Björn Larsson: scrivere prosa in una cornice poetica
Björn Larsson: scrivere prosa in una cornice poetica
Björn Larsson ha presentato il suo ultimo romanzo all'Orientale. Incontro realizzato in collaborazione con l'Ambasciata di Svezia di Roma e la casa editrice Iperborea
È anche un navigatore Björn Larsson: la sua professione di scrittore, unita a quella di docente, non gli impedisce di dedicarsi alla sua più grande passione, il mare.
Lo scrittore svedese, introdotto dalla professoressa dell'Orientale Maria Cristina Lombardi e seguito per l'occasione da un cospicuo numero di lettori italiani, discute con gli studenti dell’Orientale sulla sua ultima fatica: I poeti morti non scrivono gialli.
Larsson ammette sin da subito che per un autore non è affatto semplice presentare la propria opera: trovare le parole giuste si rivela sempre un problema, specie poi se il romanzo in questione è un giallo, o una “specie di giallo”: come lui stesso ama definirlo.
Sì, perché lo scrittore svedese non aveva la minima intenzione di dedicarsi alla scrittura di un giallo: non voleva arrendersi ad una letteratura che, soprattutto nel suo paese, è diventata ormai solo un’etichetta. Larsson ha infatti spiegato che in Svezia il giallo è un genere di grande moda: ogni autore si cimenta nella scrittura di un prodotto di questo tipo poiché ormai, proprio in termini di produzione, ciò a cui puntano gli autori è solo il superamento del record di vendite ottenuto dall’ultimo giallo di turno.
Ciò che da sempre Larsson intende fare è invece dedicarsi alla scrittura di qualcosa di innovativo: quando la sua casa editrice gli ha proposto di scrivere un giallo, l’idea di accettare e dunque di conformarsi alla scia letteraria svedese rinunciando alla sua ricerca dell’originalità non gli andava per niente a genio. Ma dopo aver rifiutato, la sua fantasiosa mente di scrittore è stata in grado di trovare il modo di essere originale pur scrivendo uno pseudo giallo svedese: accostare l’elemento poetico a quello del mistero. Si trattava ovviamente di un esperimento: la morte di un poeta non poteva di certo essere definita un episodio innovativo – è facile trovare casi di suicidio tra poeti – ma la storia di un poeta che viene ammazzato perché decide di cimentarsi nella scrittura di un giallo certamente non rischiava di essere qualcosa di già sentito.
Sono circa venti le poesie che sono state inserite all’interno della narrazione: si tratta di composizioni che Larsson ha chiesto in prestito ad un poeta, suo amico francese, il quale potrà di certo dirsi contento dato il successo che il romanzo sta riscuotendo, anche grazie alle sue composizioni.
Ciò che lo scrittore svedese ha inoltre lamentato in questa occasione è che, a suo parere, in Svezia i gialli vengono presi troppo sul serio. A partire da questa critica Larsson ha iniziato ad evidenziare le molteplici differenze di approccio che, da un lato la narrativa svedese e dall’altro quella italiana, presentano verso questo particolare genere letterario. Ciò che a suo avviso mancherebbe ai romanzi del mistero in Svezia è quel pizzico di ironia che talvolta caratterizza le narrazioni italiane tinte di giallo: l’esempio di Montalbano è sicuramente quello più calzante. Secondo l’autore, sarebbe proprio l’elemento ironico quello che salverebbe la società dal rischio, tutto svedese, di essere subordinata alle vicende, pur sempre inventate, ambientate nelle società immaginate dagli autori. In altre parole, ciò che intende fare il giallo svedese è di propinare al lettore l’idea che le vicende narrate siano specchio della società in cui si trova a vivere: è bene invece essere coscienti del fatto che la criminalità non è affatto la caratteristica di un’intera società. A questo proposito, è stato interessante notare come nella società svedese vi sia una totale repressione della violenza: non sarebbe azzardato definirla, addirittura, tabù. Se da un lato dunque l’elemento della violenza è quasi completamente estraneo alle cronache svedesi, dall’altro regna sovrano e indisturbato negli esempi della letteratura: e se si trattasse di un’istintività repressa che trova nella scrittura l’unica possibilità di sfogo?
Inserire l’elemento poetico in un romanzo (quasi giallo) è un esperimento in cui Larsson ha investito molto: siamo tutti alle prese con una società in cui velocità è la parola d’ordine; dove si è alla continua ricerca del mezzo di comunicazione più rapido e apparentemente efficace: sembra non esserci più posto per la lettura lenta e attenta che richiede una poesia. L’augurio che Larsson fa a se stesso e a noi tutti è quello di ritrovare il piacere di gustarsi la lentezza della lettura: placare le nostre vite frenetiche di fronte ai magici versi di un cercatore di verità.
Lorena Jessica Alfieri
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