Dal Museo alla Raccolta governativa: una storiografia da gestire nella contemporaneità
Dal Museo alla Raccolta governativa: una storiografia da gestire nella contemporaneità
Se ne parla al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli – dove numerosi studiosi sono chiamati ad intervenire sulla questione
Il progetto è quello del Collettivo URTO! che, con una serie di conferenze curate da Domenico Esposito, ha dato spazio ad una tematica che coinvolge gli studi più disparati.
Il primo appuntamento, dal titolo Il museo come questione complessiva della cultura europea, ha avuto luogo il giorno 21 Aprile ed ha coinvolto due docenti di Estetica: i professori Giampiero Moretti e Dario Giugliano, rispettivamente titolari delle cattedre presso L’Università di Napoli L’Orientale e L’Accademia di Belle Arti.
Quale deve essere la natura di un museo d’arte contemporanea? Questo è solo uno degli interrogativi a cui si è cercato di dare risposta.
I due protagonisti studiosi di estetica si sono alternati in un botta e risposta e le problematiche e le riflessioni frutto del loro dibattito sono state davvero molteplici.
Il professor Moretti ha esordito evidenziando l’evoluzione del ruolo del museo il quale, fino alla prima metà del novecento rivestiva una funzione potremmo dire, esclusivamente di raccolta di tesori sacri da custodire. Una tale concezione pressoché mistica del museo, si riscontrava in un’assoluta passività del pubblico, che sentiva nei confronti dell’opera d’arte una soggezione e una distanza tangibile.
Un’ importante svolta si è avuta negli anni sessanta, quando il ministro della pubblica istruzione stabilì che il museo da spazio sacro di raccolta, dovesse evolversi in istituzione sociale e pedagogica: si voleva creare una profonda connessione tra scuole e musei così da generare un avvicinamento del pubblico. Quest’ ultimo, sentendosi coinvolto, avrebbe convertito la sua passività in fervente attività. A partire da questo mutamento è stata poi l’arte contemporanea a completare il passaggio: con il suo elemento desacralizzante ha completamente esposto l’opera d’arte alla socialità. Lo stesso elemento desacralizzante ha inoltre contribuito ad una vera a propria crisi d’identità del vecchio museo-raccolta. Quest’ultimo non ha potuto fare a meno di seguire la scia rivoluzionaria delle avanguardie, difatti si è parlato persino di un museo strutturalmente diverso: un museo senza mura.
Il professor Giugliano, nel suo primo intervento ha ripreso la questione dell’elemento desacralizzante dell’arte contemporanea; citando Hölderlin, il professore ha evidenziato un’idea di museo inteso come chiesa estetica, che ha dunque perso il suo ruolo di istituzione sacra e sacralizzante.
Se da un lato il nuovo aspetto socializzante del museo ha senza dubbio avuto riscontri positivi, visibili in un coinvolgimento e in un’attività da parte del nuovo pubblico, dall’altro si è finito inevitabilmente per dare l’arte in pasto alle masse, col risultato che non tutti sembrerebbero essere in grado di valorizzarla e apprezzarla. Inoltre è anche l’elemento economico che viene chiamato in gioco: l’opera d’arte finisce per subire una riduzione e da bene da venerare si trasforma in bene da valutare. Sarà anche l’artista che inizierà a pensare alla sua come professione di confezionatore di prodotti artistici: velocemente realizzati per colmare le nuove esigenze ma altrettanto velocemente destinati ad essere superati.
In conclusione del dibattito i due docenti hanno chiamato in causa uno dei più grandi protagonisti della cultura novecentesca: Nietzsche. Giugliano ha sottolineato la grande attualità di questo pensatore, riscontrabile soprattutto nel suo lavoro L’avvenire delle nostre scuole: opera in cui non mancano riferimenti alle tematiche centrali alla conferenza.
Dal canto suo, invece, Moretti ha citato un’altra delle opere del filosofo tedesco: Sull’utilità e il danno della storia per la vita. Anche all’interno di questo scritto è il ruolo del museo come strumento di cultura ad essere messo in discussione: l’uomo è descritto come vittima della sua stessa cultura la quale, nella sua immensa vastità, finirebbe per schiacciare il suo stesso artefice.
Ciò che certamente ha fatto parlare e riflettere più di qualunque altro aspetto associato al concetto di arte è la sacralità che gli viene accostata. Con l’espressione Unto da Dio infatti, Goethe esprimeva il suo concetto di artista: colui che fa di un bene fisico il testimone di una grandezza metafisica, sacra, divina.
Lorena Jessica Alfieri
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