Spezzarsi ma non piegarsi: ascolta le parole di Si Mohand

 

Spezzarsi ma non piegarsi: ascolta le parole di Si Mohand

Fonte: Wikipedia

Il celebre verso riprodotto in berbero con il commento audio di Anna Maria Di Tolla. Una nuova iniziativa del Web Magazine dell'Orientale per la diffusione e il commento di alcuni celebri detti.

 

 

 

 

 

A nerreẓ wal’ a neknu (Si Mohand)
Mi spezzo ma non mi piego

Nel mondo berbero, il motto A nerreẓ wal’ a neknu (Mi spezzo ma non mi piego) è molto noto ed è associato ai famosi versi del poeta berbero Si Mohand ou-Mhand (1848-1905), tra i più popolari in Cabilia (regione dell’Algeria), esempio di poeta chiaroveggente che padroneggiava con particolare abilità la facoltà di comunicare. Autentico poeta “maudit”, fu precipitato con la sua famiglia nella miseria e nell’abiezione nel 1871, anno dell’annientamento, da parte dei colonizzatori francesi, della resistenza berbera nella regione. Dotato di un’arte eccelsa, riesce ad esprimere in versi il malessere suo e di tutto un popolo.

In questo verso, A nerreẓ wal’ a neknu (Mi spezzo ma non mi piego) il poeta esprime il suo orgoglio per la propria cultura e preferisce essere maledetto piuttosto che lasciarsi piegare dal potere coloniale. La stessa citazione viene ripresa nel 1945 nel canto “berbero-nazionalista” Ekkr a mmi-s Umazigh (“Alzati, o figlio di Amazigh!”) da parte di Idir Ait Amrane, allo scopo di spronare nei berberi la consapevolezza della propria identità e delle proprie radici storiche. 
In Algeria, a seguito delle lotte per la rivendicazione identitaria, basata sul riconoscimento della lingua e della cultura berbera, questa frase è divenuta lo slogan della Primavera berbera del 1980. I versi di Si Mohand ed in particolare il motto A nerreẓ wal’ a neknu (Mi spezzo ma non mi piego) sono stati la guida, l’orientamento per molti militanti e poeti-cantanti contemporanei, tra i quali Sliman Azem e Matoub Lounès.

 

A nerreẓ  wal’ a neknu

Mi spezzo ma non mi piego (Si Mohand)

 

Giuro, da Tizi Ouzou
Fino al colle dell’Afkadou
Nessuno di quelli mi comanderà
Mi spezzo ma non mi piego 
preferisco essere maledetto
in un paese governato dai ruffiani
L’emigrazione è il mio destino
per Dio, meglio l’esilio
che la legge dei porci.
 
 
 
 
 

Qualche riferimento bibliografico

ADLI, Younes, 2001, Si Mohand ou Mhand. Errance et révolte, Méditerranée, Paris.
BOUAMARA, Kamel, « Si-Mohand-ou-Mhand », Hommes er femmes de Kabylie, INA-YAs, Édisud, Paris, t. I, pp. 192-195.
BOULIFA, Si Ammar b. Said, 1990, Recueil de poésies kabyles, Présentation par T. Yacine, Awal, Paris-Alger.
CANCIANI, Domenico, 1991, Le parole negate dei figli di Amazigh. Poesia berbera tradizionale e contemporanea, La Colchide, Piovan editore.
HANOTEAU, Adolphe, 1867, Poésies populaires de la Kabylie du Djurdjura, Paris.
DERMENGHEM, Emile, 1951, “La Poésie kabyle de Si Mohand-ou-M’hand et les Isefra », Documents algériens, Séries-culturelles, n° 57.
FERAOUN, Mouloud, 1960, Les Poèmes de Si Mohand, Edition de Minuit, Paris.
MAMMERI, Mouloud, 1969, Les isefra de Si-Mohand, Maspero, Paris.
 

Valentina Russo

Audio

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