Aldo Masullo: “Il museo è il luogo dove si inaugura il passaggio”
Aldo Masullo: “Il museo è il luogo dove si inaugura il passaggio”
Il filosofo Aldo Masullo chiude con il suo intervento il ciclo di conferenze “Poetiche del Museo di Arte Contemporanea” tenutosi al Palazzo delle Arti Napoli
Cosa è un museo oggi, nell’era del postmoderno? Con quale spirito bisogna gestirlo e allestirlo? Quali sono i criteri guida a cui ispirarsi? Sono queste alcune delle domande a cui ha cercato di dare risposta il filosofo napoletano Aldo Masullo, durante un incontro tenutosi nel Palazzo delle Arti di Napoli, istituzione molto attenta alla riflessione museologica.
Fino agli albori della modernità, l’Occidente è stato dominato dalla categoria del “tutto è fatto”: non c’è più possibilità di agire perché non ci sono margini di intervento, non esiste uno scarto in cui inserirsi e aprire a una progettualità che aspiri all’innovazione. Con l’avvento del moderno, invece, questo fondamento viene scosso e si dà l’idea che il mondo sia costantemente in via di farsi, e dunque la soggettività stessa inizia a trovare la propria identità in un movimento di costruzione. Del resto già Gianbattista Vico, nelle sue Orazioni Inaugurali, aveva detto che il mondo è ancora giovane, non è un monolite rispetto al quale porsi in una condizione di attesa ma una materia da plasmare continuamente.
Masullo, nella sua analisi, fa capire che non si può pensare al museo senza tenere conto del momento storico che l’uomo sta attraversando: il nostro è il tempo in cui il vivente tende alla trasformazione di sé, pienamente consapevole della propria precarietà e a dire perfettamente questa condizione è l’espressione “umanità in transito”. Il transito è una categoria che in greco, poros, indica l’attraversamento. Porosè sia colui che transita che il luogo per cui si transita.
Secondo il filosofo si possono individuare due grandi concezioni contrapposte: il museo come scrigno, ispirato all’horror vacui da cui deriva l’idea che è necessario riempire un vuoto e dunque esso diviene un luogo dove conservare oggetti; al contrario, invece, solo se non c’è riempimento la vita si può generare nuovamente e in questo caso il museo diviene lo spazio dove si inaugura il passaggio.
Lo studioso spagnolo Enric Franch distingue tre modi di organizzare un museo: nel primo prevale l’isolamento dell’oggetto, nel secondo emerge una discorsività, si vuole mostrare a chi visita un certo ragionamento attraverso l’instaurazione di una serie di relazioni, infine c’è la pura e semplice accumulazione. Anche Gerardo Pinna individua tre modelli: una museologia razionale dove il singolo oggetto è ricondotto alle proprie matrici; una museologia evocativa in cui non ci si limita a guardare ciò che è presente ma, in un gioco evocativo, ci si lascia andare alla suggestione; e una museologia che mira non tanto alla mera curiosità ma alla meraviglia, attraverso la forza di ciò che è diverso da noi ma che allo stesso tempo nasconde una continuità.
Per Masullo è chiaro che oggi un museo non deve ridursi a essere un semplice deposito che sia solo traccia morta di quella energheiache è presente nelle opere, esso deve, piuttosto, essere capace di accogliere un nuovo modo di essere, deve essere capace di trasformarsi e come la Nike di Samotracia guardare avanti al futuro.
Aniello Fioccola
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