Erminio Redaelli: bioarchitettura e benessere psicofisico

 

Erminio Redaelli: bioarchitettura e benessere psicofisico

Erminio Redaelli

“Una forma di comunicazione ambientale efficace? L’esempio!”

Architetto Redaelli, le Giornate di studio che si terranno dal 24 al 26 marzo all'Università di Napoli L'Orientale sono dedicate a “Comunicazione e Ambiente”. Su che cosa verte il suo intervento?

“Il mio intervento è naturalmente sulla bioarchitettura ed è intitolato: Architettura e ambiente: forma e relazione fra le parti; si fa riferimento alle sensazioni positive che abbiamo quando entriamo in un luogo, a quelle sensazioni immediate che abbiamo smesso però di ricercare da un secolo circa: i nostri avi fino al 1900 sapevano bene come costruire, con quali materiali, come posizionare il fabbricato.”

Secondo lei perché questa capacità è stata persa?

“Perché un tempo c'era un contatto continuo e immediato con la natura: l'orientamento di una casa, ad esempio, era sempre corretto senza avere nessuna cultura della materia. Esisteva un contatto diretto con la natura che permetteva di capire esattamente cosa andava fatto e cosa no: fino al 1900 i tecnici, che erano poi geometri o periti, per capire dove posizionare una casa all'interno di un lotto lasciavano pascolare un gregge di pecore in quello stesso luogo, per un mese e poi, andando a verificare dove normalmente stazionavano, lì costruivano la casa evitando di posizionarla altrove. Esistono infatti forze geomagnetiche, presenti nel sottosuolo, che il nostro corpo riceve come fosse un radar, ma che avendo perso la fine sensibilità, non siamo più in grado di cogliere.
Nel dopoguerra, dopo la scoperta della plastica e di tutti i prodotti derivati dal petrolio, quindi a bassissimo costo, si è cominciato ad utilizzare in maniera insensata questi stessi prodotti, non conoscendo assolutamente quali fossero gli effetti negativi che questi prodotti rilasciavano. Un esempio: quando si arredava un appartamento con mobili nuovi si annusavail cosiddetto 'profumo di nuovo' all'interno degli armadi; si tratta della formaldeide, oggi quasi messa al bando o comunque utilizzata in maniera molto contenuta poiché estremamente cancerogena e dannosa, soprattutto se si tiene conto del fatto che in camera da letto trascorriamo un terzo della nostra vita, respirando prodotti volatili tossici.
Ad ogni modo attualmente utilizziamo migliaia di materiali, e almeno del 90% non conosciamo ancora che tipo di effetti producono: se dare richiediamo delle schede tecniche ai produttori, ci rendiamo conto che non è mai dichiarata esattamente la composizione chimica del prodotto. È anche in questo senso che interviene la bioarchitettura proponendo l'uso di materiali naturali, a chilometro zero: inutile comprare legno per un parquet che mi arriva da lontano perché anche quel legno, quand’anche fosse un legno coltivato e non da deforestazione, è comunque un prodotto che ha consumato tantissimo a livello di petrolio per il trasporto.”

Che cos’è la bioarchitettura?

Si definisce Bioarchitettura l'insieme delle discipline che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell'ecosistema ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarietà e da un utilizzo razionale e ottimale delle risorse, la Bioarchitettura tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali. Ciò al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e futura. La novità programmatica della Bioarchitettura non risiede nella specificità delle singole discipline, quanto nelle connessioni capaci di determinare una visione olistica del territorio e della qualità architettonica. La bioarchitettura quindi non è né solo bioedilizia, né solo bioclimatica, né solo efficienza energetica, ma è l'insieme di tutto questo che ci permette, insieme alla storia e alla geografia, di progettare e costruire un ambiente che dia benessere psicofisico all'abitante. In sostanza non è solo efficienza energetica: se volessimo fare una casa estremamente efficiente basterebbe vivere in una scatola di polistirolo… e spenderemmo pochissimo! Sappiamo però che l'uomo ha bisogno comunque di recuperare determinate sensazioni oltre che mantenere il rapporto con l'ambiente. La bioarchitettura somma quindi tanti elementi per permetterci di vivere in uno stato di benessere psicofisico”.

