasto con le conquiste della coscienza umana? Con i diritti umani? Quando negano, cioè, il rispetto degli altri e delle loro scelte di vita?
Si può accettare una cultura che condanni a morte una donna “adultera” o i gay? La vicenda di Sakineh colpisce, giustamente, ma credo che vivere in un Paese dominato da religiosi sia una tragedia quotidiana per moltissime persone.
Vorrei ricordare che fu esemplare l’errore di un celebre intellettuale della sinistra francese, Michel Foucault, nonostante la grandezza della sua opera. Fu favorevole alla rivoluzione khomeinista, perché questa andava contro il potere autocratico dello Scià.
Anche io ero contro lo Scià: contro il potere di un solo uomo e della sua polizia politica. Ma nessuno allora (eravamo nel 1979) ricordò la “rivoluzione bianca” dello Scià negli anni Sessanta: la riforma agraria e sociale che aveva espropriato molti beni di manomorta, controllati dalle gerarchie religiose, e che aveva introdotto un certo numero di riforme laiche.
Il Corriere della Sera, diretto allora da Franco di Bella, inviò a Teheran come corrispondente proprio Michel Foucault il quale pubblicò una decina di articoli, in una rubrica dal titolo Taccuini persiani. Articoli a senso unico, che coglievano soltanto il positivo di quanto stava accadendo (poi raccolti nel volume Taccuino persiano, a cura di Renzo Guolo e Pierluigi Panza, Guerini, Milano, 1998).
Mi limiterò a un solo esempio, che fa capire bene quale fosse la posizione di Foucault. Commentando il proposito espresso da Khomeini di realizzare un “governo islamico”, Foucault scriveva che «nessuno in Iran intende un regime politico nel quale il clero svolga un ruolo di guida o di inquadramento. […] Per quanto riguarda le libertà, esse saranno rispettate nella misura in cui il loro uso non nuocerà al prossimo; le minoranze saranno protette e libere di vivere a modo loro [sic!], a condizione di non danneggiare la maggioranza; tra l’uomo e la donna non vi sarà disuguaglianza, perché vi è una differenza di natura. Per quanto concerne la politica, che le decisioni siano prese a maggioranza, che i dirigenti siano responsabili dinanzi al popolo e che ciascuno, com’è previsto dal Corano, possa alzarsi e chiedere conto a colui che governa [!!!]».
Oggi, tutto quanto scriveva Foucault sul khomeinismo e sul regime che si stava instaurando appare stupefacente.
Foucault prevedeva, nell’Iran, la libera e gioiosa affermazione di una “spiritualità politica”! Oggi siamo tutti giustamente impegnati a opporci alla condanna di Sakineh.
Ma dovremmo ricordare anche quali e quanti siano stati gli errori degli intellettuali occidentali, quanto ha pesato un malinteso anti-occidentalismo, una non meditata apertura alle culture altre.
Un’ultima osservazione. Non credo che possa esserci alcuna rivoluzione democratica, oggi, che nasca da un movimento religioso. Ogni movimento religioso è carico della propria fede e dei propri dogmi… Religione e democrazia? È molto difficile. Anche in Italia – pur se in ben altro modo – avvertiamo spesso il peso della Chiesa, ed è giusto denunziare le troppe ingerenze delle gerarchie cattoliche.