Il futuro migliore del Mozambico
Il futuro migliore del Mozambico
La domanda è questa: forse che nel passato il futuro era migliore?
Napoli 24 marzo, Palazzo del Mediterraneo. "Mi commuove che l’aula oggi sia piena. Mi ricorda quando ero giovane e studiare l’Africa era il nostro modo di cambiare il mondo e di fare la rivoluzione. Allora sì che il futuro era migliore", così Alessandro Triulzi, docente di Africanistica all’Orientale, al termine della relazione della professoressa Anna Maria Gentili, dell’Università di Bologna.
No passado o futuro era melhor? Mozambico: 35 anni d’indipendenza, questo il titolo della conferenza che, seguita dalla proiezione del documentario dello scrittore angolano Oxalà cresçam Pitangas, si è protratta per due ore suscitando un vivo dibattito.
Anna Maria Gentili è partita da una domanda, Nel passato il futuro era migliore?, per indagare sui progressi della qualità della cittadinanza in Mozambico, cioè dell’insieme dei diritti civili detenuti, dall’indipendenza ad oggi.
Il Mozambico, indipendente dal 1975, è stato uno degli ultimi paesi africani decolonizzarsi. Il FRELIMO, attuale partito governativo, ha sempre ottenuto la maggioranza nelle elezioni. Nonostante la storia recente del Mozambico sia considerata dai media internazionali un grande successo, Anna Maria Gentili ha chiarito come tale successo sia illusorio: "è vero che dal 1998 ad oggi il Mozambico ha registrato un tasso di crescita del +6% annuo, ma è anche vero che in una situazione di povertà estrema basta aprire una “fabbrichetta” di birra per far crescere esponenzialmente il PIL. La verità è che il Mozambico dipende fortemente dagli aiuti internazionali".
Per quanto riguarda la questione più specifica della qualità della cittadinanza in Mozambico, la professoressa ha fatto presente l’enorme divario che esiste tra la popolazione urbana e quella rurale. Se chi vive in città ha la possibilità di ricevere un’istruzione, di partecipare alle consultazioni elettorali e di accedere ad altri servizi propri di una democrazia come noi la intendiamo, questo è molto meno vero per la popolazione rurale. Nelle zone periferiche, le scuole mancano di strumenti didattici, gli ospedali sono inutili perché privi di medici, di medicine e persino di materassi. I seggi elettorali, poi, a volte non vengono allestiti per risparmiare e perché molti contadini non perderebbero un giorno di lavoro per partecipare alle elezioni, con buona pace delle "democrazie" occidentali che da un lato sono costrette a finanziare quelle elezioni e dall’altro, pensando bene di risparmiare, hanno creato la teoria secondo cui in Mozambico, e in Africa in generale, ci sono individui che ancora devono "essere educati" alle gestione dei propri diritti di cittadinanza, in pratica che non possono votare perché incolti, "sarebbe come dire – ironizza la Gentili – che in Italia non possono votare quelli che guardano Grande Fratello".
D’altra parte neppure in città la situazione non è rosea: se nel 1975 non c’era nemmeno un laureato mozambicano, è ovvio che si è dovuti partire da zero e in trent’anni i pur grandi progressi non hanno potuto soddisfare la richiesta crescente di scolarizzazione. Sono sorte, questo sì, scuole private di ottima qualità: ad esse solo i più ricchi possono accedere risultando favoriti nella ricerca del lavoro. Dopo aver indagato sulla "questione lavoro in Mozambico" – il lavoro non c’è neppure nelle splendide aree costiere dove le strutture alberghiere reclutano personale straniero perché il turismo occidentale è infastidito dalla presenza dei neri!!- e sulla sostanziale mancanza di potere delle comunità locali non rappresentate dalle autorità tradizionali il cui senso è stato soffocato da decenni di colonialismo, la professoressa è stata costretta a concludere che sì, "nel passato il futuro era migliore", c’era un’utopia, una speranza che oggi appare soffocata dalla delusione e dall’incapacità di reagire.
Concetta Carotenuto
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