Una nave di sopravvissuti: testimonianze in giro per il mondo
Una nave di sopravvissuti: testimonianze in giro per il mondo
L’incontro in memoria delle vittime delle stragi atomiche in Giappone
I sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki protagonisti di questo lungo viaggio sono nove. Hibakusha è il nome che li contraddistingue per essere stati ufficialmente nominati dal governo Giapponese Ambasciatori per un mondo senza armi nucleari.
Il lungo viaggio in questione è quello organizzato dal progetto Orizuru in collaborazione con la nave Peace Boat, salpata dal porto di Yokohama il 23 gennaio scorso per poi rientrare il 18 aprile, dopo aver navigato intorno al mondo per ben ottantasei giorni.
Lo scopo di questa iniziativa è quello di sensibilizzare le più svariate popolazioni al problema della proliferazione degli armamenti nucleari.
Napoli è stata una delle tappe coinvolte. Il 14 marzo infatti, presso il Museo Archeologico Nazionale del capoluogo campano, c’è stato un incontro-seminario tenuto da un membro della delegazione di Hibakusha: la signora Setsuko Takahashi.
La donna si trovò coinvolta nel disastro atomico di Hiroshima all’età di undici anni.
Il suo racconto, ricco di dettagli significativi volti a lasciar intendere in maniera quanto mai realistica la sua tragica esperienza, ha portato la testimonianza di una vita per sempre segnata dal dolore.
Il suo intervento è stato accompagnato dello scorrere di alcune immagini rappresentative del disastro oltre che da ricordi che hanno evidentemente commosso il pubblico oltre che la sopravvissuta.
Takahashi ha ricordato di quando lei e la sua famiglia sono stati costretti a lasciare la loro casa a Hiroshima per poi stabilirsi in un rifugio nella periferia. La figura che più di tutte è stata significativa nel racconto è quella della madre della sopravvissuta.
La donna ha descritto minuziosamente gli ultimi momenti trascorsi in sua compagnia accennando una canzoncina cantatele dalla madre la sera prima della catastrofe.
Era la mattina del 6 agosto 1945, esattamente alle 8.15 quando Takahashi fu terrorizzata da un lampo riflesso nello specchio in cui guardava la sua immagine. Al lampo seguì un luce intensissima accompagnata da calore e vento: Takahashi alzò lo sguardo al cielo e si accorse che un’enorme sfera di fuoco del diametro di 280 metri sovrastava la sua testa.
Allora Takahashi era solo una bambina, e ad un tratto si ricordò che la madre non era lì con lei: era tornata in città per portare da mangiare a lei e ai suoi fratelli.
Dopo lo scoppio quella bambina non rivide più la sua mamma; Hiroshima era stata completamente arsa al suolo e con lei tutti coloro che si trovavano lì.
In chiusura dell’incontro non si è potuto fare a meno di accennare all’ennesimo disastro che negli ultimi giorni ha coinvolto il Giappone: il terremoto dell’undici marzo che è stato appunto definito il secondo più grande disastro nipponico, subito dopo quello di Hiroshima e Nagasaki.
L’argomento in questione si è dimostrato quanto mai attuale: è in momenti delicati come questo che si evidenzia la necessità di abbandonare ogni tipo di ricorso al nucleare e senza volerlo, l’organizzazione Orizuru realizzata con il patrocinio della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli l’Orientale ha promosso un’iniziativa che, originale nella sua straordinaria attualità ha soddisfatto lo scopo prefissato.
Lorena Jessica Alfieri