Florinda Martucciello: La cultura? Fondamentale
Florinda Martucciello: La cultura? Fondamentale
Laurea all'Orientale, master alla Luiss Writing School, lavoro in Bolivia documentato in un libro. Ci racconta le sue esperienze ed il ricordo che ha dell’Orientale
Florinda lei si è laureata all’Orientale circa tre anni fa, a quale Facoltà ed a quale Corso di laurea è stata iscritta? ci racconti brevemente la sua esperienza universitaria.
“Sono stata iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia e mi sono laureata in Lettere Moderne. L’Orientale ha numerosi Corsi di laurea interfacoltà e interclasse ma a me piaceva l’idea di un Corso per così dire puro, non ibridato. Rispetto alla Federico II mi sembrava che l’Orientale fosse più moderno e quindi l’ho preferito. Alla fine mi sono trovata molto bene. Quello di Lettere Moderne era un Corso di laurea che molti nemmeno sapevano che esistesse. Eravamo pochi iscritti a seguire le lezioni, così era un vero piacere studiare sia perché i professori sono state persone che mi hanno dato molto e sia perché eravamo pochi, circa trenta o trentacinque persone al massimo, a parte in alcuni casi come nelle lezioni di cinema in cui eravamo tantissimi e c’era una confusione enorme.”
Attualmente sta frequentando un master in scrittura presso la Luiss Writing School di Roma. Il master è nato da poco e la sua è ancora la prima edizione, come mai ha scelto un master così sperimentale invece che la laurea specialistica?
“Ho fatto questa scelta sia perché ascoltando le esperienze di molti amici e colleghi che stavano frequentando la specialistica, tutti affermavano di stare ripetendo molte cose fatte alla triennale, e sia perché credevo che per uno sbocco futuro avere una laurea breve o una completa, in questo momento di crisi, se così lo si vuol definire, o comunque in questa congiuntura politica, sociale ed economica, mi sembrava non avesse molta importanza nella futura ricerca di un lavoro, e quindi ho preferito specializzarmi scegliendo un master in scrittura. Mi interessò anche il fatto che fosse un master così sperimentale, ancora alla prima edizione, e infatti il primo anno abbiamo toccato diversi punti, dalla scrittura per la pubblicità alla scrittura editoriale, quindi racconti e romanzi, fino alla scrittura di un programma televisivo o di un film, cosa che io non avevo assolutamente idea di come si facesse. Questo secondo anno invece ci stiamo specializzando ulteriormente proprio nel curriculum cinematografico.”
Ritiene che le competenze ottenute nel corso della laurea triennale le siano state utili per il percorso che ha deciso di seguire?
“Sì, io ritengo che la cultura, nel senso più generale del termine, sia la base fondamentale per fare qualsiasi cosa, quindi scelsi una laurea triennale che mi consentisse di assorbire quanto più possibile e ottenere una base culturale quanto più ampia possibile.”
Nel 2008 lei ha vinto un concorso fotografico con un'immagine scattata proprio all’Orientale durante la protesta portata avanti dal movimento dell’Onda. Ci parli un po’ di questa esperienza. Che aria si respirava in quei giorni all’Orientale?
“Personalmente devo dire che quel periodo mi ha molto emozionata, è stata la prima volta da quando ero all’università in cui ho visto una partecipazione vera, sentita, da parte di tutti alla politica, e non solo del solito gruppetto o del candidato. Ed è proprio questa partecipazione collettiva quello che io intendo per politica, ovvero un interessamento generale da parte della gente a ciò che la circonda. Quelli furono i primi giorni di quel movimento che venne poi definito l’Onda e che era partito con le lezioni in piazza, con migliaia di studenti dell’Orientale e della Federico II che si riunivano per le strade, a piazza San Domenico, a via Mezzocannone, in gruppi di venti o trenta persone con i professori che si portavano dietro chi la sedia, chi il megafono, altri un tavolino e facevano lezione per davvero, ricordo le lezioni di giapponese o di chimica, con le formule scritte su una lavagnetta portatile. Quell’esperienza fu molto bella, si mobilitarono studenti, professori e ricercatori tutti insieme.
Per quanto riguarda il concorso fotografico invece, era un concorso organizzato dal comune di Napoli e si basava sulla visione della città. Non so se il fatto di scegliere una foto del genere di Napoli incuriosì la giuria o comunque chi mi votò, dico questo perché siamo abituati a vedere Napoli in tanti altri modi, positivi o negativi che siano, e non in questo. Magari questo modo di rappresentarla, un modo non costruito, un immagine reale della Napoli che noi stavamo vivendo in quei giorni, ha incuriosito.”
Recentemente lei ha partecipato ad una missione in Bolivia per la costruzione di una rete elettrica sulle Ande, i suoi appunti di viaggio sono stati raccolti, insieme ad altri contributi, in un volume uscito pochi giorni fa ed intitolato Kami, la missione dell’energia. Ci parli un po’ di questo bel traguardo raggiunto.
“Il progetto è nato dalla volontà del committente, cioè Terna, una azienda che si occupa del trasporto dell’energia, che voleva far conoscere attraverso un libro fotografico il proprio impegno in Bolivia. Per questo bel progetto si sono rivolti alla scuola di scrittura dove studio e, tra tutti gli allievi, sono stata scelta insieme a un'altra studentessa, Irene Salvadorini. Così siamo partite insieme al fotografo, Daniele Tamagni, nel giugno del 2010 e siamo andate i Bolivia, a 4000 metri sulle Ande per 20 giorni. È stata una esperienza bellissima, uno spartiacque per la mia vita, per il mio modo di vedere le cose. Alla stesura del testo ha partecipato anche Roberto Cotroneo, il presidente della Luiss Writing School, che ha introdotto il volume ed è stato un po’ il nostro padrino, è stato lui a trascinarci in questa avventura.”
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Non faccio troppi progetti perché le cose più belle sono quelle che mi capitano sulla strada. Le esperienze più belle che ho fatto finora sono state quelle non programmate. Approfitto di questo caos generale in cui viviamo per cogliere ciò che vi è di buono.”
Si reiscriverebbe all’Orientale? Che ricordo ne ha?
“Sì, decisamente: ne ho un ricordo piacevole. Sono riuscita ad avere un buon contatto non solo con i colleghi, che poi sono diventati amici, ma anche con i professori che ci hanno tenuti sempre in considerazione e con i quali riuscimmo ad instaurare un discorso aperto e non unidirezionale, molto bello.”
Se le è capitato di tornare sul sito della nostra università, ha dato uno sguardo al Web Magazine? Come lo ha trovato?
“Ho letto il Web Magazine e ammetto che non ne conoscevo l’esistenza. Mi è sembrato interessante avere uno spazio gestito dall’università che permetta agli studenti di esprimersi e di fare esperienza.”
Davide Aliberti