Conferimento della Laurea Honoris Causa a César Antonio Molina

 

Conferimento della Laurea Honoris Causa a César Antonio Molina

César Antonio Molina

Conferita la Laurea Honoris Causa in “Lingue e letterature romanze e latinoamericane” a César Antonio Molina

 

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6 febbraio 2009, Aula delle Mura Greche - Il Rettore Lida Viganoni dà inizio alla cerimonia per il conferimento della Laurea Honoris Causa – ad una delle maggiori personalità della cultura spagnola contemporanea – affermando che la caratteristica distintiva di César Antonio Molina appare perfettamente in linea con quella che è una delle maggiori specificità dell'Ateneo: stimolare e ricercare il dialogo e l'esplorazione dei contesti culturali del nostro tempo e di quelli passati, per favorire una sempre più efficace integrazione tra le culture.
Dopo aver citato alcune delle numerose cariche accademiche e politiche che lo studioso ha rivestito nel proprio paese – tra cui la nomina a Ministro della Cultura del Governo spagnolo – il Rettore si è soffermato sullo spessore intellettuale di Molina. Esordisce, poco più che ventenne, come scrittore di poesie per poi dedicarsi nel corso della sua lunga carriera alla prosa, alla saggistica, alla memorialistica e al giornalismo. Docente di Teoria e critica letteraria alla Complutense e poi di Giornalismo all'Università Carlos III, sempre a Madrid, César Antonio Molina si rivela come una personalità la cui produzione letteraria possiede una “cifra distintiva” – queste le parole del Rettore – “che è per sua natura in sintonia con la missione che caratterizza l'Orientale fin dalla sua fondazione e che si è andata rafforzando nel corso della sua storia”.
Lo scrittore si rivela, infatti, come un difensore dell'idea di una Spagna “plurale e aperta” – come dimostra del resto la sua attività di coordinatore della rete mondiale degli Istituti Cervantes – in cui le diverse istanze mediterranee e nordiche che la animano possano dialogare insieme, per tendere al superamento di qualsiasi limite sia esso culturale o geografico.
Il professore Augusto Guarino, Preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, nel corso della Laudatio Academica traccia il profilo dello studioso a partire dalle sue origini nella città portuale della Galizia, La Coruña: “Da questo territorio estremo – ma non periferico – della penisola iberica, César Antonio Molina è partito per un itinerario culturale denso di transiti e attraversamenti, che lo ha portato ad essere uno degli intellettuali più rappresentativi della Spagna contemporanea”.
Oltre alla grande attenzione per la terra che gli ha dato i natali, l'amata Spagna, bisogna ricordare anche la peculiare tendenza al superamento dei confini geografici e culturali a cui si deve l'interesse per gli altri paesi, a cominciare dal vicino Portogallo per giungere a quel mondo ispanoamericano e a quei luoghi verso i quali si dirigevano le navi in partenza dal porto de La Coruña dove lo scrittore e poeta giocava da bambino.César Antonio Molina dà inizio alla Lectio Magistralis ricordando l'amore dei letterati spagnoli per la città partenopea citando il passo del Dottor vetrata di Cervantes, in cui Napoli viene definita come la città “migliore d'Europa e perfino di tutto il mondo”. Un'amore di cui lo stesso scrittore ha avuto esperienza diretta, quando a soli 18 anni, partito da La Coruña, raggiunge l'Italia e Napoli: “Allora non riuscivo ad immaginare che l'Italia, la Campania e Napoli, i tre luoghi che, dopo la mia città natale, la mia regione di Galizia e la Spagna, amo di più, stavano per darmi alcuni dei giorni più felici della mia vita”.
Dopo aver ricordato sia i numerosissimi letterati e maestri che nel corso del tempo sono stati legati alla città partenopea sia “il contributo essenziale che da qui è venuto per la costruzione di quel mondo culturale e libero di cui oggi godiamo”, Molina si è concentrato sulla figura di Seneca come spunto per parlare dell'impegno intellettuale e politico e del carico di responsabilità che questo impegno comporta. Un carico che lo stesso Molina non ha evitato di affrontare ma la cui mole espone al rischio di diventare “Estranei a se stessi”, questo il titolo della Lectio. E tra le molteplici domande e i dubbi relativi al difficile compito cui sono chiamati tutti gli uomini nel loro vivere in comunità, tra le varie contraddizioni dell'agire umano e le agitazioni del pensiero che, di fronte all'ingiustizia, cerca una strada per il bene comune, le parole di Molina sembrano chiarire bene il peso del proprio impegno intellettuale e politico: “l'intervento in politica è un dovere verso gli uomini. [...] Tutti siamo complici della politica, per azione o omissione”.
 

 

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