Quali sono i principali obiettivi dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura di cui è presidente?

“L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura è un istituto no-profit costituito da soci volontari tutti laureati, liberi professionisti, iscritti ad albi professionali, ovvero persone che lavorano e che si prendono la responsabilità di quello che fanno.
Noi esistiamo ormai da vent'anni e l'obiettivo principale dell'istituto è sensibilizzare le persone ai temi della sostenibilità: mentre nella norma si parla di biosostenibilità, noi preferiamo usare due termini, biocompatibile, cioè compatibile con la vita, con l'uomo e gli esseri viventi ed ecosostenibile, ossia un materiale che non fa male all'ambiente.
Oltre alla sensibilizzazione verso questi temi un altro obiettivo è quello della formazione, non solo dei propri soci ma in senso generale: fino a qualche anno fa eravamo considerati dei predicatori e quindi era molto difficile far penetrare questi concetti, fondamentalmente legati a un ritorno ad un modo di costruire antico; oggi siamo più ascoltati ed è sempre più diffuso l’utilizzo di prodotti che non siano adi derivazione petrolifera ma naturali come il legno, il sughero e così via.”

Quale crede che sia un modo efficace di portare avanti le politiche di tutela ambientale?

“Il nostro obiettivo è quello di entrare in modo subliminale, senza fare mai grandi campagne pubblicitarie, commerciali: bisogna lavorare a partire dalla base. Noi, ad esempio, proponiamo anche corsi per impiantisti, muratori perché è dalla base che bisogna cominciare. Dobbiamo pensare che l'obiettivo è far capire, far cambiare la mentalità, perseguire il benessere: devo dire che poco a poco questo sta avvenendo perché la gente, anche quella meno acculturata, è ormai abituata a informarsi. È importante una continua formazione e informazione perché si tratta comunque della salvaguardia della nostra vita.”

Come giudica l’impegno comune, della collettività, per un mondo più sostenibile?

“La comunità ha comunque capito che i danni che ci siamo fatti negli ultimi cinquant'anni costituiscono un male irreversibile di cui, adesso, ne paghiamo le conseguenze: tutte le malattie tumorali che si sono moltiplicate a partire appunto dagli anni Cinquanta sono tutte dovute all'avvelenamento del pianeta che tutti noi abbiamo contribuito a inquinare. Ci si sta rendendo conto che le risorse del pianeta non sono infinite: tanti anni fa questa era solo un’ipotesi ma poi nessuno ci credeva davvero poiché si confidava nella natura, che però ormai non riesce più a combattere i danni che le abbiamo fatto. La gente oggi comincia a porsi questi problemi e la cartina al tornasole di questa mentalità è che oggi si vende, sebbene siamo in crisi economica e quindi il mercato delle costruzioni è in fase di stallo, tutto ciò che è ecologico, a bassissimo consumo energetico; tutto il resto non viene venduto. La gente comincia a capire insomma che è bello vivere in ambienti che possano procurare il benessere psicofisico di cui si parlava prima.”

Quali sono le tappe che, nel nostro Paese, hanno portato l’abusivismo edilizio a raggiungere livelli tali da poter parlare di anarchia edilizia?

“Esistono due tipi di abuso edilizio: quello di necessità e quello da speculazione,. Quest’ultimo tipo di abuso evidenzia connivenze tali, soprattutto in determinate regioni d'Italia, per cui è chiaro capire perché ci si renda conto da parte delle amministrazioni preposte, solo quando tutto è terminato e non all’inizio della costruzione; si finge di non vedere. Questo tipo di abuso è però abbastanza sotto controllo rispetto all'abuso di necessità: se andiamo a vedere i condoni fatti negli ultimi vent'anni scopriamo che l'80% concerne questo tipo di abusivismo. Oggi non possiamo parlare di anarchia sotto questo profilo ma, come sempre, l'Italia è un paese in cui le leggi non vengono applicate , ma interpretate , cosa che non avviene in altri Paesi: finché non applicheremo la legge in maniera seria, ossia chi sbaglia paga, ne vedremo ancora delle belle e quindi un’urbanistica seria, che permette di non creare quartieri dormitorio ma di creare centri città, sarà lontana dall’essere realizzata.”

