“Tra le rocce nascoste agli dei”: incontro di studi in ricordo di Giancarlo Bailo Modesti
“Tra le rocce nascoste agli dei”: incontro di studi in ricordo di Giancarlo Bailo Modesti
Il Dipartimento di Studi del Mondo classico e del Mediterraneo antico ricorda l'archeologo scomparso da tre anni
Numerosi i contributi che esperti e colleghi riuniti all'Orientale presso la sede di Palazzo Du Mesnil hanno offerto in memoria di Giancarlo Bailo Modesti il 28 ottobre 2011. Bailo Modesti, per tutti Gianni, prematuramente scomparso circa tre anni fa. La sua vasta ricerca e i suoi numerosi progetti sono stati interrotti lasciando un vuoto non facilmente colmabile. Il Rettore Lida Viganoni ha ringraziato i familiari e gli allievi presenti avviando la Giornata e sottolineandone l'oggetto: non ultimo, essa ha voluto costituire una testimonianza convinta in memoria del profilo scientifico del collega, riproponendone i sentieri tracciati.
Amneris Roselli – preside della Facoltà di Lettere e Filosofia de L’Orientale e storica collega di Dipartimento di Bailo – ha ricordato invece i disagi di chi ha vissuto da vicino il vuoto da lui lasciato: gli studenti affezionatissimi, che, dopo la sua scomparsa, attoniti e confusi, si sono accorti di dover continuare un cammino con lui iniziato ma che con lui non poteva essere concluso. Cosa ben nota ai colleghi del Dipartimento, lì rappresentato dal direttore Pesando, che sono stati testimoni della vicinanza di Bailo agli studenti.
Bailo Modesti era nato a Milano, ma, neolaureato, aveva deciso di lasciare il suo nord perché la sua ricerca e la sua passione abitavano altrove, in Campania. Ed è stata proprio questa la terra che ha dato tanto all’archeologo e, di certo, è stata ben ricambiata. Egli, esperto dell’età del Rame, se ne era occupato tra l'altro con il lavoro “Pontecagnano: la necropoli eneolitica. L’età del Rame in Campania nei villaggi dei morti”.
Il primo intervento è stato affidato a Giuliana Tocco – già Soprintendente per i Beni Archeologici delle provincie di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta - che ha deciso di raccontare il primo incontro con l'archeologo, all’epoca un giovanissimo neo-laureato, nella valle dell’Ofanto. La Tocco ha sottolineato ed evidenziato come il continuo impegno scientifico di Bailo Modesti andasse di pari passo con quello civile: il suo principale obiettivo è sempre stato quello di divulgare i risultati delle sue ricerche non solo tra gli esperti del suo stesso settore, ma soprattutto anche ad un pubblico di “non addetti ai lavori”. Il suo sostegno dell’insegnamento “vivo” testimoniava il suo grande impegno di docente ed educatore, impegno che ha consentito una semina efficace per un raccolto a dir poco proficuo. L’elemento naturale originario, quello nordico, accompagnato da quello mediterraneo consentirono a Bailo Modesti di calarsi in un miscuglio di emozioni legate ai suoi territori: è con questo spirito sensibilmente attivo che l’archeologo scriveva anche poesie che sono state poi successivamente raggruppate in un volumetto. Il suo particolarissimo impegno nei musei è stato sottolineato in particolare da Marina Cipriani, la quale ha spiegato che uno degli ultimi impegni dell’archeologo scomparso è stato quello di curare l’allestimento di una parte del Museo di Paestum di cui lei stessa è direttrice. Questa sezione del museo è stata dedicata non a caso a Bailo Modesti, come ricorda una targa al suo ingresso.
