Giornata di studi su Muhammad per Claudio Lo Jacono

 

Giornata di studi su Muhammad per Claudio Lo Jacono

Copertina di Muhammad (Laterza, 2011)

Riuniti all'Orientale alcuni studiosi del Profeta Muhammad noti in ambito internazionale

Il Rettore Lida Viganoni ha dato inizio alla Giornata di Studi sottolineando il particolare significato dell'evento: un'occasione celebrativa e di approfondimento scientifico non priva tuttavia di una nota di tristezza. Con l'addio all'insegnamento di Claudio Lo Jacono – ordinario di Storia del Vicino Oriente Antico – l'Ateneo saluta infatti uno studioso di orientalistica stimato in ambito internazionale.

Nell'introduzione affidata al Preside della Facoltà di Studi Arabo-islamici, Agostino Cilardo – che ha portato i saluti del Direttore di Dipartimento, Francesco Sferra, purtroppo assente – è stato brevemente delineato il percorso di Lo Jacono. Laureato alla Sapienza nel 1970, nel 1971 è alla Ca' Foscari di Venezia e, dopo un decennio all'Università di Cagliari, approda definitivamente all'Orientale. Oggi è Presidente dell'Istituto per l'Oriente Carlo Alfonso Nallino e Direttore della rivista Oriente Moderno e viene descritto come uno studioso con passione per la disciplina e grande abilità nel saper coniugare aspetti differenti – storici, storiografici, filologici, politici, sociali e culturali – in una prospettiva interdisciplinare, per raggiungere una visione critica e sempre aperta a nuovi spunti di riflessione.

La prima sessione, presieduta dal professore Alberto Ventura, ha avuto inizio con la relazione di Roberto Tottoli, organizzatore dell'evento, e ha descritto il panorama degli studi del settore nell'ultimo ventennio. Un panorama ricco di opere di eminenti studiosi, di cui i maggiori sono presenti in questa occasione, che hanno contribuito in maniera fondamentale alla crescita di questo settore di ricerca – oggi molto diverso da quello degli anni '60 e '70 – con la loro sensibilità interdisciplinare offrendo diverse chiavi di lettura dal punto di vista storico e storiografico che oggi caratterizzano gli studi islamici. Le due principali opere di Lo Jacono sulla figura di Muhammad – Maometto, l'Inviato di Dio (Edizioni Lavoro, Roma 1995) e Maometto (Laterza, Roma-Bari 2011) – si collocano in questo contesto.

Il sottotitolo della prima, Inviato di Dio, indica uno dei suoi tratti salienti: prima di entrare nel vivo della situazione politica, infatti, si penetra quella religiosa; nella seconda opera, invece, si aggiunge un'attenzione al quadro storico-economico della penisola. Inoltre, se nel primo testo si ritrovano accanto ai particolari circa la vita del Profeta e al tema metodologico – la questione storiografica, il problema del carattere tardo della storiografia sul Profeta e la mancanza di scritti coevi – l'attenzione all'organizzazione tribale araba e alla genealogia, nel secondo testo questi temi si ampliano fino ad arrivare all'epoca pre-islamica per offrire un quadro ancora più accurato.

La relazione seguente, di Michael Lecker dell'Università di Gerusalemme, si è concentrata sull'importanza di uno di questi tratti, la genealogia del Profeta, considerando tutti i dati, anche quelli che possono sembrare dettagli e che invece contribuiscono a dare forma il mosaico complessivo. In questo modo è possibile offrire nuove possibilità di interpretazione per fare luce su questioni storiche fondamentali e situare nel percorso storico e geografico i dati offerti dalle fonti.

A chiudere la prima sessione l'intervento di Fred McGraw Donner dell'Università di Chicago, che ha offerto una nuova prospettiva sul primo Islam. Parlando di believers movement piuttosto che di community of Muslims – un movimento di cui fa parte non solo chi crede nel Corano ma anche cristiani ed ebrei – lo studioso si è soffermato sull'importanza del lessico delle fonti ponendo così al centro del proprio discorso la forza ecumenica, più che la religione in sé. Da rilevare che quello che traspare da questo approccio è un modo di intendere la confessione religiosa molto meno chiuso e problematico di quanto non sia oggi.
La seconda sessione, presieduta dal professore Giovanni Canova, ha avuto inizio con l'intervento di Chase Robinson della City University of New York che ha proposto una relazione incentrata sulla storiografia del primo Islam e la questione del genere, e in cui l'analisi del contesto sociologico costituisce il requisito indispensabile per una corretta prospettiva di ricerca.

Il testo della relazione di Marco Schönner dell'Università di Münster, assente alla Giornata di Studio, è stato sintetizzato da Giovanni Canova il quale ha messo in luce un malinteso tipico della nostra società che indica quanto sia necessario difendere la libertà accademica e fare ricerca evitando che venga strumentalizzata. Come nel caso descritto da Schönner accaduto in un'università tedesca nel 2008, una ricerca fatta con passione e spirito critico può essere interpretata in termini provocatori, soprattutto in ambito musulmano, e utilizzata per scopi politici contro chi è vicino alle questioni relative all'Islam, ovvero gli orientalisti.

Nell'ultima relazione Michele Bernardini ha sintetizzato il percorso di Lo Jacono evidenziandone le particolarità: “Una ricerca sempre fondata sul dato e il rispetto delle teorie, della loro lettura e interpretazione. Un esempio-insegnamento,” – queste le parole di Bernardini – “in questo quadro va letto il suo approccio al testo, una lettura basata sempre sulle fonti ma che ha sempre tenuto conto della relatività in essa insita.”

Dopo una breve e vivace discussione, Claudio Lo Jacono ha preso la parola – rivolgendo i propri ringraziamenti all'organizzatore, ai colleghi di studio e di ricerca, all'Ateneo e soprattutto ai suoi studenti – e ha salutato i presenti con queste parole, lasciando aperto un orizzonte: “Ringrazio in modo particolare gli ospiti internazionali che sono qui oggi, in assoluto tra i nomi più importanti. Ma non sono gli ultimi. Ce ne saranno altri e questo incoraggia a proseguire nello studio di una realtà che sembra lontana, ma che non lo è affatto, perché è compenetrata nelle società occidentali. Il mio scopo nell'insegnare è stato far capire che qui, nel Mediterraneo, c'è stata una storia comune; andare via prima del tempo, in un certo senso, è un modo di dare possibilità ai più giovani di procedere e favorire il ricambio generazionale che farà progredire gli studi.”

Azzurra Mancini

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