Forme visive del Buddhismo tardo-antico: una Koiné artistica senza nome lungo i percorsi delle Vie della Seta
Forme visive del Buddhismo tardo-antico: una Koiné artistica senza nome lungo i percorsi delle Vie della Seta
Seconda conferenza del ciclo dal titolo “Archeologia delle Vie della Seta: Percorsi, Immagini e Cultura Materiale”, organizzato da Bruno Genito e Lucia Caterina con le Scuole Dottorali di Studi Orientali e Africani (Dottorati: Turchia, Iran e Asia Centrale, Asia orientale e meridionale) e di Studi Interculturali (Dottorato: Archeologia: Rapporti tra Oriente e Occidente) e con il CISA (Centro Interdipartimentale di Servizi per l’Archeologia)
Mercoledì 21 marzo 2012 - Con questa seconda conferenza Anna Filigenzi ci porta dallo Swat (Pakistan nord-occidentale), in Cina a Miran, in Afghanistan a Ghazni, in Uzbekistan nell’oasi di Thermez, di nuovo in Cina a Kucha. Si passano, così, in rassegna i resti, prevalentemente pittorici, del Buddhismo che assieme al Cristianesimo di tipo nestoriano e all’Islamismo hanno attraversato in lungo e largo i vari percorsi delle Vie della Seta. La diffusione di queste ideologie-religiose non costituirono solo un fatto dottrinario, ma restano l’espressione di idee e valori delle élite politico-sociali ed economiche che del Buddhismo avevano fatto uno dei veicoli culturali dominanti! Altro aspetto decisamente interessante del discorso affrontato in questa seconda conferenza, sono quegli aspetti visivi dell’architettura religiosa nella regione storica dell’Uddyana, lo Swat, terra sacra nella quale arrivavano numerosi pellegrini. Così, da Saidu Sharif è documentato uno stupa del primo quarto del II secolo d.C., in una tipologia architettonica che ospita un fregio narrativo databile tra il 25 e il 50 d.C. Lo stile disegnativo, più antico, si colloca ad un passo dal naturalismo ellenistico. A Miran in Cina uno stupa del III - IV secolo, presenta pitture con rappresentazioni del Buddha in uno stile che non può essere collocato oltre la fine del I secolo d.C. In Afghanistan nella provincia di Logar, a Mes Aynak, in una delle aree più importanti di produzione del rame al mondo, uno scavo di emergenza, ha fatto ritrovare un centro con statue colossali, e foglie d’oro dipinte. Gli scavi di salvataggio sono cominciati nel 2009 a Gol Hamid, che si trova in un passo di montagna. Il lavoro è stato realizzato dall’Istituto Nazionale di Archeologia e dalla Délégation Archéologique Française en Afghanistan (DAFA). Parte del complesso monastico è stato scavato, portando alla scoperta di una cappella a volta, di celle dei monaci e magazzini. Sono inoltre state trovate statue di terracotta policrome, tra cui un Buddha. I confronti, poi, possibili con le rappresentazioni di personaggi con pantaloni e stivali, suggeriscono contatti con il mondo sasanide in particolare nella cappella occidentale dove una scultura in altorilievo presenta elementi datanti non oltre il IV secolo. Lo scorso anno i lavori archeologici sono stati trasferiti a Tepe Kafiriat, più in alto sulle montagne. Il complesso fortificato di 80 metri originariamente aveva otto stupa (torri cerimoniale per le reliquie) rivestite in pietra, che circondavano la stupa principale. Tra i reperti vi sono un Buddha disteso lungo 7 metri e pitture murali. Gli archeologi hanno anche scoperto un paio di piedi grandi che sono tutto ciò che rimane di una statua di 3 metri (la parte principale è stata saccheggiata o distrutta nei primi anni del 2000). È stato anche scoperto un antico Buddha di legno, un materiale che molto raramente sopravvive. A Fayaz tepe nel sud dell’Uzbekistan nel IV-V secolo d.C. troviamo, forse, produzioni artistiche, ad opera di un donatore laico, simile, dove personaggi rappresentati con l’indice sopraelevato evocano, ancora una volta, stilemi sasanidi e le figure femminili dipinte un volume tridimensionale. Gli sguardi intensi dei personaggi rappresentati a Mirand in Cina, a Kafiryat tepe in Afghanistan suggeriscono una particolare luminosità connessa all’idea della luminosità del Buddha. Discorso a parte va fatto per Ghazni dove Maurizio Taddei e Giovanni Verardi dell’allora Istituto Universitario Orientale, hanno condotto negli anni settanta del secolo scorso importanti scavi archeologici a tappa Sardar (III-IX secolo d.C.), località sulla via meridionale della Seta che collegava l’India all’ Asia centrale. Il rinvenimento di un Grande stupa in terra cruda con numerosi resti di scultura nello stesso materiale sono indicatori importanti di una particolare raffinatezza di tradizione ellenistica. Nel periodo antico 1 e periodo antico 2, si osserva una transizione stilistica con sperimentazione, con dorature come a Mes Aynak, dove assieme alla presenza di un gigantismo con statue colossali, si riscontrano anche sculture a stampo.
It look's like you don't have Adobe Flash Player installed. Get it now.
Audio intervista - Ibadi Theology. Rereading Sources and Scholarly Works