I mercoledì del Canada: Lacroix sur paroles
I mercoledì del Canada: Lacroix sur paroles
È stato trasmesso presso la sede di Palazzo S.Maria Porta Coeli il documentario “Lacroix sur paroles” per l'ultimo appuntamento della stagione dei mercoledì canadesi
Napoli, 1 Giugno 2009 – La professoressa Angela Buono per l'ultimo appuntamento del ciclo di conferenze e film accomunati dal tema centrale del Canada ha mostrato ai presenti il film documentario sulla vita del teologo canadese Benoit Lacroix.
Il documentario vanta la regia di Luc Goiun ed è uno degli esempi più palesi di come molti registi canadesi concepiscano il far cinema. Infatti, la tradizione canadese, in particolare quella del cinema del Québec, vanta la produzione di molti documentari che vengono girati come veri e propri film con musiche e scenografie appropriate. Nato nel 1915, Benoit Lacroix è un prete domenicano, teologo, filosofo e professore del Québec e il suo approccio verso la religiosità è sintomo di una personalità non comune. Innanzitutto, Lacroix non concepisce necessariamente la religione così come viene tradizionalmente conosciuta e insegnata da molti suoi colleghi. Egli ha studiato molti testi teologici, ma la sua visione va oltre i comuni canoni cristiani, iniziando dal suo modo di chiamare Dio, ossia "Colui che ha creato tutto questo", perché Lacroix è dell'opinione che l'importanza del Creatore non stia tanto nel suo nome, quanto nella perfezione di ciò che ha donato, dell'universo, della natura e delle piccole cose quotidiane. In qualsiasi modo lo si chiami, anche "L'architetto" come lo definirà un bambino alla fine del documentario, non è necessario mettersi in ginocchio per parlare con Dio e non è nemmeno necessario essere credenti per mettersi in contatto con Lui, in quanto in molte culture e civiltà, soprattutto passate, Dio veniva concepito come il sole, la natura ecc. Per Lacroix tutto sta in ciò che ci circonda.
Quest'uomo prova un profondo rispetto per tutte le religioni, tanto è vero che si è confrontato con numerose credenze differenti ed è giunto alla conclusione che la religione è qualcosa di sacro e rituale: nulla da confondere o riferire per forza di cose alla morale. Egli pensa che uno degli errori che la religione compie sia proprio quello di voler entrare nel settore moralistico, quando in realtà deve starne lontana per preservare quel carattere di mistero senza il quale tutto sarebbe svelato e non ci sarebbero luce e speranza. Il mistero sta nella bontà, nell'essenziale, nell'invisibile, nella semplicità, in quegli atti quotidiani che ci riempiono il cuore e le giornate, nelle radici del senso sacro. In tutto ciò non c'è nulla di condannabile e di moralistico, ecco perché Lacroix là dove molti suoi colleghi condannano le nascite illegittime, gli aborti, i divorzi ecc, trova invece nel Vangelo sempre un verso o una soluzione a questi fenomeni, amante dei suoi errori e della libertà che non ha mai voluto perdere per accettare proposte di incarichi ecclesiastici più prestigiosi.
Ha insegnato all'Università di Caen in Normandia e ha sviluppato la consapevolezza che i veri insegnanti siano gli studenti, le studentesse, i bambini, i vecchi e i malati, perché sono nella generazione del "perché" piuttosto che del "come", tipico di molte persone di mezza età.
Si stima che quando Lacroix morirà, se ne andrà qualcuno con la sua saggezza, non qualcuno che ha semplicemente scritto delle cose.
Marialberta Lamberti
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Audio intervista - Ibadi Theology. Rereading Sources and Scholarly Works