Donne afrodiscendenti di fronte alle sfide politiche e ambientali della Costa Pacifica

 

Donne afrodiscendenti di fronte alle sfide politiche e ambientali della Costa Pacifica

Daysi Rodriguez

Il 31 ottobre si è tenuta nella sede di Palazzo Du Mesnil una Giornata di Studi dal titolo “Donne afrodiscendenti di fronte alle sfide politiche e ambientali della Costa Pacifica Colombia e Ecuador”, organizzata dalla professoressa Flavia Cuturi, docente di Antropologia culturale all'Orientale, in collaborazione con il Centro cibo e alimentazione dell'Ateneo, Slow Food e la Fundación ACUA di Bogotá

L’evento, che si è aperto con una breve presentazione delle attività ad opera dell’organizzatrice dell’iniziativa scientifica, Flavia Cuturi, è poi proseguito con i Saluti delle Autorità: una lettera del Rettore Lida Viganoni in cui non solo è stato espresso l'augurio per un buono svolgimento dei lavori ma è stato poi posto l'accento sull'importanza degli insegnamenti che i presenti avrebbero tratto nell'ascoltare alcune testimonianze relative a contesti ambientali, sociali ed economici di grande difficoltà. A seguire, Rosario Sommella, Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, che ha identificato le tematiche della giornata come argomenti chiave per ciò che concerne la ricerca sul territorio e Arturo Martone, che ha sottolineato l'interesse del Centro per manifestazioni che possano costituire un momento di riflessione su determinate problematiche e contestualmente una possibilità per effettuare cambi di prospettiva importanti.

Molteplici e variegati infatti, gli aspetti affrontati nel corso dell'iniziativa, imperniata intorno alla figura di tre donne “molto valorose”, come le ha definite la professoressa Cuturi: lotta per la parità dei sessi, questioni identitarie, biodiversità sono solo alcuni dei punti trattati dai numerosi ospiti intervenuti.

David Soto, dell’Università Externado de Colombia ha presentato un contributo intitolato “La Ley 70: reconocimiento de la diversidad y de los derechos de las poblaciones afrodescendientes en Colombia” nel quale è stata ricostruita la storia dei diritti degli afrodiscendenti in Colombia, dalla schiavitù al riconoscimento dell'influenza culturale di questo popolo. Un riconoscimento difficile quello del carattere multiculturale del paese, se si pensa alle preoccupazioni relative soprattutto alla salvaguardia dell'unità nazionale, avvenuto con l'approvazione della legge 70, risalente al 1991, che ha costituito un momento fondamentale di affermazione del popolo afro dal punto di vista politico, giuridico, territoriale e dell’istruzione.

Alessandro Mancuso, dell’Università degli Studi di Palermo, ha poi continuato a sviluppare il tema dei diritti della comunità afro con la dissertazione “Indígenas y afrodescendientes en Colombia antes y después de la Nueva Constitución de 1991” in cui l'attenzione è stata focalizzata sulla situazione storica della Colombia, prima e dopo la costituzione del 1991, segnata da una guerra continua che ha avuto nel corso degli anni impatti fortissimi. Il conflitto, infatti è stato identificato da Mancuso non come causa ma come conseguenza della volontà che per troppo tempo ha caratterizzato il paese e cioè quella di accaparrarsi terre aumentando vertiginosamente il numero degli sfollati.

“El camino de las mujeres afrocolombianas reclamando equidad y rescatando su cultura” è invece il titolo dell'intervento di Flavia Cuturi che invece ha posto l'accento sulla “diversità come inclusione”, per citare le sue parole, in un paese che tra l'altro è uno dei più ricchi al mondo a livello di biodiversità. Concentrandosi in particolare su questioni identitarie legate al genere, Cuturi ha delineato il profilo socio-storico del paese che vede ‘contrapporre’ all'uomo, elemento di mobilità, la donna come elemento di stabilità e quindi figura centrale nell'organizzazione familiare e amministrativa. Quella che va delineandosi è una società matrifocale in cui la donna si allontana dal ruolo di vittima per occuparne uno più centrale e di rilievo, legato al mantenimento dell'identità etnica e al consolidamento delle relazioni culturali.