Come considera il rapporto tra la quantità e la qualità delle informazioni che circolano su comunicazione e ambiente?

“Oggi le comunicazioni sono esagerate, abbiamo un numero di input enorme e il fruitore deve ormai prepararsi a decifrare quali sono i messaggi corretti e quali no: se parliamo ad esempio dell'ambiente si può incappare in messaggi fuorvianti, come ad esempio il prefisso bio-, usato ed abusato in tutte le salse.”

Cosa pensa di queste eco-mode orientate dalla comunicazione di specifici canali massmediali?

“Penso che la gente ormai quando vede il prefisso bio- creda che si tratti di una cosa buona, positiva ma molto spesso abbiamo a che fare con semplici richiami commerciali che non hanno nulla a che vedere con la sostenibilità: si tratta di messaggi criptati per cui oggi occorre essere molto attenti ad interpretare la comunicazione e abituare specialmente i giovani a decifrare, interpretare, verificare ciò che viene detto per poter scegliere con intelligenza.”

Ci fa un esempio efficace di comunicazione ambientale?

“L'esempio stesso è, per me, l'unica forma di comunicazione efficace: nel 2018 è previsto che tutti gli edifici pubblici nuovi o in costruzione debbano essere costruiti quasi ad energia zero, ovverosia devono essere fatti in modo tale che producano l'energia che consumano. Nel 2020 questo succederà nel civile ed è già un segno importante se pensiamo che il 70% degli edifici pubblici non è ancora conforme alle leggi che invece vengono emanate affinché gli edifici privati vengano messi a norma. Se il pubblico non dà un buon esempio il privato certamente non recepisce il messaggio.”

Cosa pensa delle cosiddette energie alternative?

“La miglior energia alternativa è quella che non si consuma: per diminuire il consumo che abbiamo oggi di energia basterebbe, nelle costruzioni esistenti, un'operazione di coibentazione di tutte le pareti murarie; automaticamente abbasseremo del 40% il consumo energetico dariscaldamento nelle costruzioni civili. Quindi l'energia alternativa è innanzitutto l'efficienza energetica! Bisogna considerare poi che il petrolio ha comunque una vita breve, e con breve intendiamo comunque una durata di alcuni decenni: il petrolio sta finendo e la dimostrazione è che si sta ricavando petrolio non solo dai pozzi, dove evidentemente scarseggia, ma anche da marne petrolifere a costi pazzeschi. Si ritiene, dunque, che nei prossimi trent'anni il petrolio verrà utilizzato in maniera molto più contenuta.
Penso poi che l'unica energia alternativa veramente importante sia l'idrogeno, un prodotto estremamente naturale: è chiaro che oggi la tecnologia e la ricerca non sono ancora pronte. Quindi è importante cominciare a pensare di poter ricavare energia da tutto quello che si può, dal sole, dall'acqua, dalle maree, dal vento, ecc. per avere delle alternative che non siano uniche e totalizzanti, non esiste infatti la possibilità di avere una soluzione energetica unica, ma che possano abituarci a produrre energia praticamente da tutto. Questo ci permette di capire che l'energia, che è preziosa, ha un valore enorme per la nostra vita sopravvivenza".

Politiche ambientali, finanza, economia. Sponsorizzazioni, preorientamento della percezione positiva del marchio. Ingenti investimenti di tipo comunicazionale spingono a consumare risorse primarie, oltre quelle effimere. Un esempio che caratterizza l’Italia: le acque minerali. Cosa dice a questo proposito? Quali azioni sono state intraprese per una gestione delle acque rivolta alla sostenibilità?

