Tra graphic novel e fumetto: una definizione da fare

 

Tra graphic novel e fumetto: una definizione da fare

Copertina di un libro dedicato all'Eternauta

Antonio Scuzzarella, direttore editoriale di 001 Edizioni: intervista su un settore molto vitale. E i grandi editori se ne sono accorti bene...

Antonio Scuzzarella, come si muovono le case editrici rispetto alla distinzione tra fumetto di genere e graphic novel?

Il fumetto ha oltre cent'anni di vita, la declinazione dellagraphic novel è relativamente giovane, il pubblico ha recepito questa novità ed in che modo? E come si sta muovendo l'editoria italiana? In alcuni casi, in particolar modo le case editrici maggiori hanno poca coscienza delle differenze tra fumetto di genere e graphic novel e mescolano un po' le cose.

Che riscontro di pubblico ha il fumetto con le sue evoluzioni? Avendo ormai smesso i panni di mezzo di nicchia e avendo allargato il suo target, adesso chi ne costituisce il pubblico?

Il fumetto non è mai stato un medium di nicchia, anzi è stata una delle forme più popolari di letteratura del ventesimo secolo, fino agli anni Settanta si vendevano in Italia milioni di fumetti al mese, più che di nicchia parlerei di isolamento culturale. Solo nell'ultimo ventennio con critici come Oreste Del buono, Umberto Eco e autori come Eisner e Spiegelman è iniziata questa riscossa culturale che dura tutt'ora e che identifica il fumetto non solo più come prodotto di intrattenimento. La graphic novel ha aiutato a raggiungere un pubblico indifferenziato, è uscito dal target “per ragazzi”, è diventato adulto, anche se adulto lo era in realtà da decine d'anni, anzi direi dagli inizi, Krazy Katdi George Herriman è letteratura e che dire di Winsor Mc Cay con Little Nemo. Negli ultimi anni, direi quindici anni, con il consumo sempre più intenso del fumetto giapponese - anche aiutato dalle serie animate trasmesse in TV - è stato attirato un pubblico nuovo come quello femminile che dal fumetto si era sempre tenuto lontano.

Quali sono le ragioni della crescente distribuzione?

Il fumetto è un mezzo giovane, diretto, che ha ampi margini di crescita e dal punto di vista economico, le grandi corporation editoriali hanno visto possibilità di guadagno interessanti, tra acquisizioni e collane dedicate lo spazio nelle librerie è aumentato negli ultimi cinque anni, alcuni dati di vendita sono confortanti ma la strada è ancora lunga, vedo carenti le librerie indipendenti che dedicano al medium poco più di uno scaffale. È positivo questo movimento, ma non bisogna sbagliare le mosse, il pubblico si aspetta molto e spesso alcuni editori poco seri cercano di spacciare come buon fumetto cose che non lo sono, o che sono degli ibridi senz'anima.

Ci sono mezzi particolari o strategie per avvicinare nuovi lettori al “mondo fatto a strisce”?

Ogni casa editrice ha le sue politiche di marchio e di marketing. Le ricette sono diverse, come direttore editoriale della casa editrice 001 Edizioni vogliamo raggiungere il lettore a 360° gradi, non amiamo la specializzazione ma tendiamo ad essere editori generalisti, quindi abbiamo collane mainstream di genere: giallo, fantasy, sf, horror ma anche una linee di graphic noveled una legata alla denuncia sociale.

Produciamo direttamente molte delle nostre graphic novel, privilegiando soggetti poco battuti, questo credo sia uno dei mezzi per attirare il lettore, tra le nostre ultime proposte una graphic novel sul paradosso degli infiniti ed una biopic - dalla contrazione di biographic picture, ossia una pellilola biografica (n.d.r.) - su Elizabeth Siddal, musa dei preraffaelliti inglesi.

Per comunicare con i lettori utilizziamo le opportunità date dai social network, si possono creare dei “movimenti” di interesse su determinati titoli con compagne verticali dirette al target scelto o che reputiamo possa essere interessato a quel determinato titolo.

Cosa pensa della tendenza che specie negli ultimi anni, dopo il successo di saghe quali Batman, Spiderman, Superman, e la distribuzione di fumetti sotto forma di animazione, ha portato ad adattare le “strisce” al mondo cinematografico? Ci fa un esempio, a suo parere, di trasposizioni riuscite che hanno incrementato il successo di un prodotto?

È una tendenza sopratutto nordamericana e orientale, in Europa assistiamo a pochi esempi. In Francia con Largo Winch ad esempio, mentre in Italia è da ricordare il Tex di Duccio Tessari e i vari Diabolik e Satanik. Penso che il fumetto superoistico si adatti bene per trama e contenuti alla costruzione di blockbuster con effetti speciali di classico taglio hollywoodiano, i characterssono così conosciuti che gli studiosrisparmiano molto in spese di promozione e marketing, chi non conosce Superman o Spiderman? Che ci sia un travaso o meglio un aumento di lettori in Italia è difficile da dimostrare, i dati di vendita degli editori sono uno dei segreti meglio custoditi, si assiste di certo ad un trascinamento di interesse. Ci sono state delle eccellenze di risultati di cui sono a conoscenza, l'animazione di Persepolise il film diWatchmen hanno trainato moltissimo i libri originali. In altri casi i risultati sono stati modesti, spesso perché il pubblico non sapeva che il film era l'adattamento di un fumetto, penso ad Era mio padre di Sam Mendes che era basato su un fumetto di Max Allan Collins.

