Un tavolo ed una sedia per il banchetto ittita

 

Un tavolo ed una sedia per il banchetto ittita

Simonetta Graziani e Annamaria Polvani

Il quarto appuntamento del ciclo dottorale Banchetto e cerimonialità nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo antichi ci ha portato nel mondo ittita tra banchetti profani e sacri

Uno dei testi più famosi che ci sono giunti dal mondo ittita, e che apre la conferenza Il banchetto nei testi mitologici ittiti della professoressa Annamaria Polvani dell'Università di Firenze, è la cosiddetta Cronaca di palazzo. Questo purtroppo è un testo di difficile datazione e soprattutto di difficile interpretazione: raccolta di aneddoti legati alla famiglia reale, a dignitari e a funzionari, sinora è stato considerato come un testo d'ammonimento, data la natura di alcuni racconti. Più recentemente è stata avanzata la teoria che questi racconti servissero da intrattenimento durante i banchetti.
In un frammento del testo, parlando degli invitati alla festa, si specifica che per loro erano stati posti una sedia, un tavolo ed un piatto: queste poche righe sono l'unica attestazione di banchetto profano in ambito regale e soprattutto rendono l'idea dell'allestimento dello stesso.
Nei testi profani la parola banchetto è usata molto raramente. La locuzione ittita più frequente indica “l'annunciare il mangiare, l'andare a mangiare e bere”.
Oltre che in vita, il sovrano banchettava anche dopo la morte: i funerali ittiti si prolungavano per 14 giorni e nel corso delle celebrazioni si svolgevano quattro o cinque banchetti diversi. Il convitato principale era il defunto, rappresentato all'inizio da una statua, sostituita poi dall'urna funeraria che conteneva le ceneri del re. Probabilmente partecipavano al pranzo tutte le persone che avevano gestito le cerimonie funebri.
Altre notizie si possono ricavare dai testi mitologici sia di origine anatolica che straniera. Non ci sono purtroppo maggiori dettagli sulla cerimonialità conviviale ittita – anche qui si parla solo di un tavolo ed una sedia – ma i racconti dei vari miti permettono di capire com'era interpretato dalle divinità il momento del pasto. Si possono distinguere vari di tipi di banchetto. Per esempio, quello usato come stratagemma: il Dio della tempesta fece organizzare una festa per far ubriacare il mostro Illuyanka che così non riuscì a tornare nella sua tana e poté essere ucciso. Dopo la scomparsa di una divinità, il banchetto serviva come metafora dell'incapacità di continuare a vivere a causa dell'alterato ordine delle cose – ci si ubriacava per dimenticare l'angoscia e l'ira. Un'altra tipologia era il banchetto in contesto non festivo. Leggendo il mito di Ḫedammu si capisce che la divinità per consumare il banchetto aveva bisogno di una situazione di pace e tranquillità: il dio, preoccupato per la nascita del mostro, si rifiuta di sedersi al tavolo che gli è stato appena portato. Il tema del rifiuto si ritrova nel mito di Ullikummi, arricchito però dai dettagli dei preparativi: cibi cotti pronti in tavola, musica d'accompagnamento, cuochi che portano le pietanze e forse partecipano al banchetto, coppieri che servono il vino, personale di servizio addetto all'allestimento della sala – un ciambellano per la sedia, un addetto per il tavolo.
Presumibilmente non esisteva un luogo specifico per il pranzo, di volta in volta si sceglieva una sala o anche il giardino, in cui il personale sistemava il tavolo e le sedie; la poca sontuosità del rituale si riscontrava anche sulla tavola, date le poche stoviglie e i cibi semplici – pane, zuppe, formaggi, raramente pesce, molta carne sia d'allevamento che di cacciagione e bevande alcoliche. A causa della scarsa documentazione in merito, tra l'altro non sempre fedele alla realtà, purtroppo è ancora difficile stabilire altri punti fermi oltre questi riguardo il rito del banchetto ittita.

Francesca Ferrara

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