Arturo Arcomano, educatore
Arturo Arcomano, educatore
Una giornata di studio a palazzo Du Mesnil in memoria del maestro lucano
6 giugno 2013 - La sala conferenze di Palazzo Du Mesnil ospita la giornata di studio in memoria di Arturo Arcomano, maestro a Roccanova in Basilicata scomparso nel 2007, educatore, teorico della pedagogia e poi docente presso l’allora Istituto Universitario Orientale di Napoli. Dopo i ringraziamenti della moglie Anna, che ha sottolineato come l'intento dell'iniziativa non sia stato celebrativo ma teso a continuare quanto compiuto da Arcomano, i professori Michele Fatica e Guido Benvenuto hanno chiesto di intervenire a Tommaso Russo, autore della biografia Arturo Arcomano, ritratto di un intellettuale educatore (CLUEB, 2012). Non prima che Fatica abbia però focalizzato l'attenzione su quella Lucania descritta da De Martino e Levi (amici dello stesso Arcomano), dove le credenze contadine dovevano essere superate nella stessa scuola di Roccanova, vero e proprio laboratorio di pedagogia. Benvenuto ha invece messo al centro della sua riflessione il ruolo dei maestri e soprattutto la formazione degli stessi, necessaria per praticare quella rottura dello schema tradizionale dell'insegnamento scolastico. Tommaso Russo, egli stesso educatore, ha descritto poi come nella Roccanova di Arcomano si intrecciavano la sua esperienza politica (Arcomano fu prima azionista, poi a lungo socialista, per poi approdare al Partito Comunista Italiano dopo l'esperienza del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) con l'esperienza professionale e umana, in una Basilicata "democristiana" e cioè tendente a grandi intese tra moderati, istituzioni e clero, una tendenza figlia di un processo storico di lunga durata. Nella società contadina lucana i maestri hanno avuto un ruolo centrale, da intellettuali intermedi, e Arcomano, ha detto Russo, ha avuto uno sguardo molto critico sulla formazione ricevuta da quei maestri e quindi da lui stesso, ma allo stesso tempo ha nutrito una grande speranza nella nuova generazione di maestri per la quale si rendeva necessaria una formazione laica e scientifica. Tommaso Russo ha concluso quindi il suo intervento ricordando come Arcomano pensasse, con un'impostazione gramsciana, all'educazione come strumento di liberazione per il bambino e quindi per l'uomo e la comunità. La professoressa Maria Donzelli ha presentato invece la riedizione di Scuola e società nel Mezzogiorno (CLUEB, 2013), che Arcomano pubblicò nel 1963, e si è concentrata nell’analisi che nel libro è dedicata al ruolo della scuola nella formazione democratica e civile degli individui riattualizzando alcune problematiche già affrontate dallo stesso Arcomano nel lontanissimo 1963, tra cui il rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro e la formazione delle classi dirigenti. La professoressa Nicoletta De Scisciolo, curatrice della postfazione della riedizione dell'opera, ha ripreso invece il tema della formazione dei maestri, che ancor più degli studenti hanno bisogno di un vero e proprio evento di “rottura” con determinati modelli di trasmissione del sapere che permetta di liberarsi da una formazione ormai non più utile ai compiti nuovi della scuola.
Prima della conclusione con la proiezione del documentario Verso più larghi orizzonti - Arturo Arcomano, educatore realizzato dal figlio Daniele Arcomano, è intervenuto Rocco Collarino, ex alunno di Arcomano ed oggi insegnante, il quale ha ricordato l'esperienza straordinaria della "scuola-laboratorio" di Roccanova e come lui stesso e gli altri studenti riuscirono a realizzare il personale riscatto sociale da una condizione di povertà anche grazie agli insegnamenti del loro maestro.
Nicola Di Mauro - Direttore: Alberto Manco
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