Ci fornisce una sua particolare visione della Graphic novel? Quali le caratteristiche che la caratterizzano? Si può ancora parlare di fumetto, secondo la vecchia concezione?

Ci vuole molto più di una risposta ad una domanda in una intervista. Siamo all'anno zero, c'è ancora molto da sperimentare, sono convinto che la graphic novel costituirà l'innovazione più importante della letteratura in questo scorcio di XXI secolo. Non parlerei di caratteristiche, non parlerei di formati o di regole sintattiche, preferisco girare il punto di osservazione rivolgendolo al lettore, a come il lettore si pone di fronte ad una graphic novel. C'è differenza tra Dylan Dog Maus, si percepisce, il lettore la percepisce ma è comunque fumetto, le regole di lettura sono le medesime.

A suo parere, qual è stato il fumetto, personaggio o addirittura disegnatore che con la propria originalità ha cambiato il panorama degli ultimi anni?

Se limitiamo lo sguardo all'Europa senza dubbio autori come Igort, Angel de la Calle, Sfar e Prado hanno costruito tanti possibili percorsi, tutti attuabili, della narrativa disegnata.

Secondo la sua esperienza, cosa fa di un semplice prodotto un grande successo? Su cosa, in altre parole, investirebbe una casa editrice per lanciare un nuovo soggetto?

Non esiste una regola precisa, se la scoprissi comunque non la direi troppo in giro. A parte lo scherzo credo che attualmente il pubblico generalista possa essere affascinato dallo sguardo inedito che il fumetto sa dare della cronaca, dell'attualità e su come sa rileggere gli eventi e le vite del passato. Il nostro più recente libroSaltare il Muro di Maximilien Le Roy, racconta con una poeticità e con pochi segni una situazione complessa come il conflitto israelo/palestinese, che ho trovato difficilmente in opere in prosa.

Il talento, l’avanguardia di un’idea, la prospettiva futuristica non sempre vanno di pari passo con il momento storico: ci fa un esempio di rivalutazione di un artista non apprezzato dai suoi contemporanei?

In Italia l'esempio più eclatante è Hugo Pratt, mi ricordo bene non molti anni fa i suoi libri che erano svenduti nei remainder e nei mercatini a poche lire (l'euro non esisteva ancora); non piaceva ai lettori dell'epoca, solo a una piccola nicchia, ma come era possibile non amare laBallata del mare salato? Poi, conil successo in Francia, da popolo un po' esterofilo, quale è quello italiano, abbiamo imparato ad apprezzarlo. E quelle edizioni tanto vituperate adesso sono vendute a peso d'oro dagli antiquari.

Come si è avvicinato a questo mezzo di comunicazione?

Nel modo più semplice, comprando fumetti da bambino, scambiandoli con gli amici, ma se da ragazzini in pieni Settanta la lettura dei comics era ammessa come divertimento, da adolescente la cosa era più complicata, la scuola osteggiava i fumetti, le biblioteche non avevano settori adeguati, la realtà stessa imponeva ai giovani di abbandonare il fumetto per letture più consone alla loro avvenuta maturazione. Ho resistito.

C’è una relazione tra fumetto ed ecologia?

Amplissima. La tematica ecologica è molto viva nel fumetto. Pensiamo ad un personaggio seriale come Mister No ideato da Sergio Bonelli, in cui si metteva in luce il problema della distruzione della foresta amazzonica. Il genere postapocallitico, della Terra distrutta per la follia dell'uomo, proponeva in maniera chiara il messaggio che l'uomo non è il padrone della Terra ma solo un suo occupante temporaneo.

Il suo fumetto preferito? Nel passato e nel presente.

L'Eternauta di Oesterheld e Solano Lopez, in tutti e due i tempi. Nel passato, perché Oesterheld ha saputo creare una storia di fantascienza chiaramente anticipatrice non soltanto dei temi del fantastico: l'invasione aliena, la lotta per la sopravvivenza, ma anticipatrice anche di un periodo della storia dell'Argentina, quello della dittatura di 15 anni successivo. Nel presente, perché ho lavorato nell'ultimo anno alla curatela dell'edizione dell'Eternauta presentata da 001 Edizioni al Salone 2011 del Libro di Torino, una edizione filologicamente corretta, che ripristina il formato originale e che si è avvalsa di nuove digitalizzazioni prese dalle tavole originali. È una edizione rinnovata, una fenice.

Claudia Di Perna

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