“Oggi non possiamo permetterci di usare l'acqua potabile per lavare l'auto piuttosto che per altre attività similari: dobbiamo imparare a gestirla, cosa che avverrà quando l'acqua potabile costerà tantissimo. Se l'acqua potabile costasse già tantissimo e cioè se dai nostri rubinetti uscisse la cosiddetta acqua minerale, non avremmo il coraggio di sciuparla e ci impegneremmo, come si fa già da tempo, a utilizzare le acque meteoriche, le acque residue che noi usiamo nei bagni. Questa mentalità fa attenzione alle risorse del pianeta, che sono tutte preziose.
Molti comuni stanno impiantando la cosiddetta casa dell'acqua: si prende l'acqua potabile, la si filtra ulteriormente, la si depura maggiormente e la gente va in questi siti a riempirsi le bottiglie a 0,1 € a litro… addirittura con una presa è possibile renderla gassata! È chiaro che l'acqua minerale ci sarà sempre però non ci sarà più una richiesta così esagerata di acque in bottiglia, quindi di acqua minerale, perché verrà utilizzata l'acqua potabile in maniera molto più efficace. Il futuro sarà che tutte le tubazioni degli acquedotti esistenti saranno declassate e verranno utilizzate per distribuire un'acqua che si chiamerà 'acqua industriale', acqua che serve per l'irrigazione, per i lavaggi, per lo sciaquone del w.c., mentre invece verrà costruita una nuova tubazione in cui circolerà un'acqua più pulita da bere ma sicuramente più costosa.”

Esauribilità delle risorse, nuove forme di gestione delle risorse: a che punto si è?

“Anche l'aria diventerà un prodotto ad altissimo costo! Nella gestione delle risorse siamo messi abbastanza bene, nel senso che se ci guardiamo indietro cinque anni fa questi discorsi erano molto teorici, fatti all'interno di circoli, istituti: chi costruiva cinque anni fa con delle tecnologie ritenute abbastanza avanzate ha costruito fabbricati che oggi raggiungono il minimo di legge. Andando avanti con questa logica penso che effettivamente, con gli obiettivi posti dalla comunità europea, si arriverà al 2020 con un salto di qualità enorme; questo significa riuscire a dimezzare in maniera seria i consumi energetici, cosa che vuol dire avere bisogno di metà dell'energia che oggi produciamo. Un esempio: si studiano da anni e ormai sono in fase di produzione dei gel che vengono inseriti all'interno dei doppi vetri e che producono energia; l'unico problema è che oggi non sono ancora trasparenti ma quasi trasparenti: questo vuol dire che nel giro di un paio d'anni arriverà un gel prodotto con elementi naturali, organici, poiché si tratta di cellule fotocatalitiche prodotte a partire dalla buccia di frutti come il mirtillo, il ribes, che produce energia. Si tratta di un prodotto che già oggi viene venduto e costa quattro volte meno del fotovoltaico: basta un altro po' di ricerca ancora per far sì che una casa che si costruirà fra 10 anni probabilmente avrà caratteristiche tali di essere autonoma a livello energetico.”

Come è rappresentato in Italia sul piano della comunicazione il quadro europeo delle reali emergenze ambientali ?

“È rappresentato solo sulla stampa di settore, la stampa quotidiana non rappresenta mai la reale situazione ma riporta solo quello che si vuole venga detto e che fa scoop: c'è bisogno di far vendere il giornale e c'è bisogno di ottenere notizie nuove. Non è questo il modo di rappresentare la realtà ma purtroppo la stampa di settore viene letta solo dall'1% della popolazione: questi problemi sono esclusivamente legati ai cultori e agli esperti in questo settore e non si fa niente per coinvolgere la gente.”
 

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dal Blue Apple Studio, studio di Produzione,
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Francesca De Rosa