Sociolinguistica migratoria. Una storia di koinè e dati

 

Sociolinguistica migratoria. Una storia di koinè e dati

Donne baggara

Napoli, 30 marzo 2010 – Ė terminato ieri il seminario Contatto di varietà e livellamento dialettale in Arabo, ciclo di incontri della Scuola Dottorale di Studi Orientali ed Africani dell’Università degli Studi di Napoli "L’Orientale"

Gli interventi del 27 e 28 marzo hanno rivisto la storica collaborazione dell’ateneo partenopeo con l’Institut National des Langues et Civilisations Orientales (INALCO), istituzione francese a carattere scientifico, culturale e professionale con la vocazione per l’insegnamento delle lingue dell’Europa Centrale e Orientale, dell’Asia, dell’Oceania, dell’Africa, delle Americhe. Conosciuto anche con il nome di Langues O’, l’INALCO affianca all’approccio accademico la conoscenza della/e diversità – attribuendone valore d’unicità nel moderno paesaggio della mondializzazione.
Questione all’ordine del giorno: l’evoluzione di lingue e dialetti in contesti migratori arabofoni. Più specificatamente: Livellamento, accomodazione, koinè a partire del caso dell’arabo maghrebino in Francia (Alexandrine Barontini, INALCO, Parigi) e Livellamento dialettale in arabo Baggāra del Kordofan (Stefano Manfredi, Dottorato in Africanistica all’Orientale).
Con una prima introduzione circa le definizioni più diffuse sulle tematiche di koinè (Siegel) e accomodation (Auer) Barontini fa largo uso di osservazioni empiriche, esperienze e dati, conversazioni registrate su nastro per provare – nei casi sociolinguistici di convergenze interpersonali o dialettali a luogo-termine – l’interferenza del francese in parlanti arabofoni. Molti casi dimostrano che l’arabo maghrebino è ancora trasmesso nelle famiglie, per fattori sia interni che esterni che ne favorisco così la trasmissione (processo dinamico da intendersi non solo di tipo intergenerazionale) e l’acquisizione – probabilmente risultato di una domanda, di una volontà di ri-appropriazione della memoria familiare.
Si conclude che l’arabo maghrebino degli immigrati in Francia non ha perso di vitalità sociale. Lingue e culture possono vivere una sorta di rivitalizzazione. Anzi, il fatto che l’arabo maghrebino possa considerarsi una lingua di Francia, non più in bilico tra due culture ma come fenomeno di un cambiamento in seno alla società francese stessa, può sviluppare – al fianco di pratiche strettamente vernacolari – usi veicolari che richiamano a quella forma di pluralità se non addirittura di divisione sullo spazio pubblico. Attori di questo fenomeno restano i parlanti giovani, forti di creatività e nuova vitalità socio-linguistica.
La seconda parte dell’incontro chiarisce invece i fenomeni di mixing e livellamento dialettale in arabo Baggāra del Kordofan, ex provincia del Sudan centrale – tra il Nilo e il Dār Fūr. In piena terra di mezzo tra varietà arabo-sudanesi occidentali e orientali, l’arabo dei Baggāra (da *baqar, etichetta socio-economica per i vaccari) vive la coesistenza di fattori linguistici di diversa origine dialettale all’interno di una nuova comunità ove il processo di livellamento verso il sudanese standard si vede favorito dalla predominanza del fenomeno di urbanizzazione. Avvalendosi dello strumento socio-linguistico del continuum, e certificato il livellamento dialettale – a livello fonologico e morfo-sintattico – come processo di diversità linguistiche a contatto (caso della migrazione), Manfredi evidenzia tra le implicazioni sociali il sistema di produzione agro-pastorale (transumanza annessa).
Nonostante il Sudan si presenti dialetticamente più omogeneo di altre realtà (non a caso si parla di koinè generalizzata) e il movimento centripeto normalizzi in gran massa lo spostamento dal rurale all’urbano, è proprio l’interagire di gruppi periferici nel mondo arabo e il loro sistema di produzione tradizionale a permettere al dialetto di non sparire del tutto.

Claudia Cacace

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