Il Mem û Zîn e i curdi di Rotondella
Il Mem û Zîn e i curdi di Rotondella
Un gruppo di studio si recherà a Rotondella per rilevare in che modo il Mem û Zîn è ancora presente tra i curdi della cittadina
Napoli, 22 aprile – Ci sono alcune storie che vale la pena di ascoltare perché fanno toccare con mano certe dinamiche sociali e culturali altrimenti incomprensibili.
Una di queste racconta la storia dei curdi, popolo che abita la regione settentrionale e nord-orientale dell’area mesopotamica, indicata spesso con il termine Kurdistan.
Adriano Rossi e Giovanni La Guardia, docenti rispettivamente di Filologia iranica e Sociologia della letteratura, già da cinque anni hanno intrapreso la strada di questa lunga narrazione che costeggia diversi ambiti di interesse, non solo politici ma anche linguistico-artistici. E lo fanno con l’obiettivo di attraversare vari tipi di esperienze. Tra queste c’è il seminario residenziale a Rotondella, cittadina della Basilicata in provincia di Matera, dove ci si recherà per una settimana, da lunedì 26 aprile al successivo 3 maggio.
A Rotondella nel 2001, sulla base di un progetto ministeriale, si sono insediate alcune famiglie curde, scappate dalla loro terra perché oppresse dal governo iracheno e turco e poi integratesi, nel corso di questi anni, nel tessuto sociale esistente.
L’idea che sta alla base del seminario è comprendere il rapporto di queste persone con la propria tradizione a partire dalla lontananza e da un uso vivo della lingua che si muove sul doppio versante italiano-curdo. Quando si parla di tradizione a proposito dei curdi, il pensiero va immediatamente al Mem û Zîn, poema epico del 1692.
Nel corso della settimana di soggiorno il gruppo di studio tenterà di rilevare in che modo il testo è ancora conservato nella memoria storica di quelle persone e si proporrà un tentativo di traduzione del testo stesso. Saranno presentati alcuni brani dell’opera e soprattutto si darà ai bambini l’opportunità di interagire cantando e danzando.
Aniello Fioccola
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