Amanda Lear all'Orientale: "Che tristezza la parte che certe donne fanno in televisione!"

 

Amanda Lear all'Orientale: "Che tristezza la parte che certe donne fanno in televisione!"

Amanda Lear - Fonte: Wikipedia

La televisione? Imparare a dire di no. Il successo a tutti i costi? Il vuoto, nulla più. Internet? Certe cose andrebbero sicuramente censurate.

Sede di Procida, 26 marzo – L’ultima delle Giornate di studio dedicate a Comunicazione e Ambiente si è aperta con l’intervento del regista Bruno Colella che ha presentato un estratto di “Fuoco e bugie dai Campi Flegrei”. La breve proiezione, ambientata tra l’Anfiteatro Flavio e il Rione Terra di Pozzuoli, ha trattato della caccia al cantautore Edoardo Bennato, sparito a pochi giorni dalla data di un concerto, ottimo stratagemma per promuovere la urbanisticamente tormentata zona dei Campi Flegrei. La parola è passata poi ad Antonio Salvati, giornalista de “La Stampa”, che con “Tra parole e silenzi. Il reato di «occultamento della verità»” ha spiegato quali meccanismi di manipolazione possono portare a casi come quello afferente alla questione “munnezza” campana: con una serie di foto sull’emergenza rifiuti, Salvati ha infatti dato un esempio concreto di distorsione informativa svelando solo alla fine che i luoghi immortalati in quelle immagini erano non napoletani, come facilmente si immaginava, bensì palermitani. Palermo e Napoli pur essendosi trovate entrambe ad affrontare lo stesso problema, tra l’altro contemporaneamente, hanno avuto un impatto informativo abissalmente diverso poiché sulla prima si è taciuto fin troppo e sulla seconda invece si sono spese troppe parole: la raccomandazione di Salvati, a questo proposito, è proprio quella di interpretare bene queste due possibilità ricercando ciò che lui stesso ha definito “un’ecologia della comunicazione”. Franco Arminio, scrittore e inventore della “paesologia”, con “Comunicazione e autismo corale” ha mostrato un breve video girato a Teora, paesino in provincia di Avellino che nel 1980 fu coinvolto nella tragedia del terremoto dell’Irpinia. Le immagini hanno evidenziato come la ricostruzione e la nuova architettura della città, sebbene moderna e innovativa, si dimostri in assoluta dissonanza con quella che è la vita del paese: piazze un giorno popolate vengono declassate a mero supporto per l’inversione di marcia con l’auto. Il tema dell’emigrazione dal paese – introdotto da Arminio attraverso l’emblematica ripresa dell’autobus Italia-Svizzera – è stato oggetto di un toccante racconto recitato dallo scrittore tra gli astanti: le generazioni che si sono succedute nel paese sono via via emigrate portando con sé tutta la loro conoscenza. Testimone d’eccezione della mattinata è stata Amanda Lear, presentata e definita da Alberto Manco come “enciclopedia massmediale vivente” e “un ottimo oggetto complesso di studio per gli addetti del settore”. La Lear ha subito stabilito con il pubblico un forte rapporto empatico ed ha approfittato dell’occasione per rispondere alle numerose domande dei presenti e per dire che cosa, a suo modo di vedere, la comunicazione sia. “La televisione italiana è inquinata da quella americana”, ha affermato tra l’altro. “Non inseguite il successo: è tutta una finzione”, ha aggiunto poi come monito per tutte le giovanissime attratte dai lustrini del mondo dello spettacolo. Ancora una volta, dunque, durante le Giornate si è parlato di comunicazione in termini di manipolazione: Amanda Lear è infatti il frutto di un ragionamento ben preciso, quello legato al riscatto della donna in televisione. “C’erano troppe oche in TV e si è capito fin da subito che un personaggio irriverente e a volte cattivo come il mio funzionava alla grande”, ha affermato l’artista senza girare mai attorno alle questioni. L’attenzione è stata rivolta anche, e inevitabilmente, grazie a una specifica domanda, a quello che ha costituito per la Lear l’incontro con Salvador Dalì: “Era un uomo antipatico, buffo, talvolta ridicolo ma quando l’ho conosciuto ho capito che quello non era altro che il personaggio pubblico, quello privato era tutta un’altra storia”. La sua passione per la pittura – ci dice – non è affatto cominciata con lui ma anzi viene da molto lontano: si tratta di un magnifico modo per esprimere in completa solitudine se stessa, per raccontarsi, per raccontare. E a chi le chiede se pensa di fare qualcosa in televisione risponde che tra qualche settimane la si vedrà in RAI. Poi aggiunge: “Da anni mi chiedevano di fare cose tipo ‘Ballando con le stelle’, ma io rifiutavo. Ho proposto più volte programmi di tipo culturale - dedicati ad esempio a grandi artisti - e in quel caso erano loro a rifiutare. Ora forse stiamo riuscendo a trovare un accordo”.

Francesca De Rosa