XXXVI Convegno della Società Italiana di Glottologia: intervista con Nicoletta Maraschio
XXXVI Convegno della Società Italiana di Glottologia: intervista con Nicoletta Maraschio
La Presidente dell'Accademia della Crusca invitata al XXXVI convegno annuale della Società Italiana di Glottologia dedicato all'identità linguistica dello Stivale in occasione dei 150 anni dall'Unità
Professoressa Maraschio, il titolo del XXXVI convegno della SIG, che quest'anno si svolge all'Università di Udine, è "150 anni. L'identità linguistica italiana". In che termini si deve parlare di identità?
La lingua italiana, almeno dal ‘500, dal momento cioè in cui sono state scritte grammatiche e vocabolari che ne hanno fissato un modello di riferimento, è stata riconosciuta come un fondamentale fattore identitario; La lingua italiana è stato quindi uno straordinario collante che ha formato una nazione molto prima che fosse formato uno stato politico unitario. Una lingua colta, di base letteraria (il fiorentino trecentesco di Dante, Petrarca e Boccaccio) che ci ha proiettato in Europa. Ma l’italiano è coesistito per secoli con i molti dialetti parlati, che hanno prodotto un’importantissima tradizione letteraria e teatrale. L’Italia per la sua storia e anche per il quadro attuale può essere considerata un esempio molto significativo di multilinguismo
Ha già partecipato a convegni della SIG?
No, non ne ho avuto l’occasione. Sono felice che questo avvenga in coincidenza con i 150 anni. L’Accademia della Crusca, che oggi rappresento, ha avuto e continua ad avere un ruolo decisivo nella nostra storia linguistica.
La politica italiana è attenta alle questioni linguistiche?
Purtroppo no. La mancanza nella nostra Costituzione di un articolo dedicato all’italiano come lingua ufficiale della repubblica ne è un segno significativo. Le condizioni di precarietà dell’Accademia della Crusca, l’istituzione che da secoli studia e si occupa della valorizzazione dell’italiano è un’altra spia. Ma potremmo andare avanti a elencare molti altri segni di una “coscienza linguistica debole” che riguarda in genere gli italiani e in particolare la politica. Non si ritiene necessario investire risorse nella nostra lingua che è un bene culturale prezioso
Quali sono le necessità linguistiche più urgenti in Italia e quale contributo possono dare i linguisti?
Prima di tutto c’è la scuola che è chiamata a formare le nuove generazioni e a fornire una maggiore consapevolezza dei valori e delle potenzialità della lingua italiana. Gli insegnanti hanno un compito difficile, vista la complessità del presente e necessitano di una formazione linguistica adeguata. Il rapporto tra didattica e ricerca è da questo punto di vista fondamentale. Ma anche per quanto riguarda l’italiano come L2 da insegnare ai molti migranti che vivono e lavorano in Italia il contributo dei linguisti è essenziale. Inoltre fuori dai nostri confini è necessario diffondere sempre più, anche attraverso Internet, strumenti digitali adeguati perché l’italiano sia meglio conosciuto nella sua storia e nelle sue strutture attuali. E i linguisti sono chiamati a elaborarli insieme agli informatici.
Quale terna di libri consiglierebbe di leggere a uno straniero che arrivi in Italia con i suoi figli, per restarci?
La Costituzione italiana, la Divina Commedia e i Promessi Sposi
Come giudica la situazione dell'italiano nell'insegnamento scolastico di base?
Lo dicevo prima. Abbiamo dei buoni programmi, ma c’è una scollatura troppo forte tra questi e la pratica didattica. All’università i futuri insegnanti devono avere una formazione specifica e approfondita in storia della lingua italiana e grammatica italiana. Cosa che purtroppo oggi non avviene. E molti di quelli che insegnano alle elementari e alle medie (uso la vecchia terminologia) non hanno mai studiato queste materie. Inoltre solo lavorando con piccoli gruppi, motivando gli allievi attraverso attività di laboratorio e coinvolgendoli in attività ludiche di vario tipo l’insegnante potrà guidarli progressivamente a un uso sempre più consapevole e ricco della lingua italiana, sia scritta che parlata.
La situazione dell'italiano scritto così come la si trova in Internet è conseguenza della qualità dell'insegnamento o è un fenomeno che ne prescinde?
Internet rappresenta un’opportunità straordinaria di comunicazione e può essere uno strumento fondamentale di diffusione della nostra lingua nel mondo. Scrivere e-mail, o blog o partecipare a chat e a gruppi di discussione rappresenta una nuova forma di scrittura “veloce”, molto più vicina al parlato che allo scritto. È una scrittura effimera. A scuola si dovrebbe insegnare che esistono varie forme di scrittura, da quelle più formali a quelle più informali e “veloci” e che è molto importante non mescolare le carte.
Ci sono errori particolarmente frequenti?
Il servizio di consulenza della Crusca registra quotidianamente dubbi circa l’ortografia, il lessico e la sintassi. C’è una diffusa insicurezza linguistica. Sono molto frequenti ad esempio errori del tipo “qual’ è” o “un’amico” che denotano una scarsa preparazione anche in campo ortografico, quello meglio definito e più stabile della nostra lingua.
Quali sono per lei le tre parole che riassumono il quadro dell'identità linguistica italiana a 150 anni dall'Unità?
Alfabetizzazione, migrazioni, multilinguismo
Come giudica l'italiano che si ascolta in televisione?
È meglio non generalizzare. Ci sono trasmissioni che presentano un buon italiano fluido e “serio semplice” , per usare un’ espressione di Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca. Oggi con l’esigenza di spettacolarizzazione e la ricerca esasperata dell’audience prevale un iperparlato, spesso urlato, pieno di ripetizioni e con molti stereotipi che può fortemente compromettere la creatività linguistica di ciascuno di noi
Quali sono i casi televisivi di degrado linguistico più evidenti, se a suo avviso ce ne sono?
È difficile rispondere. Non mi piacciono i reality show e neppure quei talk show che mostrano uno scarso rispetto delle regole della conversazione. Basti pensare al mancato rispetto dei turni di presa di parola e al sistematico tentativo di sopraffazione verbale dell’interlocutore.
E quale trasmissione le pare invece ben curata dal punto di vista linguistico?
In generale le trasmissioni divulgative sono ben curate e mostrano uno sforzo apprezzabile di uso comprensibile del difficile linguaggio tecnico scientifico .
È buona cosa conservare l'uso del dialetto in famiglia?
Certo. I dialetti sono una nostra grande ricchezza culturale.
Infine: come spiegherebbe in poche parole a chi non la conosce cos'è l'Accademia della Crusca e perché è importante che viva?
L’Accademia della Crusca è stata fondata nel 1583 e si è sempre dedicata allo studio, alla tutela e alla diffusione della lingua italiana. La sua fama è legata a un grande vocabolario storico (il Vocabolario degli accademici della Crusca, 1612-1923), modello dei grandi vocabolari nazionali europei, che con le sue cinque edizioni ha dato nei secoli consistenza materiale all’italiano. Oggi l’Accademia assolve a un compito analogo a quello delle grandi accademie europee, ad esempio di Francia, Germania e Spagna, che si occupano delle rispettive lingue nazionali. Svolge attività di ricerca, formazione (seminari con insegnanti) e alta divulgazione. Pubblica ogni anno quattro riviste e molti libri, organizza convegni e fa attività di consulenza. È il punto di riferimento in Italia e all’estero dell’italiano. Come ente pubblico ha bisogno di adeguate risorse pubbliche per svolgere i propri compiti istituzionali
A. M.
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Audio intervista - Ibadi Theology. Rereading Sources and Scholarly Works