Difficile, anzi impossibile riportare con pienezza quanto espresso da ciascun relatore nel suo intervento. Ma vale la pena ricordare, sia pure in maniera frammentaria, il senso di alcune delle testimonianze, provenienti da tutta Italia. Adele Campanelli – Soprintendente per i Beni Archeologici delle provincie di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta – pur non avendo conosciuto direttamente Bailo Modesti, ha potuto osservare la grande passione trasmessa ai suoi studenti. Luca Cerchiai ha affermato che il collega scomparso è stato uno dei protagonisti del grande progetto culturale e politico che ha rinnovato gli studi del settore sulla Campania. La sua era un’idea di archeologia nuova che andava condotta attraverso lo studio sistematico dell’ambiente. Daniela Cocchi Genick ha parlato del contributo dato da Bailo Modesti allo studio dei rituali funerari nell’ambito dell’attuale documentazione dell’Eneolitico italiano. Le deduzioni dello studioso, dopo gli scavi di Pontecagnano, avevano difatti demolito e messo in discussione le precedenti concezioni sulle articolate pratiche rituali funerarie. Paola Aurino, già tesista del professore Bailo Modesti e alla quale molto si deve per l'organizzazione della Giornata, ha trattato delle norme e delle trasgressioni rituali nella necropoli del Gaudo, osservando i corredi funerari per capirne i valori simbolici. Antonio Salerno, della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, ha invece parlato delle necropoli di Facies Laterza di Gricignano d’Aversa e di come il rituale funerario distinguesse il genere del defunto. “Con la logica ci si avvicina solo parzialmente alla realtà”, ha concluso Salerno con una citazione che sarebbe piaciuta a Bailo Modesti. Nel suo intervento Pierfrancesco Talamo ha proposto dal canto suo il rapporto tra i rituali di Taurasi e quelli del Gaudo. Il confronto tra le produzioni rinvenute nei due scavi mostra infatti elementi di contatto. Nuccia Negroni Catacchio ha messo a confronto la facies di Rinaldone e quella del Gaudo, sottolineando i rapporti tra le due comunità.
La seconda parte della conferenza è stata presieduta da Gabriella D’Henry, che ha ricordato Bailo Modesti affermando di esserne stata la prima amica nel sud Italia. Sono seguiti nel primo pomeriggio il gruppo composto da Carlo Persiani, Patrizia Petitti e Anna Maria Conti – della Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale – che si è occupato della necropoli della Selvicciola scoperta nel 1987 ma da cui si sono rinvenuti nuovi dati tra il 2004 e il 2009. Il gruppo composto da Giovanni Carboni, Cecilia Conati Barbaro, Alessandra Manfredini e Mara Silvestrini – della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – ha invece parlato del villaggio eneolitico di Maddalena di Muccia, ironicamente chiamato “dei vivi” perché è stato un vero è proprio villaggio stabile. Questo insediamento si trovava su un terrazzo fluviale ed era sulle vie di percorrenza verso il Tirreno. Gli scavi hanno individuato circa 12 capanne con due moduli descrittivi; alcune più grandi di forma rettangolare e altre più piccole di forma ovale. L’intervento di Anna Paola Anzidei e Giovanni Carboni - Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – ha invece trattato della Facies del Gaudo nel territorio di Roma e quindi del Lazio centro meridionale. Il gruppo di Lucia Sarti e Fabio Martini – Università degli Studi di Siena e Università degli Studi di Firenze – ha trattato dell’identità e delle interrelazioni dell’Eneolitico in area fiorentina e quindi toscana attraverso l’analisi di reperti dell’età del rame. Elettra Ingravallo, Giorgia Aprile, Giuseppe Chiriacò e Ida Tiberi – Università del Salento – invece hanno affrontato il tema relativo ai tumuli di Salve. L’ultimo intervento di questa ricca giornata di appuntamenti con i riti funerari nell’Eneolitico è stato affidato ad Antonio Curci e Francesco Genchi, i quali hanno analizzato i rituali e le cerimonie che venivano operate nella grotta di San Biagio ad Ostuni (Brindisi).
Gli allievi di Giancarlo Bailo Modesti al termine degli interventi hanno proiettato un video dedicato al loro professore scomparso. Alla proiezione è seguito un lungo e commosso applauso. In conclusione di questa Giornata di Studi Anna Maria Bietti Sestieri – dell'Università del Salento – ha ricordato la lunga amicizia che la legava a lui ed è stata più volte interrotta da momenti di sincera commozione. L’intervento di una dei suoi storici allievi ha testimoniato del resto proprio la dedizione alla ricerca mostrata dal suo maestro, la cui sottile e talvolta amara ironia accompagnava dense giornate di lavoro condiviso. Bailo Modesti coinvolgeva i suoi studenti in gran parte dei suoi progetti: quando si dice il compito di uno studioso che ha la vocazione del maestro.
Lorena Jessica Alfieri e Tiziana Meninno
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