Speciale Cuma: la parola a studenti e dottorandi

 

Speciale Cuma: la parola a studenti e dottorandi

Abbiamo fatto qualche domanda ai collaboratori di Matteo D'Acunto

Quali sono le vostre impressioni riguardo quest’esperienza?
 
Vincenzo e Mariafrancesca: "Siamo stanchi ma contenti e soddisfatti perché è quello che abbiamo desiderato fare da sempre."
 
Ippolito: "La mia esperienza è particolare poiché io sono l’unico studente dell’Università degli Studi di Napoli Federico II: ho saputo che c’era la possibilità di scavare con il professore D’Acunto, mi è sembrata un’esperienza fantastica e ne ho subito approfittato.Il posto è bellissimo, starei qui anni, amo lavorare a contatto con la terra ma in futuro vorrei fare l’archeologo subacqueo. Sono convinto che nella vita occorra passione, ma se mi guardo intorno vedo molte persone che stanno qui senza amore per quello che fanno e per il luogo. Io sono di Bacoli e vorrei valorizzare la mia città; sono dell'opinione che ciò che viene portato alla luce debba essere poi mostrato al pubblico per incrementare il business e quindi il turismo. Al contrario qui gli introiti sono pari a zero. Per non parlare poi della scarsa manutenzione dei monumenti e dell’assenza totale di uffici turistici."
 
Gaia e Mariangela: "In questo momento siamo in fase di interpretazione di alcuni ambienti che non hanno ancora una definizione ben precisa. Inoltre stiamo cercando di dirigere gli studenti alle prime armi che hanno sicuramente tanta voglia di fare e si emozionano per ogni rinvenimento: ad esempio ha destato molto interesse il ritrovamento di alcune bottiglie di birra che risalgono all’occupazione degli americani, durante la seconda guerra mondiale. L’unica cosa che ci preoccupa è che gran parte di questi studenti in futuro si ritroveranno in un clima di incertezza lavorativa."
 
Laura: "Sono laureanda in Archeologia Greca e lavoro già da quattro anni qui a Cuma. In questo momento sono vice responsabile del magazzino dove ci occupiamo della siglatura e della classificazione degli oggetti rinvenuti, ma anche della loro eventuale ricostruzione.2
 
Dottoressa Nadia Sergio: "Sonodottoranda all'Orientale. La mia missione è iniziata nel 1999 con il professore D'Agostino e continua oggi con il professore D’Acunto. Ci stiamo occupando dell’identificazione di alcuni ambienti con l’aiuto degli studenti: il nostro obiettivo è formarli e renderli indipendenti affinché, quando avranno rapporti con le sovrintendenze e le cooperative, siano in grado di gestire una documentazione completa. Ci riteniamo abbastanza soddisfatti: i ragazzi sono molto responsabili e seri ma soprattutto curiosi. Lavorano duro pur sapendo che il futuro non riserva loro grandi sbocchi lavorativi."
 
Dottoressa Francesca Romana Cappa: "Sono responsabile del settore 32, rinvenuto nel 2009. La parte più interessante dello scavo è sicuramente la didattica. Il nostro lavoro procede lentamente per cercare di insegnare agli allievi tutto ciò che riguarda il lavoro dell’archeologo: la pratica è ciò che resta più impressa. Dal punto di vista dello scavo-scuola L'Orientale è sempre stata una delle poche università che offre la possibilità di fare questo tipo di esperienza. Certo, bisogna mandare avanti il cantiere e quindi non è semplice seguire tutti gli studenti allo stesso modo, ma ognuno di essi ha la possibilità di fare esperienza."

 

Vedi anche:
Speciale sullo scavo archeologico dell'Orientale a Cuma nella rubrica Eventi e convegni
Lo scavo di Cuma: abbiamo intervistato il direttore, Matteo D'Acunto nella rubrica Interviste

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