Gemma Capezzone: studiare il mondo con un obiettivo
Gemma Capezzone: studiare il mondo con un obiettivo
Studentessa all’Orientale e fotografa specializzata in concerti live. "Il confronto con persone provenienti da tutto il mondo esperienza che mi ha dato molto: l'Orientale ottima sponda". Fotografa ufficiale della mediateca Marte di Cava de’ Tirreni, e non solo. "L'Orientale? La consiglierei ad un amico".
Gemma, Lei è originaria di Salerno. Cosa l’ha portata ad iscriversi all’Orientale? A quale Facoltà si iscrisse a suo tempo?
“Mi trasferii a Napoli perché c'era un Corso di laurea che mi attraeva molto, Linguaggi Multimediali e Informatica Umanistica, curriculum Arte e Cinema. Avevo 17 anni ed ero un po' indecisa sul da farsi. Questo Corso univa la mia passione per le lingue con la mia passione per le arti visive e ricordo che c'erano esami di cinema, di teatro, di storia dell'arte e altri. In particolare ricordo che ci sarebbero dovuti essere anche esami di fotografia, ma su questo punto sono rimasta delusa.”
Dopo il conseguimento della laurea triennale ha deciso di iscriversi al Corso di laurea magistrale in Linguistica e Traduzione Specialistica. Come motiva quella scelta?
“Quando mi sono laureata a febbraio del 2009 non c'era stata ancora la riforma che introduceva le lauree magistrali, c'erano ancora le lauree specialistiche. Feci il test ed entrai ad Ispanistica. Cominciai a seguire i corsi da marzo e a fare gli esami, ma non ero molto soddisfatta. La laurea specialistica più adatta a me, considerando la mia laurea triennale, sarebbe stata Produzione Multimediale, ma dopo aver studiato per tre anni l’inglese e lo spagnolo avevo il desiderio di proseguire in quella direzione mantenendo entrambe le lingue senza dover recuperare dei crediti – e comunque il corso di laurea in Produzione Multimediale era già stato chiuso. Mentre ero iscritta ad Ispanistica ci fu la riforma e venne introdotta la laurea magistrale in Linguistica e Traduzione Specialistica, così decisi di cambiare e nonostante mi fossi allontanata molto da quello che era il mio percorso iniziale, lo studio della linguistica e della traduzione mi ha affascinato molto: una materia molto pratica e legata ai nuovi strumenti di comunicazione. Alla fine mi sono sentita pienamente soddisfatta della mia scelta.”
Cosa pensa dell’Orientale, oggi?
“Come in qualunque altra Università ci sono sicuramente delle pecche, come ad esempio il fatto che noi della magistrale non abbiamo i lettori di spagnolo, cosa inammissibile considerando che per studiare una lingua ad alti livelli è necessario fare conversazione con un docente madrelingua, ma complessivamente il mio giudizio è positivo sia per quanto la mia laurea triennale che per la magistrale. In ogni caso credo che i contratti con i lettori siano onerosi e che non sempre le università abbiano la possibilità di far quadrare il cerchio come vorrebbero, visti gli scarsi finanziamenti.”
Lei ha trascorso un periodo di studi all’estero partecipando al progetto Erasmus. Ci parli di questa esperienza.
“Sicuramente un'esperienza molto bella ed interessante sia dal punto di vista accademico che dal punto di vista umano. Conoscere una nuova e molto moderna realtà universitaria come la Pompeu Fabra e confrontarsi con persone provenienti da tutto il mondo è stata un’esperienza che mi ha dato molto e l'Orientale in questo senso offre un'ottima sponda. L'unica cosa che lamento è il fatto di non essere riuscita più di tanto a stringere amicizia con le persone del posto, ho trovato infatti i catalani un po' chiusi e diffidenti, molti si rifiutavano addirittura di parlare castigliano. Ma questo non ha a che vedere con l'aspetto accademico, ovviamente”
Secondo Lei l’offerta didattica e culturale dell’Orientale è competitiva a livello internazionale?
“Per quello che ho potuto vedere dal punto di vista della partecipazione alla didattica, a Barcellona le classi erano molto piccole, visto che contavano al massimo 15 persone: un numero che è difficile mettere a confronto, ad esempio, con il corso di Lingua Spagnola I dell'Orientale, dove solo dalla lettera A alla lettera B eravamo 250 studenti. È un fattore che influisce molto sull’apprendimento di una lingua e sulla didattica in generale: in una classe di pochi studenti risulta più semplice confrontarsi sia con i professori che con i colleghi, si è seguiti meglio e si impara più rapidamente. Ovviamente, come tutti sanno, la responsabilità in tal senso non è dei singoli Atenei ma dell'ordinamento nazionale del sistema universitario italiano che non mettendo a disposizione mezzi e fondi adeguati non consente di fare diversamente.Dal punto di vista culturale, invece, l'Orientale fornisce basi molto più ampie. I programmi a Barcellona sembravano monografici, si studiava un solo autore e una sola opera, mentre qui si spazia molto di più e si acquisiscono conoscenze più ampie.”
Lei lavora come fotografo specializzato in concerti live ed eventi. Inoltre ha partecipato a diverse mostre collettive. Come è nata questa Sua passione e come è diventata un’attività lavorativa?