Manlio Larotonda, della Fundación ACUA – Activos CUlturales Afro – di Bogotá, si è poi soffermato su “Società, economia e ambiente del Pacifico Colombiano” delineando la storia della comunità afrodiscendente in Colombia, legata soprattutto all'espropriazione di terre destinate all'illegalità, e presentando il caso di Carmen Julia Palacio, dell'Associazione ASCONAR (Asociación de Concheros de Nariño) di Tumaco, impegnata nell'attività di raccolta della piangua negli impenetrabili boschi di mangrovie. Si tratta di un tipo di attività che tende sicuramente alla salvaguardia del territorio, per cui non è possibile ad esempio l'uso del machete per tagliare le mangrovie, e che Carmen Julia descrive innanzitutto a partire dai canti che caratterizzano il momento del lavoro, canti che ha proposto dal vivo, in un momento molto emozionante dell'incontro. Carmen Julia ha poi continuato presentando se stessa, una pianguera di 54 anni che da tempo si impegna per un più giusto riconoscimento del settore di estrazione e trasformazione di questo prodotto.

Nel pomeriggio, ha seguito l’intervento del professore Roberto Malighetti, dell’Università degli Studi di Milano “Bicocca”, dal titolo “Pratiche quilombolas di cittadinanza”. Il termine quilombolas, usato originariamente in accezione discriminatoria per identificate schiavi fuggiti e criminali, è diventato identificativo delle comunità rurali afrodiscendenti nel nord del Brasile. Queste società sono diventate un innovativo laboratorio di sperimentazione di pratiche comunitarie, in netta contrapposizione al pensiero neoliberista, alle pratiche di emarginazione delle politiche identitarie ed ai processi di omologazione intrecciati alla globalizzazione. Essere quilombolo vuol dire rappresentare un nuovo movimento politico che nasce dal basso, basato sulla condivisione delle risorse, vuol dire porsi fuori dal sistema liberista che si fa strada nel mondo rurale.

L’intervento successivo, del professore Maurizio Gnerre, ha fornito un’esaustiva panoramica storico-geografica dell’Ecuador, in particolare della regione di Esmeraldas. Questa regione, posta sulle coste settentrionali della nazione, è dimora di una comunità afrodiscendente del tutto particolare: discendenti di un gruppo di schiavi fortunatamente sopravvissuti al naufragio della nave che li trasportava all’inizio del ‘600, si sono insediati sulle coste dell’Ecuador, intrecciando rapporti con le comunità Indios locali e moltiplicandosi rapidamente, fino a diventare una presenza stabile sul territorio, con la quale le potenze coloniali dovettero scendere a patti e trattare da pari.

L’intervento del professore Gnerre, ha anche fatto da introduzione all’intervista di Daysi Rodriguez, rappresentante della associazione APROCA (Asociacion de Productores de Cacao de Esmeraldas), esempio vivente del coraggio e dell’intraprendenza delle donne afrodiscendenti. Emancipatesi grazie allo studio ed al duro lavoro, lottano contro le discriminazioni maschiliste e razziali, ed oggi rappresentano il 37% della forza lavoro impiegata nella produzione del cacao, una delle principali fonti di ricchezza del paese. Cuore e mente di molte nuove società commerciali, le donne di Esmeraldas portano avanti progetti di sviluppo compatibile, strategie di collaborazione tra enti e di creazione di lavoro sostenibile.

L’ultimo intervento della giornata è stato affidato nuovamente alla professoressa Flavia Cuturi, che ha illustrato il ruolo importantissimo delle donne afrodiscendenti di Colombia ed Equador nella lotta per la conservazione delle biodiversità e delle conoscenze rurali tradizionali. Si è trattato di un’introduzione all’intervista a Teofila Bentancourt, rappresentante legale della fondazione Chiyangua. Leader comunitaria, costruttrice di pace in una terra dove le donne lavorano e producono facendosi carico della spinta al cambiamento, cercando di diffondere istruzione, il miglioramento delle condizioni sociali e sanitarie, l’ammodernamento delle tecniche agrarie. Importantissimo è anche il loro ruolo di contrasto alla diffusione delle coltivazioni illegali ed agli sfollamenti praticati senza pietà contro la parte più debole della popolazione.

L’intervista ha concluso degnamente una giornata di allegra condivisione, un’esperienza che ha lasciato tutti arricchiti dal calore, dal coraggio e dalla vitalità delle donne ospiti nel nostro paese, esempio della volontà di riscatto di una delle regioni del mondo maggiormente segnate dagli spettri delle guerre civili e della corruzione.

Francesca De Rosa e Michele Trocchia - Direttore: Alberto Manco

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