Femminismo islamico non è un ossimoro

 

Femminismo islamico non è un ossimoro

La copertina del libro Femminismo islamico. Corano, diritti, riforme

Renata Pepicelli presenta il suo ultimo libro Femminismo islamico. Corano, diritti, riforme

Venerdì 17 dicembre nella Cappella Pappacoda in Largo S. Giovanni Maggiore si è discusso del libro Femminismo islamico. Corano, diritti, riforme (Ed. Carocci, Roma, 2010, pagg. 160) di Renata Pepicelli. L'autrice, laureata in Scienze Politiche all'Orientale, Dottore in Geopolitica e culture del Mediterraneo alla Federico II di Napoli, attualmente titolare di un assegno di ricerca presso l'Università Alma Mater di Bologna, è stata introdotta da Maria Cristina Ercolessi che si è poi soffermata sui vari approcci metodologici del libro e in particolare su quello costituito dalle biografie di alcune donne che, in contesto islamico, sono diventate attiviste, militanti politiche, teologhe. La parola è passata quindi alla Pepicelli che ha presentato il suo lavoro come un affresco sulle trasformazioni sociali, culturali e politiche che hanno riguardato le donne e gli uomini del mondo islamico. Una prima questione da chiarire è stata quella terminologica: il titolo, frutto di una scelta editoriale legata a ragioni di marketing, nasconde infatti punti concettuali spinosi in quanto molte delle donne che nel libro figurano come “femministe islamiche” rifiutano in realtà questo tipo di etichetta sentita come troppo “occidentale” o comunque come legata al colonialismo e all'imperialismo subito dai loro paesi. Tra l'altro, sempre per rimanere in ambito lessicale, “femminismo islamico” sembra attirare particolarmente l'attenzione del lettore che lo percepisce quasi come un ossimoro, come un accostamento assurdo di due realtà inconciliabili. La Pepicelli ha quindi fatto riferimento a quelle tappe fondamentali, affrontate all'interno del volume, che riguardano le questioni di genere e che fanno capo ad un fenomeno cominciato tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo: un primo grado è quello costituito dal cosiddetto “femminismo secolare” in cui gruppi assortiti di donne, cristiane, musulmane, ebree, si sono impegnate insieme nella rivendicazione dei propri diritti; un esempio è l'Unione femminista Egiziana fondata nel 1923 da Hoda Sha'rawi, diventata poi un'icona del femminismo arabo, che ha mandato nello stesso anno una delegazione di donne in occasione di un congresso sul suffragio universale tenutosi a Roma. A questo si affianca un attivismo femminile nato all'interno della cornice religiosa che è rappresentato invece da Zaynab al-Ghazali, una femminista egiziana che ha lottato per l'emancipazione e per una maggiore partecipazione delle donne alla vita pubblica, nel rispetto però del credo islamico secondo cui alla donna andava riconosciuto innanzitutto il ruolo fondamentale di moglie e madre. Elemento necessario alla causa è quindi la reinterpretazione dei testi sacri, ma anche la militanza politica e la creazione di uno Stato islamico all'interno del quale far valere i diritti delle donne. Tra le fine del XX secolo e gli inizi del XXI il quadro appena descritto va complicandosi in quanto a questi due filoni se ne aggiunge un terzo, quello del “femminismo islamico” che prende piede tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta e che fa assistere ad un ritorno alla spiritualità in ambito islamico: tale rinascita coincide con un'islamizzazione politica legata a molteplici ragioni storiche come il fallimento degli ideali di indipendenza, dei principi di giustizia ed eguaglianza, dei progetti politici ma anche la crisi economica crescente, le umiliazioni subite dai paesi occidentali, la non risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Ad ogni modo è quest'ultimo movimento che riesce a rimettere in discussione quel legame apparentemente indissolubile che si era creato tra il voler seguire i dettami del Corano e il dover accettare una società patriarcale: le donne cominciano così a studiare i testi sacri interrogandosi sulla storia relativa alla prima comunità islamica nata intorno al Profeta per comprendere quale fosse il ruolo della donna del passato e ciò che ne emerge è che si trattava di un ruolo di assoluto primo piano. Donne come Fatima Mernissi, Amina Wadud o Asma Barlas ricercano quindi, tramite l'esegesi del Corano, il vero volere di Dio che sembra coincidere adesso con una finora utopica uguaglianza di genere. Quello di cui ci parla Renata Pepicelli è insomma un femminismo importante, tutt'altro che di secondo piano rispetto ai movimenti nati, in questo senso, in Occidente soprattutto poiché portato avanti da donne che cercano di recuperare i propri diritti utilizzando quegli stessi testi sacri che per anni hanno sancito la loro inferiorità.

Francesca De Rosa

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