“Questa passione è nata sin da quando era piccola. A mio padre è sempre piaciuto fotografare, lo vedevo spesso fermarsi con la macchina nei posti più strani per scattare delle fotografie. Ricordo che ero molto incuriosita dalla macchina fotografica. A volte gli chiedevo di fare delle foto e per me il solo guardare attraverso il mirino era una soddisfazione. La mia prima macchina fotografica l'ho avuta a 11 anni, era una macchina automatica a rullino; adesso sono alla mia seconda reflex digitale. Sono sempre stata un’assidua frequentatrice di concerti, mi piace molto la musica. Un anno mi trovai a dover sostituire un fotografo al Meeting del Mare, un festival che si svolge ogni anno a Marina di Camerota, per conto di una rivista online di musica. Fu così che perla prima volta passai la serata sul palco andando avanti e indietro a scattare fotografie. Considerando che al Meeting del Mare ci sono concerti dalle quattro del pomeriggio all'una di notte, posso dire che fu un'esperienza abbastanza dura però molto bella. Il primo giorno c'era il concerto di Morgan, e come si sa i gruppi più importanti di solito permettono di scattare fotografie solo durante i primi tre brani. Dato però che Morgan è un egocentrico, ci fece rimanere sul palco pertutto il corso del concerto. Tornai a casa con un bagaglio di 1000 foto e mi ci vollero tre giorni per completare la post-produzione. Dopo quell’esperienza a Marina di Camerota continuai a fare foto ai concerti e da allora sono quattro anni ormai che mi occupo di questo.”
Dalla sua recente apertura Lei è diventata la fotografa ufficiale della mediateca Martedi Cava de’ Tirreni. Ci parla di quest’esperienza?
“Diciamo che in quest’esperienza mi ci sono ritrovata. Ho seguito questo progetto da quando è iniziato. Mi avevano contattato per girare uno spot pubblicitario che purtroppo non è stato ancora realizzato per problemi vari, e da lì ho continuato a collaborare con la mediateca facendo le foto all’inaugurazione, che è stata caratterizzata da una serie di eventi come la mostra fotografica del registra teatrale Peter Brook, una mostra di oggetti in Design eco sostenibile, la mostra Creative Are Bad che raccoglie alcune campagne pubblicitarie scartate, e la rassegna di concerti jazz organizzata nei fine settimana. Secondo me il Marte è uno spazio con una grande potenzialità. Se si fosse trovato in un centro più grande avrebbe registrato un affluenza di pubblico maggiore, ma le potenzialità sono comunque alte ed è in continua crescita.”
Dal punto di vista della comunicazione che ruolo ha la fotografia oggi dal Suo punto di vista?
“Dipende da cosa si intende per fotografia. C'è il fotoreportage, c'è la fotografia d'arte, c'è la fotografia pubblicitaria. Io ad esempio sono molto attratta dal fotoreportage, soprattutto quello di viaggio. Credo comunque che oggi la comunicazione visiva sia più forte di quella scritta. La fotografia e il video sono i mezzi di comunicazione principali della nostra generazione.”
Oltre che come fotografo Lei ha seguito un corso per operatore video partecipando ad uno stage presso la Rai di Roma. Di cosa si è trattato?
“Partecipai alle selezioni per un Corso di operatore di ripresa e montaggio un po' per gioco, e alla fine mi sono ritrovata a frequentare il Corso durato sette mesi e organizzato dalla Regione Campania. Una gran bella esperienza dal punto di vista formativo. Ho scoperto la bellezza del montaggio come linguaggio, l’inquadratura e il modo di raccontare una storia attraverso le immagini, e questo mi ha aperto la mente. Per non dire chestare a contatto con i professionisti della Rai, seguirli e vedere come lavorano, utilizzare attrezzature professionali, sono state tutte esperienze molto costruttive. Per quanto riguarda lo stage alla Rai invece, si trattava di un bando indetto dall'Università di Salerno in cui cercavano delle persone con esperienza nel campo della ripresa, del montaggio e della regia. Abbiamo realizzato due videoclip per un programma intitolato Ciak si Canta, e abbiamo potuto vedere come funzionano le cose alla Rai dall’interno.”
Il percorso universitario che sta compiendo e le competenze che sta acquisendo le saranno utili per le attività che svolge?
“Leggendo il mio curriculum oggi è possibile trovare esperienze nel campo della fotografia, della ripresa, del montaggio, ma niente che abbia a che fare con la traduzione. Non ho mai lavorato come traduttrice o in un campo inerente alle lingue. Spesso ci penso e mi chiedo se sia il momento di fare una scelta tra la fotografia, le arti visive e le lingue, ma in realtà sono sempre in cerca di un compromesso. Infatti farò la tesi sulla sottotitolazione e la traduzione audiovisiva, sperando così di coniugare le mie passioni e di mettere in pratica le competenze acquisite all'università.”
Che rapporti ha con i docenti dell’Orientale?
“Dipende dai docenti. Ho avuto a che fare con professori anziani che mi hanno dato molto, persone di grande cultura e di grande esperienza, altre volte invece sono rimasta delusa da docenti magari anche molto giovani ma che si dimostravano molto lontani da noi studenti, quando invece sarebbe stato più logico il contrario.”
Consiglierebbe questa Università a una persona cara?
“Si, la consiglierei. Quando sento qualcuno che vuole iscriversi a Lingue all’Orientale gli dico sempre che è la scelta migliore. Oggi ci sono molti Corsi di laurea interfacoltà che possono sembrare un po' ibridi e che forse non danno uno sbocco lavorativo preciso, ma sicuramente forniscono una base culturale solida.”
Ha mai letto il Web Magazine d’Ateneo? Cosa ne pensa?
“Sì, ho letto articoli comparsi nel Web Magazine. Ricordo ad esempio un'intervista al professor Silvestri, un docente che ho sempre stimato, che parlava della sua carriera universitaria. Credo che il Web Magazine sia un’ottima opportunità per avvicinarsi al mondo del giornalismo e che contribuisca a perfezionare il rapporto con la scrittura. Come anche Radiorientale, questi organi di comunicazione sono delle realtà necessarie all'interno delle università, sia per dare voce agli studenti che per fargli acquisire esperienza pratica in un determinato campo.”
Davide Aliberti
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